L’F-117 Nighthawk della Lockheed Martin passerà alla storia per essere stato il primo caccia Stealth operativo al mondo, frutto di un programma di sviluppo mantenuto segreto per oltre dieci anni.
A Tonopah in Nevada quasi l’intera flotta superstite è stata custodita in hangar climatizzati per evitare il deterioramento del materiale radar assorbente, nocivo per l’uomo e in base al National Defense Authorization Act del 2017 sarebbe in attesa di essere definitivamente smilitarizzata per poi essere demolita. Ma la vicenda sembra essere ben lontana dal suo epilogo.
Scramble, la celebre rivista aeronautica olandese, lo scorso mese ha pubblicato un articolo del tutto sensazionale, destinato a fare la storia.
Secondo una fonte sicura vicina agli autori e molto ben informata sui fatti ( probabilmente un insider ), ben 4 caccia F-117 sono stati segretamente rischierati in Medio Oriente nel 2017 nel corso della guerra in Siria, a causa di un’ impellente esigenza operativa dell’aeronautica degli Stati Uniti. Questi 4 velivoli che hanno sempre volato armati, hanno svolto varie sortite sui cieli siriani e iracheni, imbarcando sempre degli ordigni di tipo SDB.
Uno degli aeromobili dispiegati però è stato costretto ad effettuare un atterraggio lontano dalla propria base a causa di un’emergenza in volo. Dalle scarse fonti in nostro possesso, il luogo del rischieramento sembra fosse localizzato in Qatar, negli Emirati Arabi Uniti o in Arabia Saudita.
Fosse confermata da fonti ufficiali la notizia sarebbe uno scoop sensazionale, ma il fatto che il Nighthawk sia un velivolo ancora operativo e lungi dall’essere pensionato infatti è abbastanza evidente e negli ultimi anni la stampa specialistica lo ha confermato “paparazzandolo” varie volte sui cieli della California e del Nevada.
Le ultime immagini disponibili e pubblicate sempre da Scramble risalgono al 26 febbraio scorso e provengono proprio dal Death Valley National Park. Nel video della rivista Combat Aircraft si nota uno di questi aerei effettuare un low passage sopra la Valle della Morte.
A quote from our friend Dan Stijovich “26 and 27 February 2019, a memorable couple days to say the least…” On these…Pubblicato da Scramble Magazine su Sabato 2 marzo 2019
Nonostante tutta la flotta di 52 esemplari operativi sia stata ufficialmente ritirata dal servizio attivo nell’agosto 2008 col fine di liberare fondi da destinare all’F-22 Raptor, è evidente che l’ F-117 è tutto fuorché un caccia da museo.
La ragione di questi voli è tutt’ora sconosciuta, ma non sembrano essere soltanto i classici voli finalizzati a mantenere i certificati di aeronavigabilità dell’aereo o a tenere i piloti in perfetto allenamento. C’è sicuramente molto di più.
Se disponesse realmente di una forza Nighthawk classificata o meno, l’USAF potrebbe effettivamente colpire obiettivi strategici per mezzo di attacchi di precisione con munizionamento multiplo in stiva,come due JDAM o dodici SDB.
A questo punto il loro uso così come sarebbe avvenuto in Siria ( probabilmente per sfuggire ai sistemi antiaerei russi ), potrebbe avrebbe un senso non soltanto dal punto di vista sperimentale, ma anche sotto quello economico.
I costi di una missione sarebbero senza ombra di dubbio esorbitanti, ma di gran lunga inferiori a quelli generati da un B-2, un velivolo che costa al grammo più dell’oro e che ormai viene considerato sempre di più come un’arma deterrente e di propaganda che non una realmente funzionale e strategica.
Solo nel 2014, a seguito della pubblicazione di alcuni video e immagini che ritraevano uno di questi velivoli in ottima forma, l’USAF ha deciso di esporsi in pubblico ed ha candidamente ammesso che il “Black Jet” era conservato in un deposito di “Tipo 1000” presso il Tonopah Test (T.T.R.), ovvero all’interno di una struttura climatizzata che ne permette una conservazione perfetta; il che significa che ogni aereo viene mantenuto e preservato come se dovesse tornare in servizio attivo.
In base allo status “Type 1000” infatti, tutte le piattaforme stoccate devono essere in grado di riprendere le operazioni di volo entro un periodo compreso che va dai 30 ai 120 giorni.
Lo scopo è anche evitare il deterioramento dei materiali RAM, che potrebbero risultare tossici se non letali per l’uomo. Va precisato inoltre che condizioni atmosferiche e del deserto del Nevada sono assolutamente ideali per mantenere gli aerei in condizioni perfette, proprio a causa dei livelli bassissimi di umidità che implicano un tasso di corrosione pressoché nullo.
L’iter di soppressione e’ iniziato ufficialmente nel 2016, quando l’Armed Services Committee della Camera ha deciso di rimuovere il precedente requisito che imponeva all’Air Force di mantenere la flotta in una condizione che avrebbe consentito la ripresa delle operazioni di volo.
Prima dell’F-117, le strutture di Tonopah hanno ospitato le piattaforme clandestine del programma classificato Constant Peg, che poi è stato trasferito nell’Area 51 a Groom Lake.
Nel 2017 l’USAF, sempre attraverso un comunicato ufficiale, ha annunciato la ferma decisione di ritirare la flotta superstite in via definitiva: per sempre.
In conformità con il National Defense Authorization Act del 2017, approvato il 23 dicembre dello stesso anno, l’ aeronautica americana ha dunque accondisceso a mettere la parola fine al programma Nighthawk.
Secondo il trattato, a partire partire dal gennaio 2018, ogni anno saranno ritirati 4 velivoli con lo scopo prima di demilitarizzarli e bonificarli ed infine demolirli o destinarli a qualche museo. Saranno necessari dunque più di 10 anni per completare l’intera procedura dopo la fine dello status di riserva “Type 1000”.
Ma quando sembrava che il sole fosse definitivamente tramontato sul “Black Jet” ecco che appare un’ulteriore svolta nell’intera faccenda, l’ennesima: l’ultimo avvistamento del 26 febbraio di quest’anno. A questo punto sorge spontaneo domandarsi quale è la verità e quali sono le vere motivazioni che hanno spinto l’USAF a continuare ad insistere sul Nighthawk.
L’ipotesi più accreditata vuole che questi bombardieri tattici possano essere stati riconvertiti come tester sperimentali per valutare nuovi materiali RAM, nuovi rivestimenti applicati alla struttura o sistemi innovativi per abbattere gli IR. Non è da escludere neppure lo studio di un nuovo sistema radar che sia in grado di rilevare o di tenere traccia degli oggetti volanti a bassa osservabilità.
Oltre al ruolo di tester sperimentali è da tenere in considerazione l’ipotesi che almeno uno degli esemplari immortalati nei cieli negli ultimi dieci anni possa essere un velivolo riconvertito a ruolo ummanned.
In un’occasione infatti, uno di questi Nighthawk “ombra” è stato immortalato in volo a est del Tonopah Range con una vistosa antenna posizionata a poppa sulla spina dorsale. Se così fosse, questi sarebbero i primi bombardieri tattici Stealth senza pilota su cellula operativa combat proven.
Un’ulteriore ipotesi altamente plausibile sarebbe quella di impiegarli nel corso di una delle prossime Red Flag col ruolo di Stealth Aggressor.
Gli F-117 inoltre potrebbero essere altrimenti impiegati dagli Stati Uniti e dai loro alleati per testare nuove tattiche di penetrazione in sistemi altamente protetti, senza dover sacrificare per forza piattaforme del calibro del F-22 o del F-35 (come si suppone sia accaduto nel 2017 in Siria), semplicemente sfruttando le sue capacità intrinseche e le ultime ore di volo residue.
Il Dipartimento della Difesa USA, infine, sembra che abbia deciso di continuare a preservare una piccola cellula da mantenere in operatività assieme a piloti ed equipaggi di supporto, in barba al N.D.A.A. e a qualsiasi altro trattato che vuole mettere al bando il caccia Stealth in via definitiva, con lo scopo di poter riaprire rapidamente il programma qualora ce ne fosse l’esigenza.
Nel frattempo il Nighthawk continua a solcare i cieli, ma lo fa come “black project” sotto programma e bilancio classificato. Si stima che il bugdet annuale del Dipartimento della Difesa destinato a questo genere di programmi ammonti a circa 60 miliardi di dollari


Frutto dei programma Hopeless Diamond e Have Blue, il bombardiere tattico Stealth è stato ritirato nell’aprile del 2008 dopo venticinque anni di servizio operativo.
Mentre il primo programma attraverso complessi calcoli al computer delineava la migliore forma per dissipare le onde radar, Have Blue aveva lo scopo di definirlo in maniera quasi definitiva e di testare le proprietà di una sezione radar equivalente di un velivolo aerodinamicamente instabile con superfici piatte.
Erano gli anni ’70 e non era ancora disponibile la capacità di calcolo per realizzare le superfici curve poi adottate nelle piattaforme di quinta generazione come l’F-22 e l’F-35.
La sezione Skunk Works della Lockheed dedicata ai velivoli sperimentali iniziò a sviluppare la piattaforma Stealth nel 1976. Soltanto un anno dopo dei dimostratori tecnologici decollavano dall’Area 51, nel Nevada.
Il primo F-117A è uscito dalle linee di produzione nel 1981, mentre la capacità operativa iniziale fu raggiunta nell’ottobre del 1983, ma il mondo ne venne a conoscenza soltanto 5 anni più tardi nel 1988 grazie alla rivista Aviation Week. Ma il primo caccia stealth deve la sua popolarità alla sua partecipazione alla prima Guerra del Golfo, la Desert Storm.
Per depistare il rilevamento satellitare dei russi, presso il Tonopah Test Range Airport fu schierata negli anni ’80 una flotta di ben A-7 Corsair II. Il costo medio di un F-117 era di 110 milioni di dollari dell’epoca, anche se l’intero capitolo di spesa del programma essendo classificato non si è mai saputo. La produzione si concluse negli anni ’90 con 64 piattaforme realizzate, inclusi cinque prototipi YF-117.
Testo: Simone Ferrante
Immagini: US Air Force, Marko Milosavljević, foxtrotalpha.jalopnik.com, Scramble.nl