Avro Vulcan B.2 RAF Falklands
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A 40 anni dalla guerra delle Falklands: con le missioni Black Buck nel 1982 i bombardieri Vulcan attaccano le Falklands

4o anni fa, nella primavera del 1982 una grande task force organizzata dalla Gran Bretagna fece rotta verso l’Atlantico Meridionale per riconquistare le isole Falkland, la Georgia del Sud e le isole Sandwich meridionali invase dall’Argentina il 2 aprile 1982 (operazione Rosario) che ne reclamava il possesso. L’arcipelago delle Falklands è un territorio d’oltremare del Regno Unito ubicato nell’oceano Atlantico Meridionale e storicamente rivendicato dall’Argentina con il nome spagnolo di Islas Malvinas.

La Gran Bretagna, nell’ambito dell’operazione Corporate, mise insieme una task force formata dalle tre forze armate che si trovò ad affrontare l’inverno australe a 13.000 km di distanza da casa e a soli 1300 km dal continente antartico in inferiorità numerica e con oggettivi problemi logistici da affrontare e risolvere. Protagonisti nel cielo, dal lato britannico, furono i velivoli Harrier GR Mk.3 e Sea Harrier FRS Mk.1, nuovi sistemi missilistici e i bombardieri strategici Vulcan. Gli Harrier oltre a portare attacchi aerei contro le postazioni argentine sulle isole, abbatterono numerosi caccia nemici e fecero da protezione alle portaerei britanniche Hermes e Invincible che se colpite dai missili exocet argentini avrebbero portato la Gran Bretagna alla devastante perdita del conflitto.

Gli Avro Vulcan B.2 della Royal Air Force erano sul punto di essere ritirati dal servizio attivo, ritiro previsto per giugno 1982, quando furono pianificati i raids dell’operazione Black Buck a seguito dell’invasione della Falklands. Questi raids prevedevano il bombardamento di Port Stanley sulle isole Falklands non tanto per un vero obiettivo bellico nelle isole del sud dell’Atlantico ma per dimostrare la capacità della Royal Air Force di colpire, in una eventuale escalation, anche il territorio metropolitano argentino se la situazione lo avesse richiesto.

conflitto delle falklandsI bombardieri strategici Avro Vulcan B.2 furono dislocati sull’aeroporto di Wideawake, nell’isola di Ascensione in pieno Atlantico vicino all’equatore. Durante le missioni Black Buck i bombardieri Vulcan sia all’andata verso le Falklands che al ritorno verso Ascensione furono riforniti in volo da undici Victor incluso uno in posizione di standby. Furono necessari cinque rifornimenti in volo verso le Falklands ed uno verso Ascensione. Le missioni durarono circa 16 ore  per percorrere 15mila chilometri, facendo ai quei tempi delle missioni Black Buk le missioni di bombardamento più lunghe della storia.

Furono pianificate sette missioni Black Buck, alcune per il bombardamento della pista dell’aeroporto di Port Stanley ed alcune per la ricerca e l’attacco dei radar argentini dislocati sulle isole. I primi bombardieri partirono dal Regno Unito il 29 Aprile per atterrare nove ore e 4000 miglia più tardi sulla base aerea della piccola isola di Ascensione, che tra aprile e giugno 1982 divenne uno degli aeroporti con maggiore traffico al mondo.

Appena prima della mezzanotte del 30 aprile 1982, in completo silenzio radio e con tutte le luci di navigazione spente, due bombardieri Vulcan B.2 (XM598 e XM607) partirono verso le Falklands con 21.000 libbre di bombe ciascuno, scortati dagli 11 tanker Victor K.2, era l’inizio della missione “Black Buck One“. Uno dei Vulcan (XM598) ebbe problemi di pressurizzazione e dovette tornare ad Ascensione. A 300 miglia dall’obiettivo il Vulcan XM607 si abbassò a 250 piedi e sganciò il carico bellico sulla pista di Stanley. Erano le 4 di mattina del 1° Maggio 1982. L’attacco non fece danni importanti alla pista di Stanley, come anche i successivi bombardamenti, ma prese completamente di sorpresa sia gli argentini che il mondo intero.

I Vulcan B.2 delle missioni Black Buck non subirono perdite, e come detto non danneggiarono mai seriamente la base aerea di Port Stanley che continuò ad essere operativa con i C-130 Hercules, gli FMA Pucarà e gli MB-339.

Rifornimento in volo

Per ogni missione Black Buck due gruppi di aerei decollavano da Ascensione. Il primo gruppo comprendeva due Vulcan e quattro Victor. Uno dei Victor riforniva due volte il Vulcan principale prima di tornare alla base. Un secondo Victor procedeva volando quasi fino alle Falklands, cosa che poteva fare perché rifornito a sua volta da un terzo Victor, che poi sarebbe tornato alla base. Il bombardiere Vulcan di riserva, accompagnato dalla quarta cisterna Victor, sarebbe tornato alla base se il Vulcan principale avesse continuato la missione e nessuno degli aerei tanker Victor avesse avuto un problema significativo.

Nel frattempo, il secondo gruppo di sette Victor decollava per seguire il bombardiere Vulcan verso sud. Il primo Victor del secondo gruppo volava fino al limite del suo raggio d’azione prima di essere rifornito da un secondo Victor, che sarebbe poi tornato ad Ascensione. Quel primo Victor si sarebbe poi unito al Vulcan per rifornirlo altre due volte prima di rifornire di carburante un terzo Victor, che a sua volta era arrivato così lontano perché era stato precedentemente rifornito da un quarto Victor. Sia il primo Victor che il quarto Victor sarebbero quindi tornati indietro ad Ascensione. Il terzo Victor, prima di tornare indietro, avrebbe quindi rifornito di carburante un quinto Victor, che intanto era stato rifornito da un sesto Victor che nel frattempo era tornato ad Ascensione. Il quinto Victor avrebbe quindi rifornito di nuovo il Vulcan altre due volte prima di tornare finalmente indietro. Il bombardiere Vulcan, a quel punto, era quasi giunto sul bersaglio.

Un ingranaggio veramente complesso che possiamo capire meglio con questo breve video che mostra tutti i movimenti delle aerocisterne Victor K.2.

La missione “Black Buck Two” fu effettuata tra il 3 e il 4 maggio con lo stesso obiettivo. I due Vulcan impiegati (XM598 e XM607) si diressero sulle Falklands e il velivolo XM607 attaccò la pista di Stanley mentre il XM598 fece da riserva. La RAF prese visione anche di un altro pericolo per i suoi aerei e cioè la difesa aerea che gli argentini organizzarono sull’isola, difesa composta da un certo numero di cannoni leggeri e più pesanti inclusi gli svizzeri Oerlikon a guida radar da 35mm. Faceva parte della difesa aerea anche il radar di costruzione americana Westinghouse AN/TPS-43 con una capacità di scoperta radar fino a 220 miglia nautiche.

La missione “Black Buck Three” programmata per il 13 maggio fu cancellata per avverse condizioni meteo prima del decollo dei due Vulcan XM612 e XM607.

La missione “Black Buck Four” del 28 maggio fu la prima missione SEAD e prevedeva la ricerca e la distruzione del radar argentino AN/TPS-43 che aveva capacità di scoperta radar molto elevate e poneva quindi un grande pericolo sia per gli aviogetti inglesi che per la flotta della Royal Navy. Con questo radar gli argentini potevano seguire a lungo gli Harrier inglesi quasi fino all’appontaggio sulle portaerei potendo stabilire, anche se con un margine di errore, una posizione ipotetica delle navi inglesi, che potevano diventare più facilmente bersaglio degli abili piloti argentini di Mirage III e A-4 Skyhawk. La missione condotta dai Vulcan XM597 e XM598 fu però cancellata dopo cinque ore di volo per problemi ad una delle aerocisterne Victor K.2. Per le missioni SEAD fu dapprima valutato il missile Martel ARM che poi venne sostituito dal missile americano AGM-45 Shrike che fu adattato al Vulcan tramite dei piloni sub-alari improvvisati.

Il 31 maggio scattò la missione “Black Buck Five” con i velivoli XM597 e XM598 come riserva. Il Vulcan impiegato per l’attacco, armato di due missili antiradar, agganciò il radar argentino ma il missile cadde a 10 metri dall’installazione provocando pochissimi danni. I serventi argentini dopo il primo missile spensero semplicemente il radar per sganciarsi dai sistemi di tracciamento del Vulcan.  Gli argentini riuscirono ad evitare così altri danni e il radar AN/TPS-43 restò operativo fino alla fine del conflitto anche se con un utilizzo meno intensivo per evitare di essere attaccati nuovamente. Dal 13 maggio infatti non riuscendo più a capire che tipo di missione avrebbero svolto i Vulcan in avvicinamento alle Falklands, gli argentini avrebbero sempre spento il radar non potendo più sfruttare al massimo le sue capacità di scoperta e inseguimento.

Il 3 giugno scattò la seconda missione SEAD, la “Black Buck Six“. I Vulcan impiegati furono il XM597 e il XM598 (riserva). Il Vulcan XM597, armato di quattro missili antiradar, attaccò e distrusse un radar Skyguard con i missili Shrike, senza però riuscire ad individuare il sempre sfuggente AN/TPS-34. Ma in questa occasione non tutto andò per il verso giusto. Il Vulcan XM597 sulla strada del rientrò durante il rifornimento in volo danneggiò la sonda per il travaso del carburante e armato ancora con due missili antiradar fu costretto a dirigersi verso il Brasile per tentare un atterraggio d’emergenza a Rio de Janeiro. Nonostante alcune difficoltà con il controllo del traffico aereo brasiliano, con la mancanza di carburante, con due caccia F-5 Tiger decollati per intercettarlo, con la necessità di sbarazzarsi di alcuni documenti ritenuti top secret e dei missili Shrike, il Vulcan atterrò senza danni a Rio de Janeiro. L’equipaggio del Vulcan ai comandi dello Squadron Leader Neil McDougall riuscì a lanciare fuori del velivolo una cassetta con i documenti da un’altitudine di 45.000 piedi e a 300 nodi di velocità e a sganciare in mare un solo missile Shrike a causa di un guasto al secondo che non di sganciò dal pilone sub-alare.
Il Brasile che era neutrale internò il Vulcan per nove giorni prima di essere restituito (senza il missile Shrike che fu sequestrato) alle autorità inglesi con l’equipaggio l’11 giugno, senza danni per macchina e uomini, strappando però alla Gran Bretagna la promessa di non impiegare più quel particolare velivolo in azioni contro l’Argentina. Il Vulcan rientrò ad Ascensione ed effettivamente non fu più utilizzato in missioni di guerra sulle Falklands anche perchè da li a poco l’Argentina si arrese, alle 21:00 del 14 giugno 1982.

La missione “Black Buck Seven“, l’ultima del conflitto, portò il 12 giugno i Vulcan XM607 e XM598 (riserva) ad attaccare postazioni argentine vicino a Stanley e all’aeroporto. In questa occasione si cercò di risparmiare la pista da danni importanti perchè nei piani inglesi sarebbe dovuta servire a rischierare i loro caccia una volta liberate le isole Falklands dall’occupazione argentina. A settembre 1982 furono, così, rischierti i caccia Phantom FGR Mk.2.

Il successo militare delle missioni Black Buck è ancora oggi controverso. Come già accennato i danni alla pista di Port Stanley furono minimi e riparati anche velocemente dai genieri argentini, e la pista continuò a essere utilizzata fino alla fine del conflitto. Sicuramente i primi attacchi aerei dei Vulcan costrinsero gli argentini a tenere i loro agguerriti caccia Mirage III, IAI Dagger e A-4 Skyhawk sul territorio metropolitano, invece di ingaggiare gli Harrier della RAF e della Royal Navy direttamente dalle isole, anche a protezione di obiettivi sensibili sulla terraferma da possibili attacchi britannici. Questo complicò non poco tutta la gestione degli attacchi aerei argentini contro le forze aero-navali inglesi. I britannici dimostrarono, così, la loro superiore capacità militare e l’estrema volontà di riprendersi i territori del sud Atlantico, nonostante una importante inferiorità numerica rispetto alle forze argentine.

Che fine hanno fatto i quattro Vulcan B.2 protagonisti delle msissioni Black Buck?

  • XM597 (Black Buck 4, 5, 7) entrato in servizio il 27 agosto 1963 è conservato presso il National Museum of Flight a East Fortune dal 1984.
  • XM598 (Black Buck 1, 2, 4, 5, 6, 7) ritirato dal servizio il 17 dicembre 1982 fu conservato prima sulla base aerea di RAF Waddington, oggi lo si può ammirare al museo di RAF Cosford nella sezione National Cold War Exhibition.
  • XM607 (Black Buck 1, 2, 3, 7) consegnato alla RAF il 31 dicembre 1963 è conservaato e preservato presso la basea aerea di RAF Waddington.
  • XM612 (Black Buck 3) entrato in servizio con la RAF nel marzo del 1964 è oggi preservato e visitabile presso il museo City of Norwich Aviation Museum.

Testo: Stefano Monteleone
Immagini: Royal Air Force / MoD Crown copyright, Wikipedia, Vulcan Restoration Trust (https://avrovulcan.com/), Vincent Hopper (https://www.flickr.com/photos/vwhdkh/), Bob Shackleton (via http://studysupport.info/vulcanbomber/blackbuck.htm), Alan Wilson (https://www.flickr.com/photos/ajw1970/), Simon Fewkes (https://www.flickr.com/photos/simon-fewkes), Vin LK (https://www.flickr.com/photos/vlk77/)