Eh si è proprio così! Lo spillone norvegese ci fa tornare costantemente in mente il nostro glorioso passato con l’F-104 Starfighter in servizio con l’Aeronautica Militare, un passato difficile da dimenticare per molti appassionati di aviazione.
Il CF-104 D 637 (LN-STF) ex Royal Norwegian Air Force è tornato in volo per la terza volo lo scorso 18 Novembre 2017 dalla base aerea di Bodø. Ricordiamo che il 104 norvegese è stato restaurato dall’associazione “Friends of the Starfighter“, restauro che si è protratto per tredici anni e che ha definitivamente restituito al volo questo esemplare di F-104 Starfighter nel settembre del 2016. Il primo volo è avvenuto il 28 settembre 2016, il secondo è avvenuto a giugno 2017, mentre la partecipazione al Sola Airshow a Stavanger prevista per il 10-11 giugno 2017 è stata annullato per un guasto.
Il terzo volo era stato organizzato per venerdì 17 novembre, ma a causa delle condizioni meteo è stato rinviato al giorno successivo sabato 18 novembre. Decollato alle 11:30 lo Starfighter con a bordo il pilota Eskil Amdal e come passeggero il presidente dell’associazione Helge Andreassen, il volo è stato condotto ad una quota inferiore ai 5.000 piedi, e sono state sorvolate le città di Evenes e Svolvær prima di rientrare a Bodø dove prima dell’atterraggio il 104 ha effettuato due avvicinamenti alla pista.
Il lavoro per riportare lo Starfighter in condizioni di volo è ufficialmente iniziato nel 2003. La macchina, precedentemente immatricolata Starfighter 637, ha ora ricevuto la registrazione LN-STF. Arrivata in Norvegia il 15 Giugno 1973 è rimasta in servizio fino al marzo 1983.
Dopo la radiazione dal servizio attivo il caccia è stato conservato per 11 anni presso la base aerea di Bodø, per poi essere trasferito presso il Norwegian Air Force Center dove è stato esposto per diversi anni. Nel 2002, l’aereo è tornato a Bodø. Nel 2003 è stata costituita ufficialmente l’associazione amici dello Starfighter con lo scopo di occuparsi e divulgare la storia dei famosi caccia americani in Norvegia e con il meraviglioso obiettivo di riportare in volo il “637”.
Tra i lavori più importanti che sono stati effettuati sull’aereo troviamo:
- Nuove apparecchiature di navigazione, radio e transponder
- Nuove antenne
- Nuovo sistema per l’arresto di emergenza
- Modifica per nuovo tipo di serbatoio di ossigeno simile a quello montato sugli F-16
- Modifica associata all’utilizzo di un nuovo tipo di batteria simile a quella montata sugli F-16
- Sostituzione di entrambe le gambe del carrello di atterraggio principale
- Sostituzione di molti tubi idraulici
- Sostituzione di vari sistemi idraulici e tubazioni del sistema del carburante
- Molteplici test di accensione del motore e di rullaggio
Il prossimo volo, secondo il presidente dell’Associazione”Friends of the Starfighter”, è previsto all’inizio dell’estate del prossimo anno, dopo che i seggiolini saranno revisionati in Inghilterra.
L’F-104 Starfighter è sempre rimasto nella memoria di molti come un jet che non perdona e dai pochi compromessi. La casa costruttrice fu Lockheed, la stessa del Raptor, del Blackbird e del Lightning II ma venne prodotto su licenza da svariate industrie in diverse nazioni del mondo, inclusa l’Italia. Fu presentato al mondo nel 1954 e poi acquisito dal nostro paese nel 1962 e ritirato dal servizio dopo 50 anni dalla sua progettazione, mantenuto in servizio nonostante dal punto di vista militare avesse ben poche capacità belliche. Ma il legame fortissimo tra i piloti, i manutentori e il famoso caccia americano è rimasto un qualcosa di unico ancora oggi, e lo stesso è per gli appassionati.
Con i colpi di tosse del post-bruciatore all’atto dell’accensione, la rincorsa bruciante e la spinta che incollava letteralmente i piloti al sedile, l’ululato caratteristico del suo turbo-reattore J-79 e l’arrampicata potente nel cielo ha incarnato per anni l’essenza dell’aviazione, del volo e della velocità, del temerario e della passione, per questo è stato amato e sempre lo sarà da tutti.
Video credits: Øyvind Munch Ellingsen – Warbirds Norway, Starfighter.no
Photo credits: Erik Dahlen