Come sappiamo le forze armate ucraine hanno un disperato bisogno di capacità di difesa aerea aggiuntiva per aiutare a mantenere i cieli sopra il paese contesi ed evitare che i russi conseguano la superiorità aerea. In questo scenario, per sostenere l’esercito ucraino mentre cerca di respingere gli attacchi aerei e missilistici russi, gli Stati Uniti stanno inviando alcune delle apparecchiature di difesa aerea di fabbricazione sovietica che hanno acquisito segretamente decenni fa, hanno affermato funzionari statunitensi.
I sistemi, che un funzionario degli Stati Uniti ha detto includono il sistema missilistico terra-aria a corto raggio ruotato SA-8 Gecko (9K33 Osa per i russi), sono vecchi di decenni e sono stati ottenuti dagli Stati Uniti in modo da poter esaminare la tecnologia utilizzata dall’esercito russo e che Mosca ha esportato in tutto il mondo.
Le armi sono utili alle forze ucraine, poiché i loro militari sanno già come utilizzare i sistemi sovietici. Sia il Consiglio di sicurezza nazionale che il Pentagono hanno rifiutato di commentare quali armi specifiche gli Stati Uniti hanno inviato all’Ucraina per aiutare il paese a respingere la violenta invasione russa iniziata il 24 febbraio scorso. “La sicurezza operativa è importante per gli ucraini, in questo momento“, aveva detto John Kirby addetto stampa del Pentagono. “Stanno combattendo per il loro paese ma il Pentagono non descriverà pubblicamente in dettaglio gli strumenti con cui lo stanno facendo“, aveva aggiunto.
L’amministrazione Biden ha approvato più di 1 miliardo di dollari in aiuti militari all’Ucraina nell’ultimo mese, incluso un pacchetto da 800 milioni di dollari annunciato la scorsa settimana. Ma il governo degli Stati Uniti è stato riluttante a dettagliare esattamente ciò che viene inviato in modo da non dare informazioni o suscitare le ire di Mosca. Il Cremlino, infatti, aveva dichiarato pubblicamente che qualsiasi paese occidentale che avesse fornito determinate armi all’Ucraina, inclusi aerei e sistemi di difesa missilistica, sarebbe stato visto come un nemico e come parte del conflitto.
Gli Stati Uniti hanno un piccolo numero di sistemi di difesa missilistica sovietici che hanno acquisito negli ultimi 30 anni come parte di un progetto segreto da 100 milioni di dollari che è stato reso noto per la prima volta nel 1994, ha detto al Wall Street Journal un ex funzionario coinvolto nella missione. Tra le armi ricevute dagli Stati Uniti, alcune delle quali sono state conservate al Redstone Arsenal, in Alabama, c’è anche il sistema SA-8, che può essere facilmente spostato con le forze di terra e può fornire copertura da aerei ed elicotteri.
Nelle scorte degli Stati Uniti ci sarebbe anche un sistema di difesa aerea a lungo raggio S-300 (codice NATO SA-10 Grumble) che sarebbe stato acquisito segretamente dalla Bielorussia nel 1994. Il sistema ha lo scopo di proteggere aree più grandi ed è già di proprietà e gestito dagli ucraini. Quell’arma, tuttavia, non sarà inviata in Ucraina, secondo quanto rivelato. L’amministrazione americana sarebbe autorizzata a trasferire tali apparecchiature in base al nuovo conto annuale della spesa pubblica firmato da Biden la scorsa settimana. La legislazione approva un pacchetto di aiuti da 13,6 miliardi di dollari per l’Ucraina, di cui circa 3,5 miliardi andranno al Pentagono per le apparecchiature inviate dagli Stati Uniti all’Ucraina.
Naturalmente oltre ai sistemi citati, ci sono altri esempi della vasta gamma di armamenti mobili della contraerea dell’era sovietica o di fabbricazione russa che gli Stati Uniti possiedono come gli SA-7 Strela, gli SA-13 o gli SA-15 Gauntlet già in servizio anche in Ucraina. Questi ultimi due sistemi, noti nell’esercito russo come 9K35 Strela-10 e 9K332 Tor-M2E, sono sistemi di difesa aerea cingolati a corto raggio.
Come avevamo riportato qualche giorno fa, la Slovacchia sarebbe disposta a fornire il suo unico sistema di difesa aerea S-300 all’Ucraina, ma l’alleato della NATO vuole una garanzia dagli Stati Uniti che otterrà quanto prima un sostituto adeguato. Non c’è ancora un accordo tra i due paesi. In questo contesto ha detto un funzionario statunitense al WS Journal che “… stiamo continuando a lavorare con i nostri alleati e partner chiave per aumentare ogni giorno nuova assistenza, compresi i sistemi antiaerei di origine sovietica o russa e le munizioni necessarie per impiegarli, in Ucraina“.
Anche la Grecia che ha in arsenale due sistemi S-300 PM1 (SA-20 Gargoyle) acquistati alla fine degli anni Novanta per 300 milioni di Euro da Cipro dopo che installate inizialmente sull’isola, sono state al centro della crisi turco-cipriota dal 1997 al 1998 anno in cui sono state cedute alla Grecia. Non abbiamo però notizie su una eventuale cessione da parte di Atene di questi due sistemi.
L’esercito statunitense è stato molto attivo nel fornire e facilitare la consegna di aiuti militari in Ucraina, anche prima che la Russia lanciasse l’invasione. Ciò include vari sistemi di difesa aerea, in particolare diversi tipi di missili terra-aria spalleggiabili portatili, i Manpads. Inoltre, i funzionari americani hanno chiarito che c’è una forte enfasi sull’invio di armi e attrezzature con cui le forze ucraine hanno già familiarità per rendere più facile e veloce per l’esercito ucraino mettere in servizio ed utilizzare ciò che riceve in combattimento, come avevamo parlato nei giorni scorsi dell’ipotesi del trasferimento dei velivoli MiG-29 di Polonia, Slovacchia e Bulgaria. La stessa filosofia si può applicare ai sistemi di difesa aerea che sono state essenziali per impedire fino ad ora alle forze russe di conseguire una vera superiorità aerea sul paese dopo più di tre settimane di combattimenti.
Inoltre l’occasione del trasferimento di questi sistemi all’Ucraina, farebbe “spazio” a nuovi sistemi russi sui quali gli Stati Uniti potrebbero mettere le mani a seguito delle perdite e degli abbandoni di mezzi, materiali ed equipaggiamenti, più recenti, da parte delle forze russe in difficoltà sul terreno ucraino.
Gli S-400 turchi
Tutto questo discorso al momento non sembra valere per le batterie S-400 “Triumph” acquisite da Ankara e che hanno causato i noti problemi con gli USA che si sono visti costretti ad escludere la Turchia dal programma F-35. Tuttavia, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, funzionari americani avrebbero suggerito alle autorità turche di consegnare a Kiev gli S-400 in questione in cambio di un ritorno nel programma F-35 e la revoca delle sanzioni. Suggerimento al momento che resta lettera morta per svariati problemi di natura politica e strategici che verrebbero a crearsi … per Ankara. Nessun altro singolo asset gioca un ruolo così importante nella difesa aerea russa come l’S-400, che è stato prodotto in gran numero come mezzo con elevate capacità di combattimento.
La Turchia ha firmato il suo primo contratto per l’acquisizione dell’S-400 alla fine del 2016 e ha ricevuto le sue prime unità nel 2019. Il sistema è considerato uno dei più capaci al mondo, con un raggio di rilevamento di 600 km, mobilità molto elevata, contromisure avanzate di guerra elettronica e un raggio di ingaggio più del doppio di quello di qualsiasi attuale sistema operato dall’ucraino. L’S-400 è tecnologicamente due decenni avanti rispetto alle varianti S-300 degli anni ’80 schierato dall’Ucraina e da ex membri del Patto di Varsavia, e naturalmente potrebbe essere un punto di svolta per la sua difesa.
Se la Turchia cogliesse questa opportunità per trasferire i suoi S-400 in Ucraina, fornirebbe simultaneamente a Kiev un sistema di difesa aerea molto più avanzato e capace di qualsiasi altro sistema abbia mai messo in campo ed eliminerebbe le giustificazioni di Washington per le sanzioni e il divieto dell’F-35. Se non potesse ordinare immediatamente gli F-35, Ankara potrebbe acquisire i 40 avanzati F-16 Block 70 e gli 80 kit di modernizzazione richiesti lo scorso ottobre 2020, che potrebbero mantenere operativa ed aggiornata la sua enorme flotta di F-16 almeno per il prossimo decennio. Inoltre, gli Stati Uniti potrebbero offrire missili Patriot PAC-3 per la difesa aerea se la Turchia si sbarazzasse dell’S-400, che, vale la pena ricordare, Ankara non ha ancora messo in servizio quasi tre anni dopo averli acquisiti. Ricordiamo infatti che gli Stati Uniti avevano offerto i missili Patriot se avessero accettato di abbandonare l’S-400.
Ma per fa ciò Ankara dovrebbe violare il suo contratto con la Russia che vieta la rivendita a terzi del sistema di difesa aerea senza il permesso di Mosca. Inoltre Ankara, da un lato, si è fortemente schierata con Kiev nel conflitto russo-ucraino scoppiato il 24 febbraio e ha accelerato le consegne dei droni TB-2, dall’altro lato è stata riluttante ad imporre sanzioni economiche alla Russia, e poi sta facendo anche da mediatrice nei colloqui tra i due belligeranti, rischiando il crollo del suo delicato equilibrio diplomatico che sta mantenendo tra Mosca e Kiev.
Nonostante questi chiari incentivi, pensiamo che, come visto, una serie di fattori rende improbabile una vendita dell’S-400 da parte della Turchia all’Ucraina. Tuttavia, se la Turchia fosse disposta a violare il suo contratto e vendere l’S-400, gli Stati Uniti sarebbero molto probabilmente più interessati ad acquistare i sistemi per le proprie forze armate piuttosto che a consegnarli all’Ucraina che non avrebbe nemmeno il personale addestrato all’uso di questo sistema di difesa aerea.
I più vecchi sistemi S-300 sono ampiamente conosciuti e sono già stati utilizzati nelle esercitazioni NATO e alleate per simulare le capacità delle difese aeree russe (come si diceva con i sistemi della Grecia e della Slovacchia) e l’S-400 invece fornirebbe una risorsa inestimabile per preparare le unità NATO a lanciare offensive nello spazio aereo difeso dal sistema. Ciò include non solo la Russia, ma anche la Cina, la Bielorussia, l’Algeria e in forse l’Iran.
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