3° REOS Aldebaran
@ Aviation Report / Gianluca Vannicelli

La formazione del personale del 3° REOS “Aldebaran”: il corso EVOS – Equipaggi di Volo per Operazioni Speciali

A novembre del 2022 abbiamo parlato del 3° REOS “Aldebaran”, un corpo d’élite dell’Esercito Italiano alle dirette dipendenze del Comandante dell’Aviazione dell’Esercito, inquadrato come unità di supporto aereo alle operazioni speciali. Abbiamo raccontato la storia, descritto i compiti e le missioni che quotidianamente gli vengono assegnate e con loro abbiamo preso parte ad una esercitazione, sulla quale abbiamo scritto in questo articolo.

Ma c’è un aspetto fondamentale per tutti i reparti dell’Esercito Italiano, in particolare il 3°REOS “Aldebaran”, un’eccellenza dell’Aviazione dell’Esercito: la formazione.

La formazione è fondamentale in ogni aspetto della nostra vita quotidiana, che sia davanti ai fornelli per uno chef o quando si scrive un articolo per un giornale, come nel mio caso, figuriamoci per il tipo di missioni che il personale del 3°REOS viene quotidianamente chiamato a svolgere.

Missioni difficili, in condizioni estreme, 365 giorni l’anno. Siamo abituati a pensare, che ogni volta un equipaggio si alza in volo, la missione verrà portata a termine con successo e posso garantirvelo, è quasi sempre così; ma cosa si cela dietro una missione portata a termine con successo? Una attenta, maniacale e faticosa, a volte estenuante “formazione”. E per descrivervela meglio, abbiamo accompagnato le donne e gli uomini del 3° REOS durante alcune delle numerose esercitazioni a cui vengono quotidianamente sottoposti.

La formazione del personale del 3° REOS “Aldebaran”, punta all’unione operativa per obiettivi comuni al fine di amalgamare il personale di volo e il personale delle Forze Speciali: requisito ineludibile per la condotta di specifiche missioni che gli equipaggi sono chiamati a compiere in stretta sinergia con il personale delle unità dedicate alle Operazioni Speciali di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri.

Tale preparazione viene conseguita attraverso il corso EVOS (Equipaggi di Volo per Operazioni Speciali) passaggio fondamentale per forgiare la mentalità dei futuri equipaggi del 3° REOS. Tale corso ha lo scopo primario di fornire una base comune di addestramento terrestre per operare e sopravvivere in ambienti ostili con le medesime procedure impiegate dalle Forze Speciali (in caso tale opzione si renda necessaria, ad esempio, a seguito di un atterraggio forzato).

A questo si unisce l’obiettivo di addestrare gli equipaggi all’impiego delle tecniche di volo peculiari per operare in assoluta aderenza con le esigenze operative proprie delle Forze Speciali. Il corso, della durata di nove settimane, è diviso in tre moduli:

  • Modulo Ground: acquisizione di tecniche e procedure di combattimento individuale e di pattuglia che consentano di sopravvivere e muovere in maniera occulta, esaltando l’integrazione tra gli equipaggi di volo e le forze speciali; questa impegnativa fase si sviluppa affrontando situazioni critiche in ambienti naturali per lo più impervi, consolidando le tecniche di tiro e acquisendo quelle di evasione e resistenza agli interrogatori.
  • Modulo Pianificazione Integrata: base capacitiva di pianificazione integrata e congiunta ai distaccamenti operativi delle forze speciali secondo gli standard interforze e NATO.
  • Modulo di Volo: acquisizione delle tecniche, tattiche e procedure di volo fondamentali per l’efficace supporto alle forze speciali in tutti gli ambienti operativi di potenziale impiego.

Sono nove settimane massacranti ed intense, nelle quali solo una grande determinazione e la passione per la propria divisa e la propria unità, permettono ai soldati di superare le sfide che quotidianamente vengono loro proposte. Per renderci conto delle difficoltà che il 3°REOS deve quotidianamente affrontare, abbiamo seguito due esercitazioni: la prima un’esercitazione di tiro, nella seconda abbiamo assistito ad una operazione di recupero ed esfiltrazione da territorio ostile di un equipaggio al seguito della perdita del loro elicottero.

Il primo giorno ci siamo recati al poligono militare “Foce di Reno”, situato alla foce del Reno (RA), dove gli specialisti del 3° REOS si sono esercitati in diverse operazioni di tiro, dapprima utilizzando le armi individuali, pistola e fucile d’assalto, in dotazione agli equipaggi EVOS.

Il poligono di tiro è un luogo pericoloso per definizione, ed è per questo che siamo stati accuratamente istruiti su come muoverci all’interno dello stesso e sempre sotto il rigido e scrupoloso controllo del personale del 3° REOS. Abbiamo visto come si addestrino all’uso della propria pistola di ordinanza (il comandante Colonnello Gianpaolo Rapposelli, non si è esentato dal prendere parte all’esercitazione) e di come, sotto la guida attenta degli istruttori, in breve tempo i soldati abbiano migliorato in maniera significativa la loro capacità di tiro sia statico che dinamico.

Ho apprezzato l’attenzione con cui gli istruttori hanno seguito i propri allievi, fornendo loro preziosi consigli e aiutando gli elementi meno esperti con uno spirito di squadra mai così forte come nel 3° REOS, abbia fatto la differenza permettendo a tutti di raggiungere elevanti standard di precisione.

Analogo discorso per quanto riguarda l’uso del fucile d’assalto, un’arma davvero impegnativa, che ancor più della pistola di ordinanza, ha bisogno di un lungo addestramento e di una formazione molto scrupolosa. Ma gli istruttori del 3° REOS hanno stoffa da vendere, con parole semplici ed un’attenzione ad ogni singolo dettaglio, in poco tempo sono riusciti a far migliorare le capacità di ogni singolo componente.

Questo è uno degli aspetti che più mi ha colpito durante la giornata passata al poligono militare “Foce di Reno”: non solo il 3° REOS dispone di personale preparato, ma ha tra i propri ranghi dei validissimi istruttori, soldati con un curriculum importante che, con parole semplici e attentamente scandite, riescono a trasmettere la propria esperienza agli allievi. Senza ombra di dubbio questo personale, altamente specializzato, rappresenta un valore aggiunto per il 3° REOS e per tutta l’aviazione dell’Esercito.

Il secondo giorno abbiamo assistito ad un’attività addestrativa di Personnel Recovery, ovvero di ricerca, recupero ed esfiltrazione di un equipaggio rimasto isolato in territorio ostile. Su questo tipo di missione sono stati scritti libri e realizzati molti film di successo, uno su tutti “Behind Enemy Lines”, ma al 3°R EOS si fa sul serio e l’eventualità della perdita di un elicottero con successivo recupero dell’equipaggio in territorio ostile è solo una delle tante missioni per le quali tutti i qualificati EVOS si addestrano con estremo scrupolo e realismo: proprio per questo  la Personnel Recovery è un’attività attentamente provata con esercitazioni dedicate ed una formazione continua sia del personale recuperatore, sia (e soprattutto) del personale che potenzialmente può rimanere isolato in territorio ostile.

E così, in una giornata non delle migliori, siamo saliti a bordo di uno dei tre elicotteri della formazione, due NH90 in configurazione trasporto truppe e un UH-412, per raggiungere una squadra che aveva attivato le complesse procedure standard che vengono messe in atto con rapidità e automatismo in caso di perdita del loro elicottero.

Ma prima di andare in volo, ogni elicottero ha bisogno di una meticolosa ed attenta manutenzione, manutenzione assicurata dagli specialisti e dai tecnici del 3° REOS e dal personale della Leonardo Elicotteri, uomini e donne che svolgono un lavoro fondamentale per il reparto e per la riuscita delle tante missioni che quotidianamente gli vengono affidate: manutenere e rendere pronti H24 gli elicotteri del reparto, in Italia come all’estero. Di loro se ne parla poco, ma il loro apporto ad ogni missione è fondamentale!

Mentre un elicottero esce dal suo hangar, gli uomini in assetto da combattimento fanno l’ultimo briefing prima di partire per la missione, un briefing in cui vengono ripassati e pianificati tutti i dettagli della missione e nulla, neppure il più insignificante dettaglio, viene lasciato al caso: la lunga e meticolosa preparazione traspira e la si apprezza anche in questi ultimi momenti prima della partenza.

Il gruppo di tre elicotteri lentamente si stacca da terra, mentre un vento forte e gelido spazza la pista dell’aeroporto di Viterbo e una fastidiosa pioggia ci porta via gli ultimi raggi di sole. La tentazione sarebbe quella di trovare riparo in un bel bar con una cioccolata calda ma non per il personale del 3° REOS, loro sono abituati e formati per operare in ogni condizione meteo.

La loro esperienza gli ha insegnato a valutare ogni singolo aspetto operativo (meteo avverse comprese) e a svolgere con successo la propria missione: non sono eroi, sono soldati e se l’Italia è la grande Nazione che è, lo dobbiamo anche a loro, al loro coraggio e alla loro professionalità, una professionalità riconosciuta in tutto il mondo.

I tre elicotteri volano in formazione, ma in sicurezza visto le condizioni meteo avverse, emozionato nel partecipare ad una missione del genere, nel surreale silenzio in concentrazione degli uomini del 3°REOS: “chissà cosa stanno provando a cosa stanno pensando e se non fosse un’esercitazione?“, mi chiedo mentre li vedo sbarcare armi in mano da un elicottero in hovering per andare a recuperare dei commilitoni.

Sapendo che potrebbero essere colpiti dal fuoco nemico. Non lo so e probabilmente non lo saprò mai, quello che so per certo è che sono dei professionisti, persone che ogni giorno lavorano, studiano e si preparano per essere pronti a rispondere ad una chiamata che si spera non arriverà mai, ma loro ci sono nel caso succedesse.

La squadra viene sbarcata in un campo attiguo alla zona da cui è arrivato il segnale di emergenza, poi applica in maniera precisa la procedura per rintracciare l’equipaggio che ha perso l’elicottero e in pochi minuti identifica il gruppo di soldati, secondo una tecnica a lungo provata e infine avvia le procedure di riconoscimento del personale.

Nella squadra che ha perso l’elicottero vi è un ferito e questo, viene barellato e trasportato in un’area poco distante per essere recuperato con il verricello dall’UH412 mentre il resto della squadra prosegue con le operazioni di identificazione del personale che ha avviato le procedure di Personnel Recovery.

Il tempo è davvero inclemente, ogni secondo in più potrebbe essere un pericolo per tutti; eppure, in pochi minuti la persona infortunata è verricellata e issata a bordo dell’elicottero per essere stabilizzata a bordo e trasportata in un vicino posto di medicazione; il resto della squadra dopo esser stata identificata, viene imbarcata sui due elicotteri per essere velocemente riportata alla base.

Mi stupisce la rapidità con la quale avviene l’azione, ogni singolo gesto, ogni mossa e procedura viene svolta in maniera rapida ed ineccepibile, non c’è la minima improvvisazione nel loro modo di agire, oltre che essere una squadra molto affiatata gli uomini del REOS sono precisi, più di un orologio svizzero perfettamente sincronizzati nei loro movimenti.

Osservo i volti dei soldati cercando una sfumatura, una sbavatura, un segno di incertezza non trovandolo, solo sguardi attenti e concentrati e ben centrati sulle loro azioni, quasi che andare a recuperare dei commilitoni con un elicottero in territorio ostile durante una giornata da lupi, fosse normale… e per loro lo è; lo è  se sei un EVOS del 3° REOS, determinato ma soprattutto ben addestrato, preparato a svolgere qualsiasi missione il comando ti assegni, una missione da cui dipende la tua vita e di altri, una missione dura, faticosa, snervante, una missione che tu hai scelto perché per te essere un soldato non era un semplice lavoro ma uno stile di vita, difficile ed estenuante ma al tempo stesso appagante come pochi.

In questa missione ho visto volti, che non vedrete mai in tv o sui giornali, ho visto volti di persone che ogni giorno si sottopongono a massacranti esercitazioni e mettono a repentaglio la propria vita con un solo obiettivo: la sicurezza della nostra Nazione. A queste persone mi sento di dire una sola parola: grazie a nome di tutti gli Italiani!

Un sincero ringraziamento a tutto il personale del 3° REOS “Aldebaran”, al Comando Aviazione dell’Esercito, allo Stato Maggiore dell’Esercito e al suo Ufficio Stampa.

Testo: Emanuele Ferretti
Immagini: Gianluca Vannicelli