La Russia ha iniziato il processo di riduzione della sua presenza militare in Siria con il ritiro nei prossimi giorni del gruppo di battaglia navale guidato dalla portaerei Admiral Kuznetsov, in accordo con le decisioni del presidente Vladimir Putin.
Le unità navali del gruppo della Kuznetsov inizieranno il viaggio di rientro verso la base di Severomorsk nel nord della Russia nei prossimi giorni, a seguito degli accordi sul cessate il fuoco sul quale oggi vigilano la Russia e la Turchia, nonostante le tante segnalazioni su alcune violazioni dell’accordo.
In caso di emergenza la Russia potrà comunque sopperire alla mancanza della porterei nel Mediterraneo mobilitando, come già fatto in altre occasioni, i suoi bombardieri a lungo raggio Tu-22, Tu-95, Tu-160 o le batterie di missili posizionate nel Mar Caspio. La base aerea russa di Kant nel Kyrgyzstan potrebbe anch’essa essere mobilitata.
Dal momento del suo dispiegamento nel Mediterraneo (8 Novembre 2016), i caccia imbarcati sulla portaerei Admiral Kuznetsov hanno condotto 420 sortite, delle quali 117 notturne, distruggendo 1252 obiettivi in Siria, in due mesi di operazioni aeree. La portarei Kuznetsov è entrata nel Mediterraneo con un gruppo aereo imbarcato formato da cinque Su-33, quattro MiG-29Ks, un elicottero Kamov Ka-52K da combattimento, due elicotteri Kamov Ka-29TB da assalto, due elicotteri Kamov Ka-27PS per il SAR e un elicottero Kamov Ka-31 per la scoperta radar.
Questa operazione militare è stata la prima condotta dai caccia imbarcati sulla portaerei della Marina Militare della Russia, ed ha mostrato anche alcune problematiche e limitazioni del gruppo aereo stesso che ha visto in due mesi la perdita di due caccia.
Il 14 Novembre 2016 un caccia imbarcato Mig-29K Fulcrum-D è andato perduto mentre era in prossimità della portaerei per l’appontaggio a causa di un precedente guasto ai cavi di arresto della portarei, mentre il 3 Dicembre 2016 è andato perso un caccia multiruolo Su-33 Flanker.
Gli attacchi aerei sono stati portati contro infrastrutture, mezzi e posizioni di fuoco di Daesh / ISIS e di tutti i gruppi ritenuti “illegali” ed oppositori del governo del presidente siriano Bashar Assad.