La sua presenza nei cieli ucraini sta diventando sempre più costante fino ad essere un vero e proprio bastone fra le ruote per i russi. I video dei loro attacchi aerei stanno rimbalzando come una pallina da tennis sui social di tutto il mondo, raggiungendo milioni di visualizzazioni, definendolo una creatura mitologica. Diventato una celebrità in patria, il drone Bayraktar TB-2 ha ispirato addirittura delle canzoni, divenendo un ritornello comune in tutti quei video che deridono gli invasori russi.
Ufficialmente il suo ingresso in scena viene fatto risalire allo scorso 27 febbraio, quando l’esercito ucraino ha rilasciato in rete un video di un drone che intercetta e distrugge un sistema antiaereo russo mettendo ko anche le forze di terra. Le immagini a dir poco incredibili hanno fatto rapidamente prima il giro su Twitter superando in poche ore il milione di visualizzazioni, per poi rimbalzare su tutti gli altri social media generando un entusiasmo senza precedenti fra i fermi oppositori alla campagna intrapresa da Mosca.
Altri video rilasciati poche ore dopo mostrano un drone dello stesso tipo che prima mette fuori uso un carro armato russo per poi abbattere anche anche una coppia di sistemi missilistici SAM appartenenti al nemico.
Una tripletta che non lo ha certo fermato nella sua corsa, tutt’altro, ha continuato a proseguire imperterrito con la distruzione di autocisterne, autocarri e vari mezzi da trasporto anche blindati, destabilizzando il nemico e gettando nel caos gli invasori, proprio a causa dei grossi danni inflitti alla logistica, ma alzando al contempo alle stelle il morale delle truppe ucraine.
Senza mezzi termini, il Comandante dell’Aviazione Ucraina, il Generale Mykola Oleshchuk, li ha glorificati a tal punto da definire i TB2 in un post su facebook come dei “donatori di vita“.
Non sappiamo con esattezza a quanto ammonta la flotta complessiva in carico a Kiev, come non sappiamo quanto sia il numero esatto delle perdite inflitte ai russi. Dai canali ufficiali gli ucraini avrebbero ordinato 24 droni a settembre, mentre per quanto concerne il numero degli apparecchi attualmente in uso le stime sono piuttosto confuse. Alcuni parlano di 6 velivoli mentre altre fonti riferiscono addirittura di 20 unità.
Secondo invece quanto dichiarato dalle forze ucraine le perdite russe attribuibili al questo APR, supererebbero nel complesso le 40 unità fra mezzi di trasporto e corazzati, ma senza una documentazione completa anche i dati di questo comunicato ufficiale sono da prendere con le pinze.
Sviluppato dalla turca Baykar Technologies per l’utilizzo da parte delle Forze armate turche questo drone rappresenta il primo UAV hunter-killer di costruzione completamente turca e concepito per scopi di sorveglianza a lunga autonomia ma a medie altitudini. Lo scorso anno, nel febbraio del 2021, il Chief Technology Officer (CTO) della Baykar, Selçuk Bayraktar, aveva dichiarato che il TB2, aveva raggiunto un traguardo importante completando 300.000 ore di volo operativo, facendolo diventare così il primo aeromobile sviluppato localmente a raggiungere un tempo di volo così ampio nella storia dell’aviazione nazionale turca.
Questi droni sono equipaggiati di telemetri e designatori laser concepiti per ingaggiare il bersaglio da una posizione di controllo di tipo remoto che può essere distante dall’apparecchio fino ad un massimo di 185 miglia. Sotto un profilo strutturale, i Bayraktar dispongono di un design di tipo monoscocca e sono integrati da una struttura a coda formata da due derive a V rovesciata. La fusoliera è stata realizzata in fibra di carbonio, Kevlar e altri materiali compositi ibridi con l’intento di rendere il velivolo estremamente leggero e performante.
Il suo carico utile è di 121 libbre e per la propulsione può disporre di un motore da 105 cavalli che lo spinge fino a circa 160 chilometri all’ora, interamente fabbricato in Ucraina, dato che i turchi non avevano i mezzi per spingerli a questa velocità. L’armamento è di 4 missili a guida laser Smart Micro Munition che hanno dimostrato di cosa sono capaci quando l’Azerbaigian li ha usati contro l’Armenia nel conflitto del Nagorno-Karabakh del 2020 .
Nel tentativo di rafforzare la potenza aerea ucraina fiaccata da numerose perdite, anche significative, fin dai primi giorni delle ostilità, il 2 marzo la Turchia avrebbe trasportato in aereo un numero imprecisato di questi droni d’attacco all’interno dei confini ucraini. Non esistono conferme o smentite a quelle che possiamo definire come mere supposizioni, ma non è da escludere l’ipotesi che il carico sia stato consegnato attraverso la Polonia utilizzando un velivolo Airbus A-400M con le insegne turche.
L’Ucraina avrebbe già schierato una flotta di sei droni Bayraktar, di cui almeno la metà sarebbe andata persa in combattimento insieme a gran parte della propria flotta di velivoli da combattimento. Ad oggi l’Ucraina rappresenta il miglior cliente del Bayraktar, avendone ordinati 54 in totale, il che compenserebbe la totale mancanza di velivoli da attacco di precisione di tipo manned, adatti per operazioni a corto o medio raggio.
Il Bayraktar rappresenta una piattaforma di attacco relativamente economica e relativamente basso costo ( ciascun esemplare ha un costo che orbita attorno ai 5 milioni di dollari ) che in precedenza ha visto il suo impiego in vari teatri operativi del pianeta. Nonostante il Bayraktar sia stato ampiamente criticato per la sua facilità ad essere abbattuto, come dimostrato in Siria, dove le perdite sarebbero state pesanti, in Ucraina stiamo assistendo ad un inaspettato ribaltamento della situazione.
Con i pesanti danni inflitti dai Russi alle basi aeree in Ucraina e l’inaccessibilità a classi di droni più idonee, l’aviazione ucraina si è trovata fra le mani ben poche opzioni da poter scegliere per poter effettuare operazioni di tipo offensivo. Il Bayraktar infatti rimane una di esse. Qualora l’esercito russo si riorganizzasse inviando adeguati sistemi di difesa aerea e mettesse in campo serie capacità di guerra elettronica, a quel punto però diventerebbe sempre più difficile per i droni operare in modo incontrastato.
Un aspetto che sta lasciando alquanto sorpresi è come i russi possano cadere così facilmente preda dei Bayraktar e perché non abbiano ancora distrutto le basi che ospitano questi velivoli. Mentre non siamo riusciti a dare una spiegazione al secondo quesito, possiamo azzardare una spiegazione alla prima domanda. Secondo quanto riferito, la Russia disporrebbe di un sistema di guerra elettronica chiamato “Belladonna“, già utilizzato dall’Azerbaijan, che potrebbe rendere inabili i droni. E questo spiegherebbe almeno in parte il perché le colonne corazzate russe starebbero avanzando senza un’adeguata forma di supporto aereo.
La scritta“GPS NO POSITION” che appare in quasi tutti i video rilasciati potrebbe anche indicare un’attività di disturbo sul sistema GPS applicata dai russi. Secondo quanto pervenuto da fonti turche il segnale di avviso farebbe riferimento esclusivamente alla sola torretta elettro-ottica Wescam MX-15D di fabbricazione canadese e dotata di un ricevitore GPS interno, indipendente da quello del velivolo per quanto concerne mappatura e geolocalizzazione. Il ricevitore GPS del TB2 dovrebbe infatti avere caratteristiche tecniche tali da poter funzionare anche in presenza di segnali provenienti da jammer elettronici.
Testo: Simone Ferrante
Photo credits: Baykar Technologies, Armed Forces of Ukraine