Come tutti sappiamo gli ultimi giorni del 2014 hanno tenuto con il fiato sospeso, tutta l’Italia, a causa di un incidente navale avvenuto nel mare Adriatico. All’alba del 28 dicembre 2014 il traghetto italiano Norman Atlantic, in navigazione sulla rotta da Patrasso ad Ancona, ha dichiarato emergenza a causa di un incendio divampato a bordo mentre era a circa 50 miglia a sud est di Brindisi.
L’emergenza in mare ha fatto scattare le operazioni di soccorso da parte delle autorità italiane che hanno fatto intervenire sul luogo dell’incidente gli assetti SAR a disposizione, coordinati dal Maritime Rescue Coordination Centre (MRCC) di Roma e dal Maritime Rescue Sub Center di Bari.
I primi ad intervenire poco dopo il lancio del SOS sono stati gli elicotteri SAR HH-139A dell’Aeronautica Militare del 15° Stormo.
Due elicotteri del’84° Centro C/SAR, basati presso l’aeroporto militare di Gioia del Colle, sono arrivati sul luogo dell’incidente alle prime luci del giorno, su input del Comando Operazioni Aeree – Rescue Coordination Center di Poggio Renatico, per iniziare le operazioni di soccorso dei passeggeri del traghetto. Nell’arco della mattinata i due elicotteri sono stati raggiunti da un terzo proveniente dall’85° Centro C/SAR di Pratica di Mare che, dopo uno scalo tecnico a Gioia del Colle, è stato subito inserito nella catena dei soccorsi.
Le attività degli HH-139A sono continuate per tutto il giorno e fino a tarda notte, grazie anche all’utilizzo dei visori notturni NVG che hanno permesso agli equipaggi dell’Aeronautica di continuare con i recuperi dalla Norman Atlantic fino a quando il peggiorare delle condizioni meteo, già avverse da molte ore, ha costretto la sospensione dei soccorsi.
Gli elicotteri SAR dell’Aeronautica Militare oltre alle attività di soccorso hanno effettuato, a turno, anche da “On Site Commander”, per coordinare in volo tutte le attività di soccorso e gli assetti impiegati e soprattutto per mettere ordine e dettare le tempistiche di intervento SAR sulla nave da parte degli elicotteri dell’Aeronautica, della Marina e della Guardia Costiera contemporaneamente presenti sul luogo dell’incidente.
La qualifica “On Site Commander” è ottenuta dagli equipaggi dell’Aeronautica Militare dopo anni di addestramento in operazioni complesse, come possono essere le COM.A.O. (Combined Air Operations), dove pacchetti di aerei ed elicotteri con diverse specifiche lavorano insieme sotto il comando e il coordinamento di un equipaggio che a turno svolge il ruolo di “comandante in volo”. Grazie a questa peculiarità le operazioni SAR sulla Norman Atlantic si sono svolte in tutta sicurezza nonostante la presenza in volo di molti elicotteri di diverse “bandiere”.
Ricordiamo che la figura dell’On Site Commander è stata presa in carico sempre dall’Aeronautica Militare anche durante i soccorsi sulla Costa Concordia. In quella occasione un elicottero HH-3F Pelican, sempre del 15° Stormo SAR, ha coordinato e gestito tutte le operazioni degli altri elicotteri che prestavano soccorso ai passeggeri.
Abbiamo visto passare in televisione centinaia di immagini dei team di Aero-Soccorso dell’Aeronautica Militare calarsi sul ponte della nave per trarre in salvo i passeggeri della Norman Atlantic e abbiamo sentito interviste e voci durante gli attimi concitati dei recuperi.
Ma chi sono gli Aero-Soccorritori dell’Aeronautica Militare e come si addestrano?Chi sono i piloti degli elicotteri che con estrema perizia e in ogni condizione meteo sono in grado di fermarsi in hovering e calare gli Aero-Soccorritori ovunque sia necessario?
Siamo andati a conoscerli di persona, a parlare e a volare con loro a Pratica di Mare presso l’85° Centro C/SAR, proprio per documentare l’elevato grado di addestramento che questo personale dell’Aeronautica Militare mette, H24 e senza soluzione di continuità, a disposizione della comunità e per la salvaguardia della vita umana.
Abbiamo parlato dei soccorsi sulla Norman Atlantic e del Soccorso Aereo più in generale con il personale di volo e con gli Aero-soccorritori dell’85° Centro C/SAR.
NORMAN ATLANTIC
Come è stata attivata la catena di soccorso e quando siete entrati in azione? Nella giornata del 28 dicembre 2014 l’RCC (Rescue Coordination Center) dell’Aeronautica Militare, con sede a Poggio Renatico (FE), ha inviato diversi mezzi aerei per consentire l’immediata evacuazione dei passeggeri dal Traghetto “Norman Atlantic”. Il primo elicottero ad intervenire è stato un HH-139 dell’Aeronautica Militare, partito dalla base di Gioia del Colle dove ha sede l’84° Centro C/SAR (Combat Search and Rescue). A questo si sono poi aggiunti gli elicotteri dell’85°Centro C/SAR di Pratica di Mare per dare supporto ai colleghi.
L’intervento con gli elicotteri era l’unica soluzione praticabile data la lontananza dalle coste italiane? L’intervento con gli elicotteri è stata la soluzione più rapida per arrivare sul posto e per iniziare a soccorrere i passeggeri della Norman Atlantic. Date le avverse condizioni del mare e del vento, le fiamme e le colonne di fumo, sarebbe stato impossibile effettuare i soccorsi in altro modo. Le poche scialuppe che erano state calate in mare si erano infatti, in alcuni casi, ribaltate a causa delle onde alte diversi metri, rovesciando gli occupanti in acqua e successivamente recuperati dagli equipaggi del 15°Stormo dell’Aeronautica Militare.
A che ora siete arrivati e che situazione avete trovato sulla nave? Il mio equipaggio ed io siamo partiti da Pratica di Mare, attivati successivamente ai primi interventi, siamo arrivati sul posto verso le 14.00 quando già i nostri colleghi stavano operando dalle prime ore del dramma. Già da lontano era possibile capire la drammaticità della situazione. Il traghetto era completamente avvolto da nubi dense di fumo. Intorno, le imbarcazioni che sparavano getti d’acqua nelle stive per sedare un incendio che non accennava a diminuire. I passeggeri erano sulla prua della nave, l’unico posto rimasto agibile e ancora non avvolto dalle fiamme. Generalmente però, la prua di una nave è la parte che subisce i maggiori movimenti di rollio e di beccheggio. Ciò ha reso i soccorsi e il recupero tramite verricello, decisamente più complessi date le condizioni del mare e considerando che la Norman Atlantic in totale balia delle onde.
Avete avuto particolari difficoltà o momenti di tensione nel trarre in salvo i passeggeri? Se si quali, come li avete affrontati e qual è stato il momento più critico? Molti sono stati i momenti critici legati soprattutto all’estendersi dell’incendio e all’aumentare delle colonne di fumo. Questa situazione aveva generato panico tra i passeggeri che si gettavano nella cesta attaccata al verricello tentando d’essere recuperati. Solo il grande sangue freddo dell’equipaggio e dell’aero-soccorritore calato sul traghetto in fiamme hanno permesso di assumere il controllo di una situazione che diventava sempre più drammatica riportando l’ordine sul ponte della nave. Il momento più critico si è verificato al calar della notte. Il mare si era ulteriormente ingrossato e il vento era sempre più forte. In quel momento stavo operando con l’equipaggio e, dopo aver tratto in salvo le ultime due persone, avevamo necessità di fare rifornimento per continuare ad operare. Con l’equipaggio abbiamo deciso di lasciare il nostro aero-soccorritore sul ponte, in maniera tale che i naufraghi non si sentissero abbandonati ed avessero comunque una figura alla quale fare riferimento fino ai prossimi recuperi effettuabili.
Le condizioni meteo avverse hanno ostacolato in qualche modo il vostro intervento? Le condizioni meteo hanno reso le operazioni di soccorso estremamente difficili. Il vento a raffiche, le onde alte diversi metri che facevano rollare e beccheggiare la nave, le colonne di fumo che impedivano la vista dell’obiettivo per calare il verricello aumentavano le difficoltà in maniera quasi proibitiva per i soccorsi che invece sono stati effettuati senza tregua ed al limite delle possibilità.
Quante persone avete tratto in salvo? In totale sono state salvate dall’intervento degli elicotteri dell’A.M. oltre 50 persone. Il mio equipaggio ha recuperato dieci passeggeri in tre differenti operazioni di salvataggio, soccorrendo in base alla gravità delle condizioni fisiche o al rischio corso dando la dovuta priorità nei soccorsi a bambini, feriti, donne e anziani.
Quanto è durata la vostra missione, avete operato sia di notte che di giorno? Di notte è tutto più complicato ma la moderna tecnologia permette l’azione anche in simili condizioni, quali strumentazioni sono state di maggior ausilio? Il nostro elicottero ha operato per 3h e 30 minuti con decollo da Gioia del Colle. Abbiamo operato sia di giorno che di notte. Questo grazie agli NVG (night vision goggles) di cui sono dotati gli elicotteri dell’Aeronautica Militare, che ci hanno permesso di continuare i recuperi anche durante le ore notturne. n>
M.llo W. sappiamo che si è rotto un braccio e che nonostante fosse ferito è rimasto sulla nave per molte ore. Cosa ha visto e quali sono state le sue mansioni? Ho visto gente disperata, infreddolita e impaurita. Lo smarrimento dei passeggeri era grande ed era pressoché impossibile riuscire a lavorare in sicurezza, poiché stando sul punto più alto della nave, senza ringhiera, ho rischiato spesso di cadere per le oscillazioni create dal mare agitato. Sono scivolato più di una volta. Le persone si accalcavano intorno a me e con forza ho arbitrato il recupero sulla cesta R. N. (recupero naufrago) o con la cintura R. N. Ho anche organizzato e diretto il recupero su vettori di altre forze armate. A causa del forte beccheggio della nave e del vento forte sono stato colpito dalla cesta utilizzata per il recupero. Ho perso l’equilibrio e sono caduto fratturandomi il polso. Ho continuato ad operare sopportando il dolore e mettendo il massimo impegno per portare a termine la mia missione.
Avete molti soprannomi: gli angeli azzurri, gli angeli del SAR e così via. I rischi di un’attività come la vostra sono molti, avete dei limiti di operatività oltre i quali non andate? I limiti della nostra operatività sono imposti dalle condizioni nelle quali siamo chiamati ad operare che, in taluni casi, possono derivare per esempio dalle condizioni metereologiche o dai limiti dell’impiego dei mezzi. Agiamo sempre cercando di trovare un giusto equilibrio da un lato impiegando la professionalità, il coraggio e l’esperienza dell’equipaggio che deve compiere il soccorso e dall’altro cercando di operare in sicurezza, salvaguardando la propria vita.
M.llo Wiersdorf qual è la molla che vi spinge tutti i giorni a compiere il vostro dovere, anche in condizioni di rischio per la vostra incolumità? Sicuramente il poter aiutare gli altri. Avere la responsabilità della vita di altre persone nelle tue mani. Rappresentare per loro la salvezza. Avere un dovere nei confronti dei cittadini. Questo ci dà la spinta ad andare sempre avanti senza mollare mai. Un pizzico di paura c’è sempre, ma è ciò che ci aiuta a rimanere lucidi e professionali.
Qual è la più grande soddisfazione che provate dopo un salvataggio? L’aver salvato vite umane mettendo a disposizione la nostra professionalità, dedizione ed esperienza, risultato di anni di duro addestramento. Questo è un privilegio del quale andiamo fieri. Spesso il nostro lavoro è particolarmente rischioso, come è stato nel caso del soccorso alla Norman Atlantic. Ma la gioia e la gratitudine delle persone strappate alla morte sono la ricompensa più grande per il nostro lavoro e per il rischio che corriamo.
Siete tutti veterani del vecchio ma sempre affidabile HH-3F, come si è comportato il nuovo HH-139A in questa difficile circostanza? C’è qualcosa che avevate sul Pelican e che vorreste su questo nuovo elicottero e viceversa? La grande differenza con il buon vecchio Pellicano è sicuramente la capacità di carico che purtroppo non abbiamo con il nuovo mezzo. D’altro canto, l’avanzata tecnologia dell’HH-139 ci ha permesso di effettuare i soccorsi con una diversa tranquillità. Inoltre, i moderni supporti sono decisamente più efficaci. Un altro vantaggio del nuovo mezzo sta nella sua manovrabilità, che ha facilitato lo sbarco dei passeggeri sulla nave da crociera che stazionava in zona per offrire i soccorsi: la diversa stazza dell’HH139 ha permesso di trasbordare velocemente le persone salvate tramite “aviosbarco” sulla piazzola di emergenza della nave cargo Europa Cruise, mentre l’HH3F per le sue dimensioni avrebbe dovuto effettuare il trasbordo tramite verricello e questo avrebbe rallentato ulteriormente il flusso dei soccorsi.
85° CENTRO COMBAT SAR DELL’AERONAUTICA MILITARE
Qual è la catena di comando e dipendenza alla quale fa capo l’85° Centro CSAR? L’attività SAR (Search And Rescue – ricerca e soccorso), in Italia, è gestita attraverso il Comando Operazioni Aeree di Poggio Renatico (Ferrara) all’interno del quale è presente un Rescue Coordination Center (RCC) il cui compito è quello di esercitare il Comando e Controllo degli assetti SAR, nonché la gestione delle richieste di soccorso nazionale.
L’85°Centro C/SAR dipende dal 15° Stormo dell’Aeronautica Militare, che ha sede a Cervia (Ravenna) e a cui è istituzionalmente affidata la funzione di ricerca e soccorso. Svolge un servizio H24, 365 giorni l’anno e dalla sua costituzione ha salvato più di 7000 vite umane.
In quali occasioni viene fatto intervenire il Soccorso Aereo dell’Aeronautica? Gli equipaggi di volo sono addestrati a garantire la ricerca ed il soccorso nelle operazioni in aree di conflitto e ad alto rischio. I professionisti del SAR (Search and Rescue – ricerca e soccorso) dell’Aeronautica Militare concorrono anche ai servizi di pubblica utilità e sono chiamati ad intervenire lì dove urgenza, complessità di manovre e condizioni meteo e ambientali critiche richiedono abilità collaudate, prontezza e doti di coraggio.
Il livello addestrativo degli equipaggi, le caratteristiche delle macchine in dotazione nonché l’impiego di apparecchiature e tecniche speciali, quali l’utilizzo di visori notturni e il volo tattico a bassissima quota, fanno spesso dell’Aeronautica Militare l’unica componente in grado di gestire con successo le situazioni di emergenza più complesse grazie, ad esempio, all’effettiva e generalizzata capacità d’impiego di giorno, di notte e in condizioni meteo marginali.
Ci potete descrivere le vostre rispettive mansioni durante una missione SAR (piloti, aerosoccorritori …)? Gli equipaggi d’allarme SAR dell’Aeronautica Militare sono sempre composti da due piloti (capo equipaggio e co-pilota) un operatore di bordo e da un aero-soccorritore.
I piloti sono responsabili della corretta pianificazione ed esecuzione della missione. Il capo equipaggio è il pilota Comandante dell’aeromobile ed ha la responsabilità, oltre che del pilotaggio, della scelta delle azioni da intraprendere per la buona riuscita della missione. Il co-pilota è responsabile dei calcoli del carburante, pesi e prestazioni dell’elicottero, nonché della gestione e utilizzo dell’avionica di bordo e dell’effettuazione delle chiamate radio. L’operatore di bordo effettua i controlli pre e post-volo, partecipa a bordo ai controlli ed ai controlli di prestazione della macchina, opera il verricello ed effettua la “radioguida”. Quest’ultima consiste in una serie continua di indicazioni fornite all’equipaggio via interfono che riguardano la posizione dell’elicottero su tutti gli assi rispetto al punto di atterraggio o di “hovering” e di indicazioni di separazione dagli ostacoli a terra.
L’aero-soccorritore nello svolgimento delle missioni di soccorso, è responsabile dell’impiego degli equipaggiamenti e del materiale di salvataggio e di sopravvivenza, in particolare:
In mare aperto o acque interne:
– provvede al recupero della persona incidentata tramite un tuffo dall’elicottero in acqua o calandosi con il verricello ;
– quando le condizioni lo consentono e in osservanza dei limiti previsti, raggiunge l’incidentato, non recuperabile tramite l’aeromobile, lo assiste, anche con idonea attrezzatura subacquea, sino al completamento delle operazioni di soccorso da parte di altri mezzi;
Su terra, in montagna o zone rocciose/impervie:
– provvede al recupero della persona incidentata calandosi con il verricello ;
– quando il recupero non è possibile tramite l’aeromobile, raggiunge i sopravvissuti (anche mediante l’abbandono del mezzo aereo di soccorso) tracciando percorsi a piedi nei diversi ambienti naturali e li assiste sino all’arrivo delle squadre di soccorso.
Siete basati vicino Roma, ma siete intervenuti in pieno mare Adriatico, praticamente quasi in Albania, è un’eccezione perché avete di norma una zona territoriale di competenza oppure potete regolarmente agire su tutto il territorio nazionale ed oltre? Il 15° Stormo dell’Aeronautica Militare con sede a Cervia (RA) è composto da 5 Centri ed un Gruppo Volo, dislocati in diversi aeroporti militari. Questo al fine di coprire tutto il territorio nazionale garantendo un pronto e rapido intervento. Normalmente come 85°Centro C/SAR da Pratica di Mare operiamo nell’Italia centrale ma, a seconda delle esigenze (come per la Norman) possiamo estenderci su tutto il territorio e sulle acque nazionali ed internazionali. Esiste, infatti, un accordo internazionale tra Italia Francia e Spagna di supporto ed assistenza reciproca sul soccorso aereo chiamato “SAR-MED-OCC” (SAR Mediterraneo Occidentale), con lo scopo di esercitare il personale coinvolto nella pianificazione, direzione ed esecuzione di operazioni combinate e multinazionali di ricerca e salvataggio di sopravvissuti a sinistri aerei su terra e su mare.
Potete raccontarci un episodio che vi è particolarmente caro? Durante l’alluvione di Sarno nel 1998, dopo molte operazioni di salvataggio degli abitanti del paese, siamo stati chiamati dalle squadre di soccorso a terra che ci hanno segnalato un particolare recupero che si stava rilevando difficile. Si trattava di una bambina sul balcone dell’ultimo piano di una casa ormai sommersa dall’acqua, che non collaborava con i soccorsi. Sono sceso dall’elicottero con il verricello e l’ho trovata che piangeva disperatamente perché non voleva lasciare la gabbia con il suo uccellino. Dopo averla rassicurata, promettendole che avrei portato in salvo anche lui, la bambina ha deciso di collaborare e farsi recuperare con il verricello sull’elicottero. Ogni promessa è debito e quindi sono poi sceso di nuovo a prendere la gabbia. Il sorriso della bambina quando le ho restituito l’uccellino mi ha ripagato di tutte le fatiche della giornata.
Nella norma un equipaggio è formato sempre dallo stesso personale oppure vi alternate tra colleghi? L’equipaggio in “prontezza operativa” non è sempre lo stesso. Capita spesso che le persone siano differenti ma questo non rappresenta un problema in quanto gli equipaggi di volo del 15° Stormo, per garantire il servizio SAR (Search and Rescue), devono possedere le stesse qualifiche. Per conseguirle si devono effettuare specifici voli, di giorno e di notte, previsti per ogni singola categoria (piloti, op
eratori di bordo ed aero-soccorritori). Al termine di ogni missione addestrativa viene valutata oltre la parte pratica, quella teorica comprensiva delle “emergenze” che potrebbero accadere durante una missione di soccorso.
Di quali doti fisiche, umane e militari deve essere provvisto un aero-soccorritore? Un aero-soccorritore non deve essere un super uomo con caratteristiche fisiche eccezionali, ma avere un’alta capacità e flessibilità di impiego per adattarsi a qualsiasi ambiente perché nel momento decisivo e in pochi secondi prende da solo decisioni determinanti. Per questo è richiesto un addestramento continuo, specialistico, sia sui mezzi militari che a terra, ma soprattutto una preparazione psicologica e fisica, affrontare ogni situazione critica con la giusta concentrazione e lucidità.
Perché si sceglie di fare l’aero-soccorritore? Al di là delle motivazioni personali di ciascun aero-soccorritore, la caratteristica che ci accomuna penso sia il grande rispetto per la vita umana e la conseguente voglia di poter essere di aiuto in situazioni di pericolo per salvare di una vita.
Una preparazione rigorosa sia fisica che psicofisica che sappiamo comprendere svariati corsi di sopravvivenza sia in mare che in montagna e corsi di assistenza feriti, è conciliabile con una vita normale? Le nostre famiglie sanno che dobbiamo partire spesso per missioni di addestramento e comprendono quanto sia importante. Questo anche per la loro stessa tranquillità nel momento in cui ci chiamano per effettuare un soccorso. Al ritorno dall’addestramento la vita riprende normalmente.
La rapidità di risposta e di coordinamento è un elemento vitale in attività SAR, come gestite questi aspetti? Abbiamo una sala operativa che assieme agli equipaggi di volo effettua una turnazione H24 durante tutto l’arco dell’anno. La nostra sala operativa riceve i dati della missione di soccorso dal Rescue Coordination Center (RCC) di Poggio Renatico (FE), che coordina e pianifica al livello generale, la tipologia e le modalità di soccorso da svolgere. Lo stesso RCC avverte la nostra sala operativa che a sua volta allerta l’equipaggio “d’allarme” pronto al decollo. E’ per questo che durante il giorno l’equipaggio effettua tutte le attività previste insieme, dal briefing della mattina al pranzo o la cena. Questo permette una pronta risposta a qualsiasi situazione di emergenza.
Qual è il tempo medio di risposta e d’intervento? Abbiamo una turnazione H24 tutti i giorni e, a seconda delle situazioni garantiamo il decollo entro 30 o 120 minuti a seconda del tipo di attività operativa.
Brevi cenni storici e attività del 15° Stormo
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale il 15° Stormo venne trasformato in reparto di volo per il Servizio di Ricerca e Soccorso strutturato con diverse squadriglie dislocate su tutto il territorio nazionale, struttura che ancora oggi mantiene per garantire la copertura dell’Italia, delle isole, e del Mediterraneo.
La missione primaria del 15° Stormo prevede:
– SAR – Search and Rescue a favore della popolazione civile in caso di calamità
– SAR – Search and Rescue a favore del personale militare sul territorio nazionale
– C/SAR – Combat Search and Rescue a favore di personale militare in territorio ostile
– Supporto alla sicurezza di aree e obiettivi sensibili in occasione di grandi eventi pubblici in territorio nazionale
– Trasporto Sanitario
Per quello che attiene gli assetti interni, la struttura organizzativa non ricalca esattamente quella tipica degli Stormi dell’Aeronautica Militare proprio per il fatto che, con i suoi elicotteri, il 15° deve coprire tutto il territorio nazionale H24.
Opera con i suoi elicotteri tramite i Centri SAR attualmente assegnati e dislocati in diverse basi aeree della Forza Armata:
– Cervia: Comando 15° Stormo, 83° Centro C/SAR e 81° CAE – Centro Addestramento Equipaggi
– Pratica di Mare: 85° Centro C/SAR
– Gioia del Colle: 84° Centro C/SAR
– Trapani: 82° Centro C/SAR
– Decimomannu: 80° Centro C/SAR
Dopo la radiazione del velivolo HH-3F Pelican, avvenuta a Settembre del 2014, il 15° Stormo svolge la sua attività operativa e addestrativa con gli elicotteri HH-139A e HH-212, ed è in attesa della consegna del nuovo HH-101 Caesar che dovrebbe prendere in carico anche il ruolo del Combat SAR.
In volo con l’85° Centro SAR di Pratica di Mare
I “Leoni” dell’85° Centro SAR sono equipaggiati con il nuovo elicottero HH-139A ed operano dalla base aerea di Pratica di Mare dal 1997. Il suo emblema (già utilizzato dal Comando Intercettori Notturni durante la II Guerra Mondiale), il leone con un occhio aperto, simboleggia il continuo stato di allerta degli uomini e le donne per garantire la prontezza operativa giornaliera.
La mattina della nostra visita veniamo accolti dal personale del gruppo di volo con il quale prepariamo la missione di volo. Insieme agli ARS, sigla con la quale vengono chiamati gli Aero-Soccorritori, decidiamo le attività da simulare una volta arrivati in mare aperto. Niente viene lasciato al caso, dal briefing sulla sicurezza a tutte le manovre che verranno poi effettuate dagli ARS.
Ci prepariamo e ci avviamo al piazzale dove il nostro elicottero ci attende, gli ultimi controlli e rulliamo verso la pista. Ci alziamo in hovering attendiamo ancora gli ultimi controlli e decolliamo diretti a largo a circa 5 miglia da Ostia, nell’area assegnata per la nostra missione.
L’HH-139A è un elicottero biturbina, spinto da due Pratt & Whitney PT6C-67C Turboshafts con FADEC che gli consentono una velocità massima di crociera di circa 306 km/h (165 kts).
L’elicottero è in grado di volare di giorno come di notte (con l’utilizzo dei visori NVG) e di operare in qualsiasi condizione meteorologica ed ambientale anche quelle più proibitive, consentendo agli equipaggi di operare efficacemente sfruttando la moderna configurazione avionica e i sofisticati sensori a disposizione. L’elicottero è stato concepito per essere impiegato in molteplici missioni. E’ un velivolo molto versatile capace di essere
convertito dalla versione SAR a quella MEDEVAC o Utility (con 14 passeggeri) in soli 30 minuti.
Nella configurazione standard l’equipaggio è composto dai due piloti, da un operatore di bordo e responsabile dell’utilizzo del verricello ed un Aero-Soccorritore. Con questo allestimento un elicottero HH-139A può recuperare fino a 4 naufraghi, imbarcando anche la cesta, divenuta familiare grazie ai video dei recuperi sulla Norman Atlantic.
Tornando alla missione di volo, con due Aero-Soccorritori a bordo abbiamo potuto simulare l’uso del verricello sia per il rilascio degli operatori che per il loro recupero, l’uso della cesta, i lanci in mare con l’elicottero fermo a circa tre metri dal mare e il recupero contemporaneo di soccorritore e naufrago. Grazie a questa missione abbiamo potuto toccare con mano, il dietro le quinte, del Soccorso Aereo dell’Aeronautica Militare ed essere testimoni di come questi uomini vengono formati, e soprattutto di come si mettono completamente al servizio della comunità prestando, con spirito di sacrificio, la loro opera per la salvaguardia della vita altrui.
Oltre alle attività di soccordo in mare gli elicotteri SAR dell’Aeronautica Militare operano anche su terra ferma come documentato nel nostro articolo sull’82° Gruppo CSAR di Trapani.
E’ doveroso ricordare anche che su ogni base SAR un elicottero con relativo equipaggio è sempre in servizio di allarme con decollo tra i trenta minuti e le due ore, consentendo così di avere un assetto per il soccorso o per il trasporto sanitario sempre disponibile per raggiungere un bisognoso in ogni angolo della nostra “bella Italia“.
Aviation Report e l’autore desiderano ringraziare l’Ufficio Comunicazione – Pubblica Informazione dell’Aeronautica Militare e tutto il personale dell’85° Centro C/SAR per la professionalità, la cordialità e la simpatia con le quali ci hanno accolto.
Testo e immagini: Stefano Monteleone
Leggi i commenti (2)
buongiorno, quanti elicotteri HH139A ha l' 85° di Pratica di Mare ?
Dovrebbero essere 2 15-50 e 15-52 ?
grazie
Si dovrebbero essere due. Il 15-50 lo abbiamo testato personalmente, poi abbiamo visto il 15-48 però tieni presente che i velivoli spesso girano tra i reparti e non hanno un'assegnazione fissa.
Saluti, la Redazione