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Volandia: intervista a Luciano Azzimonti vice presidente della Fondazione Museo dell’Aeronautica

Volandia: intervista a Luciano Azzimonti vice presidente della Fondazione Museo dell'Aeronautica (@ Gianluca Conversi)

Sono trascorsi poco meno di due anni da un’uggiosa sera di dicembre in cui ci recammo presso le ex officine Aeronautiche Caproni di Vizzola Ticino (era il 2018) e da allora molte cose sono cambiate nel bellissimo museo che confina con il Terminal 1 dell’Aeroporto Internazionale di Milano Malpensa.

Se la nostra precedente visita fu essenzialmente fotografica (articolo qui), in questa seconda occasione abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Luciano Azzimonti, uno dei due vicepresidenti della Fondazione che governa il museo e con il quale, in un’amabile chiacchierata e un breve tour incentrato sulle ultime novità, abbiamo toccato diversi argomenti di sicuro interesse.

Aviation-Report: La nostra intervista non può che iniziare con una domanda relativa all’emergenza epidemiologica che ha colpito il mondo e l’Italia in particolare. Che impatto ha avuto su Volandia in termini di iniziative, di fatturato, di nuove acquisizioni e di numero di visitatori?

Luciano Azzimonti: Tenga presente che il nostro impegno più importante è rivolto alle scolaresche e le scolaresche giungono a Volandia nei mesi di marzo, aprile maggio e metà giugno. Noi abbiamo riaperto il 22 maggio: ne consegue che abbiamo perso tutto questa attività. Abbiamo perduto in termini di offerta che un museo come il nostro offre come informazioni, cultura e in termini economici che le scolaresche ci portavano. Avevamo già ottomila prenotazioni già a novembre 2019. E’ verosimile pensare che avremmo potuto arrivare sino a a 15mila ragazzi prenotati per la stagione purtroppo cancellata. Circa l’aspetto meramente economico, i conti del mancato fatturato sono presto fatti: 6 euro di ingresso, 2 euro visita guidata, i proventi dalle attività di laboratorio quanto richieste, altri 4 euro a persona.

La perdita è questa. Ma la perdita è anche dal punto di vista culturale.

AvRep: Come si finanzia Volandia?

LA: Principalmente attraverso la vendita dei biglietti, l’affitto degli spazi commerciali, delle aule per meetings, conferenze e corsi di varia natura. Non mancano alcuni contributi da parte di alcune fondazioni e figure istituzionali.  Il ristorante interno, essenzialmente rivolto ai visitatori, non ha riaperto al termine del lockdown; abbiamo dovuto sacrificarlo per poter gestire, ma soprattutto garantire, altri servizi.

Solo di recente, a partire dal 5 settembre abbiamo riaperto come fast-food. Abbiamo pensato ad un vero e proprio servizio di Hamburgeria, come unico modo per consentirci di offrire ai visitatori un buon servizio di ristoro. Il menu è peraltro sfizioso, per chi volesse approfittare e gustarsi un pasto al museo.

AvRep: In parte ci ha già fornito delle informazioni, quali sono, più in generale, le misure adottate per poter ottemperare alle normative anti-Covid?

LA: Il primo intervento è all’ingresso, come avrete certamente notato. Il visitatore viene immediatamente incanalato verso la postazione per la misurazione della temperatura e per la disinfezione delle mani per poi proseguire verso la biglietteria ora dotata di plexiglas per evitare il contatto diretto tra gli ospiti e il personale. Quanti visitatori possiamo accogliere contemporaneamente? Il calcolo che abbiamo eseguito è stato molto semplice.

Abbiamo 35mila metri di hangar delle ex Officine Caproni. Definirli capannoni non è corretto in quanto essi hanno il portellone rivolto verso la ex linea di volo. Vengono tenuti aperti per garantire l’adeguato ricambio di aria; ad essi si sommano circa 40mila metri di superficie esterna. Considerando anche l’area più lontana dal museo vero e proprio, arriviamo in totale a circa 80mila metri quadrati. Con queste superfici a disposizione, abbiamo calcolato che, rispettando il distanziamento previsto dalla normativa, possiamo ospitare fino a 700 visitatori contemporaneamente.

AvRep: Abbiamo visitato Volandia nel dicembre 2018, sono passati quasi due anni: un museo è sempre una realtà dinamica e come abbiamo potuto constatare, il Museo non è rimasto “con le mani in mano”. Ci può descrivere in breve quali sono le novità che sono sopraggiunte in questi due anni?

LA: Il museo è cambiato, certamente in meglio. Nella sezione ala rotante annoveriamo uno dei primi prototipi dell’AugustaWestland AW139 ricondizionato come nuovo, permettetemi l’espressione e l’elicottero da combattimento AgustaWestland A-129CBT, versione potenziata per l’Esercito Italiano che incorpora le stesse migliorie della versione A-129 International, ovvero trasmissione potenziata, rotore penta-pala, cannone da 20mm, pur mantenendo i motori originali Rolls-Royce GEM.

Nella sezione ala fissa, non abbiamo più il relitto dell’S.79 Sparviero che venne allestito, come certamente ricorderete, in una suggestiva scenografia che ricordava il suo ritrovamento. Abbiamo però, da alcune settimane, un bellissimo Lockheed F-104G Starfighter, completo in ogni sua parte e abbiamo montato al di sopra dell’Hangar velivoli ad ala fissa un Piaggio-Douglas PD808 che al tempo della vostra visita precedente giaceva smontato nell’area esterna dedicata ai grandi velivoli.

Verrà peraltro inaugurato a breve. Inoltre, è stato completato da poco il montaggio del modello in scala 1/3 del lanciatore spaziale VEGA, un gioiello della tecnologia italiana che abbiamo mostrato in altre località italiane. Mentre per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, abbiamo collaborato con L’Assessorato alla Cultura del Comune di Vigevano esponendo, oltre al VEGA, uno dei nostri simulatori di volo che ha avuto un enorme successo, oltre a tutti i modelli delle macchine di Leonardo che sono spettacolari per la perizia con la quale sono stati costruiti.

All’interno del Museo, nell’ampia hall dell’ingresso, si possono ammirare gli stessi modelli accompagnati da pannellature che ne descrivono la storia e il funzionamento. Vi garantisco che nel Castello di Vigevano hanno avuto un notevolissimo successo e a Volandia non è da meno.

Per concludere, non possiamo dimenticare lo Yakovlev Yak-40, piccolo trimotore commerciale di fabbricazione sovietica, visibile nella parte esterna riservata ai grandi velivoli e che è servito da sfondo scenografico al concerto durante l’airshow di Linate poco prima della riapertura e dopo la manutenzione delle piste di volo.

AvRep: Nel breve termine, avete in cantiere iniziative particolari per riaccendere il rapporto con le scuole, con gli appassionati e anche con i turisti e passeggeri che transitano dal vicino aeroporto internazionale?

LA: E’ di questa settimana la diffusione di un nostro comunicato stampa nel quale abbiamo reso nota la proposta di ingresso gratuito per tutte le scolaresche a sostegno della diffusione della cultura aeronautica e delle attività di laboratorio.
Rimarranno a pagamento i servizi accessori quali eventuale guida, laboratori didattici, bar e bookshop.

Pertanto, dal 1 ottobre 2020 al 30 giugno 2021, da martedì a venerdì e solo su prenotazione da effettuare con almeno una settimana di anticipo, Volandia si mette a disposizione delle scuole facendo entrare gratuitamente gli studenti e i loro insegnanti.

AvRep: Questa è una notizia indubbiamente interessante. Tornando nuovamente all’area espositiva, Lei ci ha già raccontato delle ultime macchine pervenute e della recentissima esposizione del PD808. Può raccontarci qualcosa di più dello Starfighter arrivato da poco?

LA: L’F-104G ora esposto, bellissimo nella sua livrea metallica e completo di ogni parte, era uno dei 916 F-104 ordinati dall’allora Germania Ovest. E’ giunto a Volandia in comodato gratuito per 5 anni, messo a disposizione dal Luftwaffenmuseum di Berlino, che ne aveva (e ha tutt’ora) un altro esemplare in esposizione. Abbiamo ricevuto anche una turbina J79 che possiamo ammirare nel suo cassone contenitivo, peraltro costruito all’epoca proprio in Italia dall’allora Caproni di Vizzola, e rimirarne da vicino ogni particolare tecnico che aiuta il visitatore a comprenderne il funzionamento.

E’ ancora più recente l’acquisizione dell’unico prototipo rimasto del Leonardo M-346 Master che è attualmente in linea di montaggio nella nostra officina per ricevere alcuni piccoli interventi di restauro propedeutici alla sua musealizzazione. Entro pochi mesi verrà esposto al pubblico, ma ne saprete di più a tempo debito.

AvRep: Volevamo domandarle del Jet Provost. Il jet di fabbricazione britannica, in livrea Royal Air Force, è una delle attrazioni del nostro museo perché il suo motore “gira ancora”. Ogni domenica, unico nella realtà italiana se non andiamo errati, il Jet Provost viene messo in moto alle 16,00.

LA: E’ indubbiamente vero, la messa in moto attira curiosi e simpatizzanti, da voce alle macchine esposte nel loro riposo dopo anni di servizio attivo. Dal 22 maggio scorso abbiamo ridato vita a questo particolare momento. Domenica scorsa, con un conteggio approssimativo, posso affermare che avevamo almeno 250 persone attorno all’area dove l’aereo britannico è situato.

Esso è stato messo in moto da due “pezzi da novanta” della nostra aviazione, che di sicuro i lettori esperti riconosceranno: ll comandante Boscolo già Pony 10 nella Pattuglia Acrobatica Nazionale quando ancora montava i Fiat G-91, e il comandante Pietro Andrea Ottone; entrambi in cabina di pilotaggio del nostro Provost.

Sarà strano, ma non sappiamo chi presenzierà la domenica per mettere in moto l’aereo. Oltre ai due illustri personaggi appena citati, vi è una lista di ex piloti e volontari che non saranno certo titolati come Boscolo e Ottone, ma altrettanto appassionati e emozionati nel rivestire la tuta di volo e sedersi nella cabina pilotaggio di certo lo sono.

AvRep: A memoria non ci sembra di ricordare nessun’altra realtà museale italiana dove venga messo in moto un aereo in esposizione.

LA: Credo di convenire con lei, che io sappia nemmeno Vigna di Valle, che ha una collezione assolutamente invidiabile, metta in moto motori di nessun genere.  Nel Regno Unito, nazione dove invece la conservazione e la valorizzazione del passato hanno una tradizione antica e fior di associazioni, che mantengono in condizioni di volo macchine dal passato glorioso, sono attive in ogni angolo della nazione con alcune di esse “operative” nel ridare vita ai loro velivoli e, in alcune realtà, riescono anche a farle muovere a terra in tutta sicurezza per la gioia degli appassionati.

All’interno del nostro parco espositivo non potremmo realizzare qualcosa del genere, costi a parte; la vicinanza con l’aeroporto internazionale e la mancanza degli spazi necessari non ci consentono di pensare a qualcosa del genere. L’unica attività “volante” diciamo così, è un volo in elicottero che svolgiamo a primavera, attorno al periodo pasquale, e che offriamo agli spettatori.

La breve rotta comprende l’uscita dall’aeroporto paralleli all’asse delle piste per puntare verso il vicino fiume Ticino andando a sorvolare il bellissimo parco e una bellissima opera idraulica che cattura le acque del fiume per alimentare i due canali Villoresi e Naviglio industriale.  E’ un volo di dieci minuti, ma intenso.

Lei mi ha parlato dell’Inghilterra, eh lo so bene… Inghilterra. Io stesso sono stato a Duxford dove abbiamo provato l’ebrezza di volare sui bellissimi warbirds degli anni ’30.

AvRep: Se permette un’osservazione, ci lasci affermare che non è agevole per chi si reca in aerostazione identificare l’accesso di Volandia e giungere rapidamente al parco espositivo per una visita. Vi sono in cantiere iniziative per rendere più fruibile il museo ai passeggeri che transitano per il Terminal 1?

LA: Uno dei nostri sponsor più importanti è certamente SEA. SEA ha costruito da anni una passerella che ci collega al piano delle partenze del Terminal 1. Al momento purtroppo, la fruizione di questa passerella che non è riservata soltanto ai gruppi perchè la zona non è controllabile, ma è comodamente accessibile solo ai gruppi in quanto inviamo una persona per aprire e chiudere il cancello, le singole persone, devono fare un giro un pò più lungo ma che è comunque indicato dalla segnaletica.
Se non ci fosse stata l’emergenza Covid-19, uno dei progetti che avevamo in cantiere per il 2020 era quello di aprire una biglietteria automatica all’interno dell’aerostazione e con un ingresso a tornello controllato da remoto, al fine di agevolare l’accesso a Volandia anche al singolo passeggero.

Confidiamo che nel corso del 2021, risorse indispensabili a disposizione, potremo riprendere mano a questo progetto.
Si tratta comunque di 7, 8 minuti di camminata dal piano dalle partenze; per chi giunge in aeroporto con il Malpensa Express, per esempio, non deve fare altro che salire al piano delle partenze attraverso le scale mobili o con gli ascensori e girare a destra. Non esagero in 7, massimo 8 minuti un visitatore può arrivare qui al Museo.

Per ora, il percorso a piedi per i singoli visitatori richiede più tempo perché è necessario aggirare parte dell’area espositiva per arrivare all’ingresso. Ci rendiamo conto che occorrono ulteriori 10, 15 minuti e per chi deve poi prendere un aereo, non sono a volte spendibili. Come ho detto, è una problematica che mi auguro venga risolta presto.

AvRep: Cambiando argomento, è doveroso ricordare le persone e i numerosi volontari che contribuiscono a mantenere Volandia un polo attrattivo di assoluto riguardo; essi sono indubbiamente una preziosa risorsa. Oggi, quante persone vi trovano impiego regolare o come volontari?

LA: Come personale a tempo pieno abbiamo coloro che si occupano della gestione museale all’ingresso, degli uffici amministrativi, della manutenzione dei fabbricati  e del relativo ufficio tecnico. Per l’accompagnamento dei visitatori, funzioni di presidio e il restauro degli aerei, contiamo soltanto su un gruppo di volontari e appassionati.  Quest’anno annoveriamo 180 Amici di Volandia iscritti alla AdV.

Non tutti i visitatori hanno voglia di mettersi a leggere le tabelle poste di fronte ad ogni aereo, pertanto il nostro volontario preposto al presidio del settore ne descrive le caratteristiche anche rispondendo alle domande dell’ospite. Abbiamo anche un nutrito gruppo di 25 persone che gestiscono i nostri simulatori; purtroppo le attuali disposizioni sanitarie ne limitano l’utilizzo e non tutti, per la loro conformazione, sono utilizzabili, a partire dal simulatore dell’MB-339.

Per gli altri, a partire dal simulatore dell’elicottero AW139, abbiamo preso alcune precauzioni al fine di poterne consentire l’utilizzo in tutta sicurezza.

AvRep: L’M-346 Master è l’ultimo arrivato, anche se ancora non è esposto. Era uno dei primi prototipi, è esatto?

LA: L’esemplare C.P.X.316 appena arrivato è in effetti il secondo prototipo prodotto, come viene riportato da un comunicato emesso da Leonardo stessa lo scorso 16 settembre. Voi tutti saprete che gli esemplari costruiti furono 3: una macchina blu, una rossa e quella a toni di grigio e azzurro giunta da noi. In primavera, confidiamo di vederlo esposto: vedrete, sarà una sorpresa.

Non dimentichiamo che il Museo si trova nella provincia “con le ali”, rappresentata proprio dalle fabbriche aeronautiche della provincia di Varese: Aermacchi, Agusta, Caproni e SIAI-Marchetti. Il Parco e Museo del Volo è nato proprio per raccontare la storia della provincia di Varese per cui, una macchina come l’M-346 avrà una collocazione importante e per la sua collocazione prevediamo diversi spostamenti per poter realizzare ciò che abbiamo in mente. Se tutto andrà in porto, prevediamo un’altra importante acquisizione, ma è prematuro sbilanciarci oggi: vedrete!

AvRep: Ancora una domanda: abbiamo sinora parlato di aerei ma Volandia ospita altre collezioni altrettanto importanti.

LA: Sì, ospitiamo tre collezioni. L’esposizione automobilistica di Nuccio Bertone con tutti i suoi prototipi e non, perché tra i prototipi che lui ideò e che ospitiamo, ve ne sono alcune che sono state prodotte e hanno poi goduto di enorme successo. Cito soltanto la Lamborghini Miura, che abbiamo qui anche noi ma posso citare la Lancia Stratos, due macchine cult degli anni ‘60.

Non tutti sanno che la Mini dal nuovo design è uscita dalla matita di Nuccio Bertone. Vi sono comunque altre 70 automobili da vedere.

Dalla Provincia di Varese ci è stata poi ceduta l’esposizione di Flaminio Bertoni che affettuosamente chiamiamo Bertonì, con l’accento sulla “i”, alla francese, perché il suo più grande successo fu la francese Citroën DS. Non tutti sanno che Flaminio era un signore nato a Varese, e fece la fortuna della casa automobilistica francese con la creazione di quest’auto di fascia alta prodotta tra il 1955 e il 1975.

Quando accedete al padiglione Bertone e Bertoni, soffermatevi ad ammirare gli acquerelli e le sculture di Flaminio Bertoni. Il Bertoni era un artista, non era un designer automobilistico: era veramente un artista.

La terza collezione che ospitiamo è quella dei Trasporti del dottor Ogliari che fu presidente del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano per 25 anni, oltre ad essere stato presidente dell’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda. Ha scritto una Storia dei trasporti in ottanta volumi ed è stato stato premiato sei volte dalla Presidenza del Consiglio nel corso di premi nazionali dedicati alla cultura oltre ad esser stato insignito della Medaglia d’Oro alla Cultura.

Ogliari ha raccolto un congruo numero di mezzi di trasporto ferroviari e automobilistici, come tram, carrozze ferroviarie e carrozze a cavallo, locomotori elettrici a correte continua e alternata e locomotori a vapore.  La nota dolente di questa bellissima collezione è la difficoltà nello svolgere la manutenzione dei grossi mezzi esposti all’aperto.

Al contrario di quella aeronautica dove possiamo contare su un bel gruppo di appassionati specializzati e non che contribuiscono alla manutenzione e preservazione dei nostri mezzi, per i treni e le altre vetture non è stato così. Annoveriamo pochissimi appassionati (solo due appassionati restauratori di vetture tramviarie) che vengono ad aiutarci, conseguentemente il nostro parco trasporti ne soffre.

Anche grazie ai ragazzi che giungono da noi attraverso i programmi di alternanza scuola-lavoro e al contributo di alcuni istituti tecnici, riusciamo a portare avanti alcuni lavori. Purtroppo, il lockdown conseguente all’emergenza epidemiologica ha ridotto l’attività manutentiva, confidiamo di poter riprendere, le intenzioni ci sono tutte. Cogliamo pertanto l’occasione per lanciare un appello a coloro che possano aiutarci nella manutenzione del parco trasporti, in particolare nel settore ferroviario.

AvRep: Speriamo che l’appello faccia breccia tra i tanti appassionati del settore. La ringraziamo, dandoci appuntamento per l’esposizione dell’M-346, allora.

Aviation-Report desidera ringraziare la FONDAZIONE MUSEO DELL’AERONAUTICA, Luciano Azzimonti, Delia Durioni e Alessia Quiriconi.

Intervista e immagini: Gianluca Conversi

Gianluca Conversi: Nato a Parma, vive a Brescia. Grande appassionato di fotografia aeronautica e sportiva, annovera un passato da radiocronista sportivo per alcune radio private emiliane. Collabora come fotografo sportivo con l’associazione Oldmanagency. Si occupa di processi aziendali i e formazione presso una multinazionale leader nei settori del trasporto internazionale e logistica integrata. Ho volato su AB-412, NH-500 (GdF), S-208 (AM).

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