Come abbiamo riportato ieri sul nostro canale Facebook, la Royal Navy britannica ha confermato mercoledì scorso la perdita nel Mediterraneo di un F-35 Lightning II operante dalla portaerei HMS Queen Elizabeth. Il pilota, dopo il decollo, si è lanciato dal velivolo in sicurezza ed è stato prontamente recuperato da un elicottero Merlin e riportato a bordo dell’unità navale inglese.
Il velivolo era uno degli otto Lightning del 617 Dambusters Squadron della RAF, che hanno preso parte a un dispiegamento attraverso l’Oceano Indiano nel Pacifico a bordo dell’ammiraglia da 65.000 tonnellate della Royal Navy da quando è salpata a maggio. Naturalmente l’incidente ha innescato inevitabilmente una corsa per recuperare l’aereo, che contiene molte apparecchiature ancora classificate.
“Una priorità immediata sarà il recupero del relitto“, ha osservato il sito inglese Navy Lookout. “Questo sia per garantire che la tecnologia sensibile e i dati conservati a bordo non cadano nelle mani sbagliate sia per aiutare qualsiasi indagine sulle cause dell’incidente“.
Il Regno Unito ha poche capacità per svolgere una simile missione nelle acque profonde del Mar Mediterraneo immediatamente a nord dell’Egitto, e secondo quanto riferito dai media inglesi starebbe cercando un aiuto commerciale. Durante la Guerra Fredda, sia gli Stati Uniti che la Russia hanno sviluppato capacità avanzate per operazioni di recupero dal fondo del mare.
Il vero premio per i russi sarebbe parte dell’elettronica all’avanguardia dell’F-35 che potrebbe svelare alcuni dei segreti della costruzione del velivolo di quinta generazione stealth americano. Tuttavia il relitto di questo F-35B, che potrebbe essere quasi integro perché caduto appena dopo il decollo ancora a bassa quota e a bassa velocità, rimane un potenziale rischio per la sicurezza, perché pieno di equipaggiamenti classificati di produzione sensibile che potrebbero fornire preziose informazioni industriali.
In questa ottica naturalmente il Regno Unito farà tutto il possibile per tenere i russi e gli altri lontano dal relitto con il monitoraggio della zona di mare dove è caduto il velivolo che potrebbe essere una sorta di grattacapo fino a quando non sarà possibile organizzare un recupero adeguato. Secondo un rapporto del quotidiano Times, il ministero della Difesa del Regno Unito si sarebbe rivolto agli Stati Uniti per chiedere assistenza poiché dispone di attrezzature di recupero situate in Spagna, il più vicino alla scena dell’incidente e che la Russia invece non avrebbe attrezzature simili in zona.
Questo è il quinto incidente di un F-35, di tutte le versioni, ma è la prima perdita di un F-35 britannico e il primo F-35 perso mentre operava da una portaerei o da una nave d’assalto. Il Corpo dei Marines ha perso due F-35B, l’US Air Force un F-35A, e la Japan Air Self-Defense Force un F-35A perso in mare. Il Regno Unito, che ha in servizio 24 su 48 F-35 in ordine, è secondo agli Stati Uniti per numero di ore di volo, quindi ha inevitabilmente un rischio maggiore di incidenti rispetto alle nazioni partner F-35 più piccole.
Come abbiamo detto il Lightning britannico non è il primo esempio di Joint Strike Fighter precipitato in mare. Mentre il pilota inglese dell’F-35B, non sappiamo se un membro della Royal Air Force o della Royal Navy, si è lanciato in sicurezza, il pilota di un F-35A della Japan Air Self-Defense Force (JASDF) è morto quando il suo jet si è schiantato al largo della costa nord-orientale del Giappone nell’aprile 2019.