Il Carrier Strike Group inglese, inclusa la portaerei Queen Elizabeth, dovrebbe condurre esercitazioni congiunte con le forze armate americane e le forze di autodifesa giapponesi durante la sua permanenza nelle zone al largo della catena delle isole Nansei nel sud-ovest del Giappone. È insolito che paesi diversi da quelli della regione e dagli Stati Uniti mantengano una portaerei operativa nel Pacifico occidentale.
La mossa arriva tra le preoccupazioni per la crescente presenza militare della Cina nei mari della Cina orientale e meridionale, nonché per la sua gestione dei manifestanti pro-democrazia a Hong Kong e la questione potrebbe scatenare una protesta di Pechino.
Sempre secondo quanto riportato dai media esteri, durante il dispiegamento, la Royal Navy britannica prevede anche di condurre la manutenzione sui suoi caccia stealth F-35B imbarcati sulla portaerei presso i sistemi aerospaziali di Mitsubishi Heavy Industries, precisamente la presso la F.A.C.O. – Final Assembly and Check-Out di Mitsubishi Heavy Industries di Nagoya, che opera nella prefettura di Aichi, nel Giappone centrale.
La HMS Queen Elizabeth II, è la prima di una classe di 2 portaerei STOVL da 65.000 tonnellate, un bestione di 280 metri di lunghezza e 70 metri di larghezza; la seconda unità che ha recentemente preso il mare, è la HMS Prince of Wales. La portaerei britannica dopo una serie di esercitazioni appena concluse, con gli F-35B inglesi e del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, è ormai pronta per schierarsi a supporto delle operazioni globali dal 2021.
Nel frattempo, il Regno Unito ha ora preso in consegna 21 dei 138 jet F-35 previsti come parte della sua flotta di aerei militari, per l’uso da parte della Royal Navy e della Royal Air Force. Nel 2010 ci fu l’ultimo decollo con un velivolo Harrier dalla portaerei HMS Ark Royal, entrambi ritirati dal servizio, così oggi il Regno Unito torna così ad avere le portaerei con i “Jump Jets” imbarcati.
Gli F-35 britannici
La sostenibilità di due navi di questa portata e di una flotta di aerei imbarcati di almeno due squadroni di circa 40 velivoli (oltre alla normale dotazione di elicotteri) rappresenta ancora un’incognita per gli analisti poichè la difesa britannica non avrebbe ancora messo a disposizione fondi per un numero sufficiente di jet Lightning II per sostenere anche le operazioni del Carrier Strike Group nei prossimi anni.
Dal 2015 l’intenzione era quella di acquistare 138 jet F-35 Lightning II per sostenere le operazioni delle due nuove portaerei almeno fino al 2060. Il Regno Unito è un partner di primo livello del programma Joint Strike Fighter e l’apporto, in termini monetari si può quantificare nel 15% di ciascun aereo prodotto dagli stabilimenti di Fort Worth, Cameri e Nagoya.
Il Dipartimento della Difesa ha inizialmente ordinato 48 jet nella variante B, ma non si è ancora impegnato ad acquistarne altri e non ha definito ancora se i restanti 90 aerei saranno tutti nella versione B o un mix di A e B. Il mix, se mantenuto l’ordine iniziale di 138 velivoli, porterebbe ad un risparmio di circa 1,3 miliardi di sterline e porterebbe alla difesa inglese anche maggiori benefici di tipo operativi dato che gli F-35A, rispetto ai B, hanno più autonomia e maggior carico bellico.
Gli F-35B furono prescelti, insieme alle due portaerei classe QEII senza propulsione nucleare e senza le catapulte ma dotate di sky jump, proprio per ricostruire la capacità di proiezione aeronavale del Regno Unito e per dare un forte impulso all’industria della difesa britannica con BAE Systems e Rolls-Royce partners di prima linea del programma JSF.
E’ però logico anche ipotizzare ad una riduzione del numero di F-35, negli ultimi mesi si è parlato di circa 70 velivoli per formare una flotta navale ed aerea con capacità credibili, per liberare risorse finanziarie da destinare al programma del caccia stealth di sesta generazione Tempest che richiederà importanti investimenti per la ricerca, la progettazione e lo sviluppo di tutte le nuove tecnologie, intelligenza artificiale compresa, che lo caratterizzerà.