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Intervista al Generale di Brigata Stefano Lagorio, comandante della Brigata Aeromobile Friuli

Il Generale di Brigata Stefano Lagorio, 11° comandante della Brigata Aeromobile Friuli ha frequentato il 170° corso “Audacia” dell’Accademia militare di Modena. Promosso sottotenente di fanteria nel 1990, ha prestato servizio nel grado di tenente e capitano presso il 2° e il 5° reggimento alpini fino al 1997. Ha frequentato il 51° corso pilotaggio aerei presso il Centro Aviazione dell’Esercito in Viterbo e presso il Centro di addestramento aeronavale della Marina militare americana (Nas Pensacola ed Nas Corpus Christi) dal 1997 al 1999, conseguendo il brevetto di pilota militare contestualmente a quello di US naval aviator (su velivoli Beechcraft T-34C e T–44).

Nel 1999 ha prestato servizio presso il Centro Aviazione dell’Esercito di Viterbo quale comandante dello squadrone comando e servizi fino al 2000. Dal 2000 al 2003 ha prestato servizio presso il 28° gruppo squadroni Aves “Tucano” di Viterbo in qualità di ufficiale pilota addetto alla sezione Oaic e come comandante dello squadrone Actr (Aero collegamento e trasporto regionale su velivolo Piaggio P-180 Avanti).

Ha frequentato il 128° corso di Stato Maggiore ed il 5° corso pluritematico presso la Scuola di Applicazione di Torino (2002 – 2003). Dal 2003 al 2006 ha prestato servizio, in qualità di ufficiale addetto alla sezione politica d’impiego e coordinamento, presso lo Stato Maggiore dell’Esercito, reparto impiego del personale. Ha frequentato l’8° corso presso il Centro alti studi della Difesa in Roma conseguendo il titolo Issmi (2005-2006). E’ laureato in Scienze Politiche e Scienze Internazionali e Diplomatiche.

Dal 2006 al 2009 ha prestato servizio presso lo Stato Maggiore del Comando Logistico dell’Esercito in Roma. Ha comandato il 28° gruppo squadroni Aves “Tucano” in Viterbo dal 2009 al 2012, svolgendo contemporaneamente l’incarico di pilota istruttore militare di volo e di specialità, sui velivoli Piaggio P-180 Avanti e Dornier Do 228.

Dal 2012 al 2013 è stato impiegato presso l’Unifil Hq di Naqoura (Libano) con l’incarico di Chief Mission Air Operation Center. Nel 2013 ha assunto l’incarico di capo ufficio personale dello Stato Maggiore del Comando Aviazione dell’Esercito conseguendo, contestualmente, l’abilitazione su aeromobili ad ala rotante (NH 500 ed AB 205). Ha al suo attivo circa 2000 ore di volo su aeromobili militari ad ala fissa e rotante.

Dal 2014 ha comandato il 4° reggimento Aviazione dell’Esercito “Altair” in Bolzano, il 66° reggimento fanteria aeromobile “Trieste” in Forlì, dove ha conseguito l’abilitazione aeromobile avanzata e il reggimento allievi della Accademia Militare di Modena. Dal 15 settembre 2018 al 5 settembre 2019 ha comandato la Missione militare bilaterale italiana in Libano (Mibil). Dal settembre 2019 è al comando della Brigata Aeromobile Friuli.

Intervista al Generale di Brigata Stefano Lagorio

Generale di Brigata Stefano Lagorio

Generale Lagorio, Lei oggi si trova a ricoprire un incarico di prestigio che richiede molta responsabilità. Cosa significa, per Lei, comandare oggi la Brigata Friuli?  

Essere il Comandante della Brigata Aeromobile “Friuli” rappresenta per me un grande privilegio ed un onore. E’ un incarico di grande responsabilità che sento come uno tra i più impegnativi che hanno contraddistinto la mia lunga esperienza di Comando. Si tratta di gestire una Grande Unità peculiare costituita da mezzi e materiali all’avanguardia all’interno della quale però gli uomini e le donne della “Friuli” rappresentano la risorsa più preziosa. La Brigata Aeromobile ha alcune caratteristiche che la rendono “diversa” da ogni altra unità dell’Esercito Italiano. Innanzi tutto le tradizionali mis­sioni delle unità aeromobili sviluppate a partire dal 2002: fornire la capacità aero­mobile (operazioni che iniziano nella terza dimensione e proseguono sia a terra che dall’aria) ed aeromeccanizzata (operazioni ove forze costituite sostanzialmente da elicotteri da esplorazione e scorta, operano con o senza il supporto della componente terrestre) alla Forza Armata nei vari scenari operativi in territorio nazionale e all’estero. Tali caratteristiche sottendono la possibilità espressa dalla Brigata Aeromobile di trovare l’impiego in tutte le tipologie di operazioni, nelle quali può agire indipendentemente o congiuntamente con altre forze terrestri e poter altresì operare unitamen­te o distaccando Task Group aeromobili e/o aeromeccanizzati nell’ambito sia delle cosiddette “attività tattiche terrestri” sia delle “attività tattiche nella terza dimensione”. Queste missioni “storiche” della Brigata Aeromobile “Friuli”, accanto ai nuovi compiti di Personnel Recovery, ossia di recupero di personale isolato, rappresentano la realtà in cui opera ogni giorno la mia Brigata.

Venendo agli elicotteri in dotazione alla Brigata, come procede la crescita capacitiva del UH-90 e come vede il futuro del “Mangusta”?

Per l’UH-90, la Forza Armata sta procedendo con l’acquisizione di nuove macchine la cui tecnologia di bordo è costantemente sviluppata ed aggiornata dall’industria, tenendo conto delle esigenze e delle richieste evidenziate dagli utilizzatori delle macchine stesse. L’obiettivo principale dei continui aggiornamenti è infatti quello di garantire una maggior capacità operativa ed una più apprezzabile e considerevole sicurezza, nella perfetta integrazione uomo-macchina. Ovviamente, le continue innovazioni ai sistemi di bordo, in termini di hardware e software, richiedono il costante aggiornamento degli equipaggi, degli Istruttori e dei tecnici manutentori, in modo che siano sempre in grado di “sfruttare” tutte le potenzialità delle moderne tecnologie presenti, in ogni condizione operativa. Un progetto ambizioso e in continuo perfezionamento, nato per scopi militari, che ha visto l’UH-90 essere ampiamente impiegato in Afghanistan e Iraq ma che, anche in questo periodo di emergenza pandemica, ha fornito un prezioso contributo permettendo la immediata distribuzione dei dispositivi sanitari e di protezione individuale su tutto il territorio nazionale.

Per quanto concerne l’AH-129 “Mangusta”, parliamo di un vanto, tutto italiano, che da 30 anni solca orgogliosamente i nostri cieli e che, con merito, si è ritagliato un ruolo di primo piano nel contesto operativo delle nostre Forze Armate. Dall’entrata in servizio dell’elicottero ad oggi, si sono susseguiti diversi aggiornamenti che hanno portato numerose migliorie in termini capacitivi e ne hanno consentito l’impiego nelle condizioni più difficili. Il “Mangusta” è un elicottero che ha dato dimostrazione di altissima affidabilità dal punto di vista manutentivo e ha garantito sempre la massima sicurezza degli equipaggi in ogni condizione. In tale ambito, l’Esercito Italiano e la Difesa stanno portando avanti un chiaro programma per sostituire il “Mangusta”. Tale programma è parte del grande impulso che l’Esercito sta imprimendo per ammodernare il parco dei propri mezzi ed equipaggiamenti. Il nuovo elicottero, che sarà denominato AH-249, si basa sulla decennale esperienza maturata dal “Mangusta” e consentirà di fare un notevole passo avanti in termini di prestazioni, allineandosi alle piattaforme UH-90 e CH-47 per velocità e autonomia, aumentando la capacità di carico e la qualità dei sistemi di navigazione, di autoprotezione e di comunicazione in ambiente net-centrico, nonché la sostenibilità logistica.

Sulla base della sua comprovata esperienza professionale, oggi, come si è evoluta la figura del pilota militare dell’Esercito Italiano?

Diventare pilota dell’Aviazione dell’Esercito significa raggiungere un traguardo d’eccellenza riservato a pochi e fin dalla sua fondazione, il 10 maggio 1951, l’Aviazione dell’Esercito ha fatto della professionalità, della competenza e dello spirito di sacrificio dei propri equipaggi le fondamenta sulle quali basare la storia e i successi di questa specialità delle Armi dell’Esercito di cui ho l’onore di far parte. Il pilota dell’Esercito, per sua natura, effettua la manovra terrestre nella 3^ dimensione, pertanto, la formazione e il costante aggiornamento dei nostri piloti e specialisti, sono l’obiettivo prioritario senza il quale non sarebbe garantita l’efficienza operativa dei nostri Reparti.

In particolare, la formazione dei nostri piloti è legata ed influenzata dalle tecnologie degli elicotteri e soprattutto, dall’impiego nei differenti Teatri Operativi. Le moderne tecnologie presenti sui nostri aeromobili, richiedono infatti costanti aggiornamenti o “type rating”, effettuati “in proprio” nei Centri Formazione Equipaggi della Brigata, dotati di aule che consentono di consolidare parte delle nozioni acquisite nella fase teorica dei corsi e PTT (Part Task Trainer), che riproducono fedelmente l’interfaccia uomo-macchina e consentono a tecnici e piloti di addestrarsi ai sistemi di bordo.

Oltre a questo, il pilota dell’Aviazione dell’Esercito non può prescindere dall’esperienza maturata negli scenari in cui opera e da cicli di addestramento realistici e aderenti al contesto in cui si andrà ad operare. In particolare, i nostri equipaggi, a premessa dell’impiego, svolgono un ciclo di preparazione che nell’Esercito definiamo di “approntamento”, che ha una fisionomia ormai standard della durata di diversi mesi e consente agli equipaggi (compreso il personale tecnico) di affrontare la missione con il giusto addestramento, un quadro informativo aggiornato e un livello di amalgama adeguato. Tale ciclo preparatorio, fatto di attività addestrative, esercitazioni e momenti di approfondimento, viene svolto seguendo le più aggiornate lezioni apprese, per un addestramento costantemente migliorato e finalizzato all’impiego.

Oggi, inoltre, per un pilota dell’Esercito, risulta fondamentale la capacità di saper “gestire” degli aeromobili che diventano ogni giorno più complessi. L’avionica estremamente sofisticata e la moderna tecnologia di tipo prevalentemente elettronico che si trovano a bordo dei moderni aeromobili a volte quasi “si sostituiscono” al pilota nella gestione di particolari procedure. Ciò implica che, oltre ad una predisposizione all’utilizzo dei sistemi e delle nuove tecnologie informatiche, i piloti siano soggetti ad una preparazione ed una formazione avanzata accurata ed approfondita, che garantisca loro di saper gestire l’aeromobile in ogni suo aspetto anche in condizioni di stress operativo.

I mezzi aerei in dotazione alla Brigata sono sufficienti ed adeguati per supportare le vostre attività in Patria e all’estero?

La storia recente della nostra Forza Armata, dal Libano del 1979, passando per la Somalia, per giungere all’Afghanistan, ha dimostrato come gli assetti elicotteristici risultano fondamentali e spesso decisivi nella conduzione di operazioni militari spesso caratterizzate da schemi di manovra molto complessi. La Brigata  Aeromobile, grazie ai peculiari assetti di cui dispone, da alcuni anni è schierata in maniera continuativa in Afghanistan e Iraq e contestualmente sta fornendo il proprio decisivo contributo sia nell’operazione Strade Sicure che nell’ambito della crisi pandemica legata al coronavirus. All’indomani dell’avvio della “Fase 2” dell’emergenza sanitaria, infatti, la “Friuli” ha messo a disposizione personale, elicotteri, mezzi terrestri e infrastrutture per poter distribuire nel minor tempo possibile alla Protezione Civile Nazionale e ai nosocomi italiani il materiale sanitario e di protezione necessario a fronteggiare l’emergenza. Questo testimonia il ruolo primario della Brigata Aeromobile quale risorsa prontamente impiegabile in quanto dotata di tutti gli assetti necessari per essere al servizio della comunità nazionale.

Generale Lagorio, come si diventa fante aeromobile, qual è il suo lavoro e come viene impiegato sul terreno?

L’iter di qualificazione aeromobile è divenuto una realtà consolidata delle unità della Brigata Aeromobile e, tra queste, in particolare, del 66° Reggimento di Fanteria Aeromobile “Trieste”. Il 66° Reggimento, più di qualsiasi altra unità, vede nel modulo addestrativo aeromobile, ed in particolare nel Corso di Abilitazione Avanzata, il percorso addestrativo volto a conferire al personale appartenente all’unità quelle capacità tecnico-tattiche che soddisfano le esigenze operative legate all’aeromobilità, costituendo, in tal modo, essenza identificativa dell’assetto aeromobile, nonché requisito cardine per l’appartenenza al Reggimento. La peculiarità del soldato aeromobile, volontario e selezionato, necessita di un iter formativo che, alla stessa stregua del paracadutista e del lagunare, implichi la definizione di un processo addestrativo adeguato, la frequenza di appositi corsi per il conseguimento della peculiare capacità aeromobile e la definizione di una policy d’impiego che da un lato salvaguardi l’operatività dei Reparti aeromobili e dall’altro salvaguardi tale personale, stabilendo lineamenti d’impiego simili a quanto già disposto per altri settori “d’eccellenza” della Forza Armata.

L’esperienza maturata, sia in campo operativo che addestrativo, ha evidenziato la necessità di perfezionare l’iter addestrativo aeromobile sia a livello individuale che di unità organica al fine di renderlo maggiormente sostenibile e quindi coerente con i tempi ed i flussi di alimentazione delle unità della Brigata Aeromobile “Friuli”. Per questo motivo, nel 2018 è stato creato all’interno del 66° Reggimento, un Centro di Formazione Aeromobile (CFA) che si occupa della formazione del personale neo-assegnato alla unità. Dopo una prima pre-selezione e l’addestramento di base effettuati presso i Reggimenti Addestramento Volontari, il personale inviato al 66° inizia le 10 settimane di Addestramento Individuale al Combattimento Aeromobile (AICA) che contempla anche l’addestramento alle tecniche di discesa rapida grazie alla disponibilità presso il Reparto di una torre di addestramento che riesce a rendere l’iter formativo aeromobile più completo, accrescendolo sia in termini di capacità tecnico-operativa sia in termini di motivazione e senso di appartenenza all’unità.

Al termine dell’AICA, il personale che riesce a superare il Test Pratico di Sbarramento, potrà accedere al Corso di Aeromobilità di base e a quello di Aeromobilità avanzata in cui l’aspirante fante aeromobile dopo una collaudata progressione formativa aeromobile, si cimenta nell’apprendimento delle capacità di inserzione con le tecniche di discesa da elicottero in volo stazionario alto mediante “fast roping” e “rappelling” in ambiente diurno e notturno. Ultimato l’iter addestrativo, che contempla anche una fase di studio degli aeromobili in dotazione alla Forza Armata, il personale formato, dopo una solenne cerimonia durante la quale riceve l’ambito basco azzurro del fante aeromobile, viene assegnato alle Compagnie operative.

Per il 66° il compito primario è contribuire alla costituzione di pacchetti di forze aeromobili, mentre secondariamente, esso può operare nel ruolo di fanteria leggera montata su veicoli protetti “Lince”, capacità espressa con successo nelle operazioni in Afghanistan, Iraq e Libano. L’elemento di fanteria aeromobile esprime specializzazioni particolarmente rare e pregiate, includendo la capacità di designare bersagli e dirigere il fuoco di artiglieria, elicotteri e aerei (Joint Terminal Attack Controller – JTAC), di stabilizzare e trasportare eventuali feriti e di estrarre personale da veicoli/aeromobili incidentati attraverso l’impiego di particolari attrezzature portatili (extrication). Allo stato attuale, i Gruppi Tattici aeromobili operanti in Afghanistan assicurano la capacità di Personnel Recovery alle forze italiane e alleate che operano in quei teatri operativi impiegando unità aeromobili specificamente addestrate, organizzate ed equipaggiate per condurre tali attività in aree non permissive e in qualsiasi condizione di luce.

Nella nostra recente visita al 7° Reggimento AVES “Vega” abbiamo visto lavorare insieme fanti ed aviatori. Ci può, quindi, spiegare che tipo di integrazione e di interazione esiste tra i reparti aerei e quelli di fanteria in seno alla Brigata e quali sono i benefici di questa interazione a livello operativo?

La Brigata Aeromobile “Friuli” fa parte delle forze di manovra ed è stata concepita per esprimere un potenziale bivalente disponendo sia di forze terrestri sia di una forte componente di elicotteri multiruolo (UH-90) e da esplorazione e scorta (AH-129) in grado di condurre operazioni anche in maniera indipendente. La capacità aeromobile è risultante dall’integrazione delle specifiche capacità proprie delle unità di volo e di fanteria leggera, poste sotto unico comando e in grado di assolvere missioni nell’ambito delle quali le forze, con i loro equipaggiamenti, manovrano nell’Area di Operazione per mezzo di aeromobili, al fine di ingaggiare il combattimento dall’aria e proseguirlo sia a terra che dall’aria. In Italia, la disponibilità di elicotteri da esplorazione e scorta AH-129 e di elicotteri multiruolo UH-90 ha permesso di acquisire la rara capacità aeromobile trasformando la Brigata Meccanizzata “Friuli” in una Grande Unità aeromobile incentrata su due Reggimenti di volo (5° “Rigel” e 7° “Vega”) e uno di fanteria aeromobile (66° “Trieste”). Il perno della Brigata Aeromobile è quindi rappresentato dal ruolo delle componenti ad ala rotante e di fanteria aeromobile che possono assurgere, in funzione del tipo di missione, ad elemento principale della manovra, lasciando ad altre componenti il compito di supporto. Lo strumento aeromobile/aeromeccanizzato è contraddistinto da flessibilità, rapidità e precisione di ingaggio degli assetti ad ala rotante e consente, altresì, il dispiegamento, con ridotto preavviso ed in profondità nel territorio ostile o potenzialmente ostile, delle forze terrestri , al fine di proseguire congiuntamente lo sforzo principale.

La manovra dall’aria e la manovra a terra corrispondono, pertanto, a differenti e complementari modalità di condotta di un’operazione terrestre, nella quale le due forme si integrano ed assumono un ruolo, più o meno preponderante, in funzione dei compiti assegnati.

Dal suo cv abbiamo letto che è stato impiegato in Libano, ci può raccontare di cosa si è occupato?

In Libano, dal 15 settembre 2018 al 06 settembre 2019 ho ricoperto l’incarico di Comandante della MIBIL, la Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano. La MIBIL si inquadra nel più ampio contesto delle iniziative dell’International Support Group for Lebanon (ISG), in ambito ONU. L’ISG, a sua volta, si propone di supportare il Libano che è affetto da gravi disagi sociali ed economici, con forti ripercussioni sulla situazione di stabilità e sicurezza dell’intera area medio-orientale. In particolare, mira a catalizzare un robusto impegno della Comunità Internazionale a sostegno del Libano. Tre sono i settori in cui opera l’ISG e cioè: supporto ai rifugiati, all’economia della nazione e alle Forze Armate. In tale contesto l’Italia ha avviato delle attività bilaterali nello specifico settore della formazione del personale militare libanese. L’impegno nazionale si concretizza nello schieramento di una Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano (MIBIL), rivolta all’implementazione di programmi di formazione ed addestramento in favore delle LAF/Forze di Sicurezza libanesi e la costituzione di un Centro di Addestramento nel Sud del Libano, dove sviluppare le citate attività formativo/addestrative.​

La Brigata con i suoi enti è stata impiegata in Iraq, in Afghanistan, in Libano, in Kosovo. Vista la natura di questi conflitti, quanto è importante l’alta specializzazione delle unità schierate?

Le Forze militari sono oggi chiamate ad operare in un ambiente operativo caratterizzato da grande complessità in cui agiscono attori sempre più numerosi, multidimensionali, con interessi diversificati che si intrecciano e spesso si scontrano in un gioco finalizzato alla redistribuzione di poteri, ora prevalentemente regionali, se non addirittura locali, e che spesso toccano sensibilità globali. La Brigata Aeromobile “Friuli” si è spesso trovata ad operare all’estero nell’ambito di Missioni Militari caratterizzate da questo scenario e, grazie al suo addestramento dinamico e flessibile e alle capacità dimostrate dal proprio personale, è riuscita ad adattarsi ai continui mutamenti, dimostrando perizia e grandi capacità operative. Proprio come un organismo, tutte le sue componenti, ognuna con le proprie peculiarità, hanno operato con grande sincronia, agendo insieme per portare a termine il compito assegnato.

Per realizzare questa condizione, la chiave risiede nelle attitudini, nelle competenze e nella specializzazione professionale del personale componente le unità schierate sul terreno. In tutto ciò, l’elemento umano è centrale, motivo per cui è necessario curare in modo costante la formazione e l’addestramento di tutto il personale a ogni livello, ordine e grado, garantendo il raggiungimento delle necessarie competenze specialistiche e adempiere nel modo più efficiente e proficuo alla missione assegnata. Tale obiettivo è perseguibile, esclusivamente, garantendo al personale un percorso formativo chiaramente delineato, comunque flessibile, che assicuri in modo ciclico e incessante l’aggiornamento e l’accrescimento tecnico-specialistico sia delle unità di volo che della fanteria aeromobile.

In un mondo in perenne evoluzione che si modifica anno dopo anno, riuscire a stare al passo con il cambiamento è sicuramente difficile. Quale è la sfida prioritaria che vi siete posti per il futuro?

Il futuro della Brigata Aeromobile “Friuli” non può prescindere dalla missione che ad essa è assegnata e che rappresenterà sempre l’obiettivo a cui tendere: garantire costantemente alla Forza Armata la capacità aeromobile ed aeromeccanizzata, in Patria e all’estero, concorrendo alle operazioni di “homeland security”  e fornendo il contributo al Pronto Intervento Aereo Nazionale in supporto alla vita umana dei nostri concittadini.
È ovvio che l’evolversi dello scenario geopolitico, della tecnologia e delle opzioni di impiego di tutte le Forze Armate imponga la ricerca continua di soluzioni di efficientamento dello Strumento aumentandone, al contempo, la capacità risolutiva qualora impiegato.
La mia sfida prioritaria è dunque una duplice sfida. Per il prossimo triennio ho voluto tracciare due linee di indirizzo per la Brigata: l’identità aeromobile e la cultura della prontezza operativa.

L’identità aeromobile si fortifica continuando ad imprimere i pilastri dell’aeromobilità (rapidità, integrazione e risolutezza) nella mentalità del personale a tutti i livelli. E qui mi permetto di ricordare che la sfida del futuro necessita di un ritorno alle conoscenze del passato. E’ il cosiddetto back to basics: il costante impiego nei Teatri Operativi non deve distogliere la Grande Unità dall’addestramento specifico (dalla pianificazione alla condotta) delle nostre operazioni peculiari. Si tratta di implementare nuovamente la capacità di condurre operazioni  “full spectrum”  anche in contesto “warfighting” (classico) nell’ambito di quelle che la NATO definisce “Forcible Entry Operations”, cioè quelle operazioni volte a conquistare e mantenere posizioni avversarie nelle quali creare teste di ponte (aeree nel nostro caso) per la successiva immissione delle grosso delle forze. Ovviamente tale implementazione deve avvenire in maniera progressiva: quest’anno lo sviluppo di tale capacità si è inserita nel più ampio tema dottrinale approvato dal signor Capo di Stato Maggiore dell’Esercito – la Grande Unità da Combattimento nella transizione dalla difesa mobile al contrattacco e successivo sfruttamento del successo. La Brigata Aeromobile “Friuli” ha analizzato i compiti difensivi ed offensivi di tipo peculiare, ovvero nella 3^ dimensione, che  possono risultare decisivi nel cambio di presenza, postura e profilo delle forze amiche nell’ambito di una campagna militare di tipo convenzionale.

Quest’anno verrà però di certo ricordato per le conseguenze della pandemia da Covid-19, che ha visto l’immediato e proficuo impegno delle Forze Armate in supporto al sistema emergenziale nazionale, e che ci ricordano come la cultura della prontezza operativa dovrà continuare ad essere patrimonio professionale di ogni militare appartenente alla “Friuli”. Si estrinseca nella condotta ciclica, progressiva e continua di attività addestrative orientate non solo alle operazioni nazionali e all’estero, ma nel quotidiano approccio alle sfide professionali da mantenere operativamente orientate ad un (possibile) impiego immediato.

In definitiva la nostra sfida è farci trovare sempre pronti, innanzitutto in termini di forma mentis, improntando il nostro operare quotidiano al “sapere essere” oltre che al “saper fare”.

Ringraziamo il Generale Stefano Lagorio per il tempo dedicatoci, l’ufficiale PI della Brigata Aeromobile Friuli T.Col. Pasquale di Bisceglie e l’Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione dello SME.

Intervista a cura di Stefano Monteleone
Immagini: Comando Brigata Aeromobile Friuli

Stefano Monteleone: Direttore editoriale e Capo redattore di Aviation Report. Ho volato a bordo di aeromobili militari quali: AB-212, EH-101, SH-90 (Marina Militare); AW-139 (Guardia Costiera); HH-139A, HH-101A, G-222, C-27J, KC-767A, KC-130J (Aeronautica Militare); CH-47C, CH-47F, NH-90, AB-412, AB-205 (Esercito AVES); ATR-42, HH-412, AW-139 (Guardia di Finanza); ACH130 Aston Martin (Airbus). // Editorial Director and Chief Editor of Aviation Report. I have flown aboard military aircraft such as: AB-212, EH-101, SH-90 (Italian Navy); AW-139 (Coast Guard); HH-139A, HH-101A, G-222, C-27J, KC-767A, KC-130J (Italian Air Force); CH-47C, CH-47F, NH-90, AB-412, AB-205 (Italian Army Aviation); ATR-42, HH-412, AW-139 (Italian Custom Police).

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