Dal 17 al 26 aprile 2023 si è svolta l’esercitazione ricorrente della NATO “Ramstein Ambition 2023” (RAAM23) che per la prima volta è stata condotta nella base dell’Aeronautica Militare di Poggio Renatico.
La Ramstein Ambition 2023 è stata organizzata e diretta dal NATO DACCC – Deployable Command & Control Centre insieme al COA – Comando Operazioni Aerospaziali ed è un’esercitazione di tipo CAX – Computer Assisted Exercise, simulata e senza impiego di aerei reali ma sviluppata solamente con l’utilizzo esclusivo di sistemi informatici digitali.
L’esercitazione, alla quale hanno partecipato circa 450 persone appartenenti ai 31 Paesi dell’Alleanza impegnati in scenari militari complessi, prevede l’impiego delle forze aeree in aderenza all’art. 5 del Trattato Nord-Atlantico (principio di difesa collettiva della NATO) ed ha lo scopo di verificare le capacità di pianificazione di uno staff internazionale nel contesto di un’operazione di difesa degli spazi aerei e di sicurezza spaziale.
La RAAM23 è uno degli eventi addestrativi di preparazione alla “Steadfast Jupiter 2023”, la più grande e importante esercitazione della NATO, che dal 10 al 20 ottobre 2023 vedrà il coinvolgimento, dalle loro sedi stanziali, di quasi tutti i maggiori Comandi dell’Alleanza Atlantica, ma è anche occasione per l’Aeronautica Militare di dimostrare il livello di competenza del personale del COA e la validità delle strutture della base di Poggio, offerte alla NATO come sede alternata del Comando di AIRCOM, di stanza a Ramstein in Germania.
Ramstein Ambition 2023: il COA – Comando Operazioni Aerospaziali
Il COA ha garantito alle attività esercitative della NATO una cospicua aliquota di personale altamente specializzato e tutto il sostegno logistico necessario. In particolare il COA assolve la sua funzione di Comando di Componente Aerea in grado di pianificare e condurre operazioni aeree complesse in qualsiasi contesto. È altresì in grado di esercitare, sin dal tempo di pace, il Comando e Controllo sulle attività operative permanenti, in Patria come nei Teatri fuori dai confini nazionali. Riveste anche il ruolo di punto di riferimento dottrinale per l’utilizzo e lo sviluppo del potere Aerospaziale.
La missione del Comando Operazioni Aerospaziali sostanzialmente è di sorvegliare, comprendere e influenzare costantemente l’ambiente operativo per assicurare la condotta e il successo delle operazioni aeree, massimizzando l’efficacia e la rilevanza del potere aerospaziale in ogni contesto interforze e inter-agenzia, nazionale e internazionale, guidando la crescita professionale del personale operativo e l’evoluzione dottrinale e capacitiva dello Strumento aerospaziale nel suo continuo processo di trasformazione.
Contestualmente all’esercitazione Ramstein Ambition 2023 abbiamo parlato più dettagliatamente del COA con il Colonnello Saglia. Il COA è una realtà complessa che racchiude diverse entità tra le quali 6 comandi nazionali, 3 internazionali e 4 comandi esterni al sedime di Poggio Renatico.
Tra questi troviamo il DACCC – Deployable Command & Control Centre, che approfondiremo più avanti, l’EPRC – European Personnel Recovery Centre, che si occupa di Personal Recovery, che sono sul sedime e condividono gli spazi con la parte italiana che supporta come necessario i diversi comandi. Troviamo poi il Reparto di Supporto Servizi Generali – RSSG che si occupa fondamentalmente di tutta la logistica, potremmo identificarlo come il reparto proprietario del sedime e che fornisce il supporto per tutta la parte di Comando e Controllo, la BCA – Brigata Controllo Aerospazio, il Gruppo Radar Pioppo e poi, ovviamente, come articolazione del comando, il NASOC – National Air and Space Operations Center, che si occupa fondamentalmente della condotta In temporale di tutte le operazioni aeree italiane sul territorio nazionale e nei Teatri operativi, il RO – Reparto Operazioni che si occupa della pianificazione delle operazioni e l’AWC – Air Warfare Center che si occupa di Dottrina e di Formazione per il comando e controllo.
Spazio e Aerospazio sono legati sono un continuum a partire dal suolo e perché sono importanti? Perché gli interessi nazionali e internazionali si muovono in questo ambiente, sopra le nostre teste dove ci sono dei servizi e delle funzioni che sono imprescindibili per la sovranità nazionale, quindi vanno difesi e vanno utilizzati a nostro vantaggio ed operare in quest’ambiente richiede delle competenze specifiche.
L’Aerospazio è uno strumento di politica estera ed è un deterrente per chi volesse turbare gli equilibri e la pace internazionale. Come detto per operare in questo ambiente occorre essere flessibili e adattabili perché è un ambiente che fondamentalmente non ha confini fisici.
Capacità e competenze specifiche che non lasciano spazio all’improvvisazione. Chi ha la capacità e il predominio dell’Aerospazio ha un netto vantaggio anche nelle altre dimensioni, terrestre e navale. Lo abbiamo visto anche nella recente crisi del Sud Sudan dove, nonostante sia al momento soltanto una crisi civile, c’è una tendenza tra le fazioni ad avere il predominio anche dell’Aerospazio nonostante abbiano delle capacità minime.
Il Comando Operazioni Aerospaziali è quindi il comando di componente aerea dell’Aeronautica Militare. Ma che cosa vuol dire essere un comando di componente? Vuol dire avere la capacità di pianificare e condurre le operazioni aree a tutto tondo. Gestire quelli che sono i bisogni logistici e operativi in modo da poter raggiungere gli obiettivi di missione o gli obiettivi strategici che vengono affidati alla componente. Quindi, sin dal tempo di pace, gestisce e coordina il comando e controllo, attraverso il NASOC e il Reparto Operazioni, di tutte le attività aeree che sono sul territorio e nei teatri operativi
Ma il COA è anche il punto di riferimento per la dottrina e la conoscenza delle operazioni aeree. La dottrina ci dice il modus operandi che la forza armata vuole adottare e serve per operare in modo integrato assieme alle altre forze armate anche a livello internazionale.
Quali sono le attività che il COA gestisce per l’Aeronautica Militare?
- Le esercitazioni: nell’anno passato si sono svolte 4 grosse esercitazioni nazionali e 3 internazionali;
- Interventi reali per quanto riguarda la ricerca e soccorso su terra e su mare in collaborazione con la protezione civile: lo scorso anno 53 interventi su terra, 27 su mare e 3 IPV – Imminente Pericolo di Vita;
- Operazioni di evacuazione come l’Aquila Omnia del 2021 che ha visto il rimpatrio di personale italiano e degli afghani;
- Tutti i trasporti a livello nazionale e dai teatri a supporto delle operazioni nazionali;
- Tutto il traffico aereo operativo;
- Difesa Aerea nazionale integrata all’interno della Nato: in quest’ambito sono stati effettuati dei Tango Scramble (158 in Italia e 116 in OFCN – Operazioni Fuori dai Confini Nazionali), le intercettazioni addestrative sia sul territorio nazionale che nei paesi della Nato in cui viene offerto questo servizio, che degli Alpha Scramble (25 in Italia e 49 in OFCN), ovvero gli interventi reali per delle tracce che sono state ritenute sospette.
A tal proposito, è da sottolineare che la difesa aerea nazionale fa parte di quella Nato, quindi è integrata e l’ordine di scramble parte sempre dai 2 CAOC dell’Alleanza, normalmente per l’Italia dal CAOC di Torrejon in Spagna. Tuttavia parallelamente ci potrebbe essere, per un’esigenza particolare, anche un altro ordine nazionale che potrebbe utilizzare gli stessi vettori o altri vettori che sono messi in allarme e quindi, a seconda delle esigenze, ci potrebbero essere anche degli scramble nazionali. Esempio possono essere i grandi eventi come i G7, G8 o i funerali del Papa durante i quali viene incrementato un assetto di difesa puntuale con assetti nazionali che sono in volo o in prontezza a terra.
E ancora:
- Crisi Ucraina con le varie operazioni eAP, eVA e Fianco Est a supporto delle operazioni Nato;
- Collaborazione con altri dicasteri quali Polizia di Stato, Protezione Civile, Carabinieri e altri con cui vengono condivise le capacità del COA nel dominio Aerospaziale soprattutto grazie a servizi satellitari o ai sensori ISR utilizzati ad esempio nella Terra dei Fuochi o a seguito di terremoti per mappare le situazioni;
- Trasporti il biocontenimento che durante la pandemia sono stati molto utilizzati, una capacità unica che poche nazioni hanno, o il trasporto dei vaccini per la distribuzione all’interno del territorio:
- Offerta formativa tramite l’AWC, che viene messa a disposizione anche per gli altri dicasteri ed altre forze armate, sul comando controllo.
Per quanto riguarda le Operazioni Fuori dai Confini Nazionali attualmente in essere abbiamo la KFOR per la stabilità dei Balcani, la MIASIT con la Libia e la MISIN con il il Niger, la Inherent Resolve tra Kuwait e Siria, Irini/Pantereide e EUTM per il controllo rispettivamente del Mediterraneo e del Corno d’Africa, la Mare Sicuro e le operazioni NATO sul fianco est dell’Europa a seguito della crisi tra Russia ed Ucraina.
Quali sono le nuove sfide da affrontare? Sono ovviamente i nuovi scenari di instabilità internazionale che rappresentano una sfida perché possono significare interventi in situazioni che sono in evoluzione con la capacità di adattarsi alle esigenze e di rispondere a quelle che sono le richieste della parte politica per affrontare o monitorare una situazione di crisi.
Ma anche le operazioni multidominio saranno una nuova sfida, poiché grazie all’evoluzione tecnologica nelle operazioni militari si avrà la capacità di operare nei diversi domini terrestre, marittimo, cibernetico e nello spazio per avere degli effetti che vanno da un dominio all’altro. Ad esempio gli effetti delle operazioni cibernetiche possono riflettersi nell’ambiente terrestre o aereo. Pensiamo all’hackeraggio di un sistema di comunicazione in un altro dominio che può rivelarsi molto importante sia per prevenire le azioni del nemico, oppure avere la capacità di lavorare in modo che se, dal punto di vista terrestre, non riesco a creare un effetto che mi è necessario per raggiungere i miei obiettivi, magari le forze aeree o le forze marittime, con le loro azioni, riescono a creare quell’effetto nell’altro dominio. In questo scenario il multidominio va oltre quella che è la semplice cooperazione o integrazione tra forze.
E ancora gli assetti di quinta generazione, gli F-35 questi nuovi assetti che sono fondamentali, perché oltre a permettere di lavorare veramente in un ambiente multidominio, permettono di moltiplicare l’efficacia anche degli assetti delle generazioni precedenti. Sono una sfida perché non è soltanto l’assetto di quinta generazione che permette di far tutto da solo ma dev’essere tutto il sistema che dev’essere in grado di adattarsi per utilizzare questi assetti al meglio delle loro possibilità. Per poter sfruttare un potenziale incredibile la componente aerea della forza armata deve evolvere sufficientemente per utilizzarli al meglio e non come degli assetti di quarta generazione. E quindi la sfida è quella di evolvere al passo della velocità tecnologica … e l’Aeronautica Militare ci sta riuscendo.
Gli aerei di quinta generazione hanno dei sensori ed una capacità di processare delle informazioni esponenziale rispetto agli altri assenti. Quindi un’evoluzione è quella di delegare la capacità di utilizzare quelle informazioni direttamente alla piattaforma. Se prima un sensore di un assetto di quarta generazione rilevava una minaccia e aveva soltanto visione di quella minaccia, riportava l’informazione a livello centrale dove veniva elaborata assieme a tutte le altre informazioni per creare quella che tecnicamente chiamano la Situational Awareness e prendere la decisione sulle azioni da compiere per raggiungere i vari obiettivi.
Ora nel momento in cui l’obiettivo è noto, la capacità di calcolo e diffusione di tutte le informazioni può permettere alla piattaforma, ovvero all’operatore di corto circuitare tutto il processo che veniva fatto a livello centrale e quindi avere contezza delle possibili azioni che può fare per raggiungere direttamente l’obiettivo. Perché oltre al suo sensore, che è già il più capace degli altri, ha la capacità di elaborare tutte le altre informazioni che condivide e quindi di dare immediatamente all’operatore la visione su quelle che possono essere le possibili azioni per raggiungere l’obbiettivo.
E per finire lo Spazio. Lo Spazio in cui oggi stanno operando entità non nazionali quali ad esempio SpaceX o tutta una serie di costellazione di satelliti privati che sono una sfida, anche solo perché lo spazio è grande, enorme, ma inizia anche ad essere affollato. Ci sono centinaia di migliaia di oggetti spaziali nelle orbite prossime alla Terra e molti di questi sono residui, un pericolo perché sono oggetti che, nonostante abbiano dimensioni e masse forse poco importanti, viaggiano a km al secondo con possibilità di creare impatti cinetici enormi creando molti più detriti che possono occupare orbite successivamente non più utilizzabili e pericolose per l’operatività degli altri satelliti che ricordiamo essere macchine non facilmente sostituibili o riparabili.
Inoltre lo Spazio va gestito anche per sapere chi c’è, chi si muove, che cosa stanno facendo gli altri e per aver la consapevolezza della situazione e sapere quali sono le capacità nazionali e quali sono le capacità degli altri giocatori nello scacchiere internazionale per essere sicuri che le capacità di qualcun altro non riducano la nostra operatività e la nostra capacità di fruire dei sistemi che sono nello spazio.
Il Colonnello Saglia in conclusione ci ha detto che il fulcro del Comando e Controllo Nazionale opera 24 ore al giorno, 7 su 7 365 giorni all’anno senza soluzione di continuità e con la capacità e la resilienza necessarie per poter garantire questo servizio. “Siamo onorati di operare a Poggio Renatico e fieri di essere un’eccellenza della forza armata con delle potenzialità in crescita. Dobbiamo avere la capacità di guardare avanti a quelle che sono le sfide future che dovremo affrontare in modo da essere pronti con nuovi sistemi. Avere la capacità di individuare quali sono i nostri gap capacitivi di oggi rispetto alle sfide di domani, per poter permettere alla Forza Armata e al sistema Paese di darci queste nuove capacità in termini di sistemi o in termini di conoscenza con soprattutto la continua formazione del personale.”
RAAM23: il NATO DACCC – Deployable Command & Control Centre
Come abbiamo spiegato l’esercitazione Ramstein Ambition 2023 ha visto la partecipazione e la direzione anche del NATO DACCC – Deployable Command & Control Centre. Ma cosa è il DACCC? E’ un’entità di difesa aerea rischierabile, un CRC Mobile e modulare, dalla semplice apparecchiatura che può essere una apparecchiatura radio Link-16 fino all’intero sistema posizionato su camion.
Il NATO DACCC è un comando tattico equivalente al CAOC di Torrejon e al CAOC di Uedem che sono responsabili uno per la parte Europa Sud, l’altro per la parte Europa Nord dell’Air Policing della Nato. Ciò vuol dire che tutte le nazioni del continente europeo che fanno parte della Nato hanno delegato questa missione alla Nato. Quindi loro fanno 24/7 la difesa aerea su tutti i paesi.
Ciò vuol dire che, essendo l’Italia un paese geograficamente del Sud Europa, se succede qualcosa, è Torrejon che è responsabile mentre Uedem fa specularmente le stesse attività ma nella sua zona di competenza. Quindi visto quello che sta succedendo nel fianco est, Uedem è un po’ sotto stress, perché tutti gli scramble in questo momento avvengono contro eventuali assetti russi. Quindi i nostri caccia, che in questo momento sono rischierati in Romania, possono intervenire, questa è la sinergia della Nato. “Noi del DACCC in realtà facciamo le stesse cose, però siamo rischierabili. In questo momento, non essendo rischierati ed operativamente impiegati, ci addestriamo per essere sempre pronti”, ci dice il Col. Spalluto.
La missione del DACCC, entità di difesa aerea, è sostanzialmente mantenere una elevata prontezza operativa per un possibile schieramento, fornire specialisti del comando e controllo al comando della componente aerea della nato di Ramstein, organizzare esercitazioni e corsi di addestramento ed effettuare la validazione di nuovi software.
In particolare il DACCC si articola su quattro pilastri fondamentali:
- DAOC – Deployable Air Operations Centre
Fornisce personale adeguatamente addestrato al NCS – NATO Command Structure JFAC e istruttori per corsi AirC2 - DARS – Deployable Air control Centre Recognized Air Picture Production Center Sensor Fusion Post
E’ il CRC mobile che gestisce lo spazio aereo e la sua sorveglianza, controlla gli aeromobili e gestisce i sensori attivi e passivi e la loro integrazione. - TREX – Training & Exercise Division
Gestisce i corsi IFJT nel settore AirC2, pianifica le esercitazioni, gestisce l’addestramento ACCS e testa i software prima del loro impiego operativo presso i comandi NATO. - CSSD – Combat Service Support Division
Gestisce il supporto logistico giornaliero e durante i rischieramenti e mantiene l’operatività dei sensori attivi e passivi.
Dalla sua costituzione, avvenuta sulla base del Concetto Strategico della NATO del 2010 (Collective Defence, Crisis Management and Cooperative Security), il DACCC ha visto accresciuti i suoi compiti e le sue responsabilità, nel settore operativo come in quello formativo.
Il Comando NATO è stato in grado di proiettare la propria capacità operativa in diversi paesi di rilevanza Strategica del fianco orientale dell’Alleanza Atlantica, affinando e provando le capacità di Comando e Controllo del potere aereo e l’impiego reale del pacchetto di sostegno logistico assegnato e funzionale alle operazioni di proiezione via terra, mare e via aerea.
In particolare l’esercitazione Ramstein Ambition 2023, che si è svolta proprio a Poggio Renatico per la prima volta come sede al di fuori della base NATO di Ramstein, ha verificato e migliorato le capacità della NATO nel settore del Comando e Controllo (C2) della Componente Aerea, simulando su sistemi informatici operazioni aeree complesse nell’ordine delle centinaia di sortite/giorno. Sostanzialmente la Ramstein Ambition è un evento addestrativo fondamentale per gli specialisti del comando e controllo aereo (C2) della NATO.
L’esercitazione Ramstein Ambition 2023, inoltre, è stata l’occasione per testare le capacità di deterrenza della NATO e di difesa del proprio territorio da potenziali minacce. Le simulazioni hanno riguardato un’immediata risposta da “articolo 5” del trattato della NATO (la difesa collettiva). Ricordiamo infatti che le esercitazioni della NATO degli anni scorsi si basavano su operazioni fuori area, come da “articolo 6”.
Come detto le simulazioni hanno coinvolto tutti i domini quali terra, aria, mare, spazio e cyberspazio, come imposto dalla più moderna dottrina e dall’evoluzione degli eventi geopolitici più recenti. In questa edizione è stato coinvolto il personale proveniente dai 31 Paesi della NATO, tra cui anche alcuni militari provenienti dalla Finlandia, nazione recentemente entrata nell’Alleanza.
Testo: Stefano Monteleone
Immagini: Comando Operazioni Aerospaziali, NATO DACCC