Normalmente lo squillare del telefono preannuncia scocciature di vario genere… stavolta invece è diverso, una voce amica: “ciao Gianni …buone nuove per te… accredito per il volo confermato dallo SMA… andrete in volo tra 48 ore… inizio missione alle 09,45… personale della sicurezza vi attenderà al varco ingresso base alle 08,00 mi raccomando puntualità…”, eh si i militari son fatti così , poche parole ma chiare e precise!
Con questa veloce “comunicazione di servizio” ha inizio una nuova esperienza in aria a bordo del “vecchietto” della nostra Aeronautica Militare: il Breguet 1150 in arte Atlantic.
Non sono nuovo al volo su aerei con le stellette, il mio primo risale al lontano 1981 e con l’Atlantic sono al mio secondo, ma ogni volta lo vivo con la stessa eccitazione della prima volta … due giorni dopo alle 08,00 di una plumbea giornata primaverile insieme agli altri due compagni di avventure dopo aver effettuato i controlli di rito, ci ritroviamo scortati da una AR dell’AM, all’interno di Sigonella Air Base alla volta del “nido” del 41° Stormo Antisom… ad attenderci davanti la palazzina comando il capo Ufficio Segreteria Comando, che ci introduce nella sala d’attesa attigua l’ufficio del Comandante.
Del “comitato di benvenuto” fa parte anche una mia vecchia conoscenza, dell’Ufficio Relazione con l’esterno che da buon siculo, ci mette a nostro agio offrendoci l’insostituibile e italicissimo caffè mattutino. Pochi minuti dopo anche il Col. pil. Vincenzo Sicuso, attuale comandante lo Stormo, ci raggiunge con la contagiosa simpatia che da sempre lo contraddistingue; un abbraccio affettuoso, e per me è come trovarmi a casa, infatti con Vincenzo, ci si conosce sin dai tempi del 32° Stormo di Amendola, amicizia rinnovata anche durante il suo comando al 18° gruppo dotato di F16.
Quattro battute veloci, il caffettino ed è già l’ora di muoversi verso la palazzina dell’88° gruppo dove ci attende l’equipaggio al completo per il breafing pre-volo, il comandante l’88° gruppo, ci illustra nei dettagli il profilo della missione, in questo caso di pattugliamento, rassicurandoci sul miglioramento delle condimeteo nell’aerea d’operazioni a noi assegnata. Infagottati nell’equipaggiamento di sicurezza, obbligatorio per voli in aree marine, e ricevute le dovute spiegazioni circa l’eventuale utilizzo, ci avviamo fuori dove un minibus AM ci attende per condurci all’imbarco sull’Atlantic, numero di carrozzella 41-12 MM40125, in attesa nella piazzola decentrata RAM 5; pochi minuti dopo siamo sul posto.
L’attuale RAM 5 o “Romeo 5”, come era chiamata allora, per me è un posto magico, un salto nel tempo che mi riporta indietro negli anni quando, su questa piazzola decentrata, si rischierava la famosa quanto leggendaria “cellula” di F104 fornita a rotazione dai reparti intercettori AM per assicurare la difesa aerea dello scacchiere meridionale… ufficialmente prendeva il nome di 441° gruppo S.T.O. F104 composto da una sezione aerea di quattro F104 S o ASA di cui due sempre in allarme, primo embrione del successivo N.O.D.A. ,acronimo di Nucleo Operativo Difesa Aerea, dislocato a Trapani Birgi poi trasformato in 37° Stormo.
In un’era sempre più “usa e getta” la Romeo 5 è un libro di cui ho già letto e vissuto molte delle sue pagine, essa fa parte integrante della storia operativa del 41° a Sigonella.
Qui negli anni hanno transitato e stazionato dagli Sheckelton, Nimrod e Gannet inglesi, AV8B dei Marines e Matador dell’Armada ispanica, Tornado rientranti dall’operazione Locusta, Super Etendard e Alizè dell’Aeronavale, Corsari II e C130H Greci, Lynx della Marina Olandese fino ai famigerati velivoli “classificati” con strane mimetiche e molte antenne e protuberanze. Quante storie di vita si sono incrociate e quanti uomini sono passati dalla “baracca” dove stavano in attesa dello scramble gli equipaggi dei 104 “pronti in 5”, le goliardiche grigliate a base di carne organizzate dagli specialisti, gli incontri e le amicizie nate in quella piazzola.
Storie di vita e di un’ Aeronautica che non esiste più se non nei ricordi di chi ha vissuto quei tempi, ma la Romeo 5 è anche ricordi di caduti, di piloti militari, oltre che uomini e amici, di cui pochi ormai ricordano il nome a cui va il mio pensiero.
Insomma in questa zona decentrata si respira un’aria particolare, ma il sibilo dell’APU dell’Atlantic e le voci degli specialisti mi riportano bruscamente alla realtà. E’ ora di imbarcarsi sul “quarantaduenne” instancabile cacciatore di Sommergibili!
Saliti a bordo il Col. Sicuso e il comandante di gruppo sono già ai comandi del velivolo e stanno effettuando la cheek list di bordo infatti ogni volo dell’Atlantic ha inizio con questa lunga sequenza di controlli scanditi a voce tra i due piloti: “radioassistenze?”- “On”- “comandi carrello?”- “due, frenati”- “rubinetti carburante?”- “aperti”- “antincendio?” – “spie tutte accese ed ok”. Venticinque minuti dopo siamo pronti e i gesti convenzionali dei crew chef a terra ci danno l’ok al rullaggio.
Testata pista “due-otto” ultimi controlli, i due motori aumentano il regime fino al raggiungimento dei 15.250 g/m in “bassa pressione”, le eliche girano vorticosamente e il velivolo trema in tutte le sue componenti; ”take off”, freni rilasciati si rulla e dall’oblò laterale tutto inizia a scorrere velocemente grazie a l’iniezione di acqua e metanolo, a circa 118/120 nodi le ruote si staccano dal terreno, la prua punta verso l’alto e prendiamo quota mentre la pioggia comincia ad investire il parabrezza, viriamo subito e ci portiamo in rotta di trasferimento verso il mare aperto con i motori che frullano a 13.500 g/m in “motorizzazione”.
Le ciminiere del petrol-chimico di Gela sono gli ultimi manufatti che vediamo sulla terraferma, da li in poi mare e solo mare per miglia e miglia fino alle coste dell’Africa settentrionale; l’abitabilità interna dell’Atlantic è davvero eccezionale, caratteristica sempre molto apprezzata dagli equipaggi anche in occasione delle lunghe ore di missioni volate durante le recentissime “Odissey Dawn” “Unified Protector” e “ Mare Nostrum” che hanno impegnato sia la macchina che gli uomini del 41° negli ultimi anni.
La costa della Sicilia meridionale è sparita alla nostra vista, tutt’intorno mare ed ha smesso di piovere, dalla “bubble” di prua dove sono sistemato, posso vedere la schiuma bianca delle onde sotto di me, siamo a 800/900 piedi di quota a 190 nodi circa, ma so bene che possiamo scendere anche sotto i 100 piedi e 169 nodi di velocità nel caso si fosse trattato di una missione Antisom.
Già una volta con l’allora Magg. pil. Francesco “Ciccio” Moraci ai comandi, ho volato una missione di esercitazione Antisom con un nostro sommergibile della classe Sauro che fungeva da target, Wolf in gergo, ed ho avuto modo di apprezzare le qualità del velivolo e vivere le fasi della “caccia scoperta inseguimento” di un mezzo subacqueo, con tutto l’equipaggio che eseguiva perfettamente i compiti assegnati fino al compimento della missione.
La bolla di prua di solito è occupata da un operatore tecnico munito di cannocchiale che in navigazione funge anche da vedetta (altri due operatori tecnici vedette stanno anche nelle bolle laterali di fusoliera munite di cannocchiali potentissimi) e quindi provo anch’io a fare lo stesso lavoro scrutando in lungo e largo, senza nessun risultato di rilievo, si sta molto comodi e la visibilità da qui è davvero eccezionale.
Dopo mezz’ora di volo dritto di prua “avvisto” un porta container che poco dopo sfila veloce sotto di noi. Il Comandante fa il suo mestiere scendendo di quota ed effettuando virate molto strette per entrare in cerchio sopra l’unità. Data la mole e l’età devo ammettere che il “vecchietto” ancora stringe benissimo ed anche dall’interno il rombo dei suoi due Rolls Royce Tyne MK21 si fa sentire infondendo fiducia e sicurezza; insomma quarantadue anni ma non li dimostra per nulla.
Lasciata la bolla e tornato in cabina, il TeV mi informa che a breve entreremo in contatto visivo con un “ospite speciale” che permetterà di dare libero sfogo alla nostra sete fotografica. Il TeV è una figura professionale molto importante a bordo dell’Atlantic in quanto coadiuva i piloti nella gestione dei motori, della pressurizzazione della fusoliera, nonchè nel controllo a vista degli strumenti delle unità motrici durante le fasi più critiche della missione quando i piloti sono impegnati nella ricerca e/o inseguimento del target.
A poche miglia da Lampedusa come promesso, a ore tre si staglia la sagoma familiare di un altro Atlantic, con quei due motori, le eliche e la bolla a prua sembra proprio un bombardiere della seconda guerra mondiale, sensazione accentuata dalla verniciatura “special color” realizzata su questo 41-77 in occasione del 40ennale, che riprende il camouflage dei Savoia Marchetti S79 in carico al reparto nell’ultimo conflitto mondiale.
Siamo davvero galvanizzati dal nuovo arrivato e, manco a dirlo, preso posizione negli oblò inizia il crepitare delle nostre macchine fotografiche, nell’immortalare le evoluzione che il protagonista effettua per la gioia dei nostri occhi “digitali”.
La ridottissima distanza tra le tip alari dei due velivoli la dice lunga sulla preparazione professionale e la simbiosi ormai consolidata tra gli equipaggi e la macchina, addestramento continuo e meticoloso unito alla grande passione per il lavoro che si svolge, sono l’elemento essenziale per l’ottima riuscita di ogni di missione.
Come previsto il grigio e la pioggia lasciano il posto al sole ed un cielo azzurro, il 41-77 nonostante gli anni e la mole, volteggia quasi con leggerezza e sembra trovarsi a suo agio nel ruolo di “top model ”mettendo in mostra i suoi lati migliori.
Un tecnico mi fa cenno di un cargo che naviga ad ore nove da noi e nel contempo entrambi i velivoli manovrano per eseguire un passaggio basso sull’unità ed anche stavolta gli scatti si susseguono veloci. Ancora qualche passaggio, una virata e scatto dopo scatto i due velivoli iniziano la rotta di rientro.
La costa Aretusea si avvicina rapidamente e sorvolando la città di Archimede, sfruttiamo questi ottimi sfondi per ulteriori pose al nostro “ospite speciale”, ancora qualche minuto di verde campagna e voliamo già sul sentiero di avvicinamento.
Le comunicazioni radio si fanno più intense, i motori frullano più velocemente e il nostro gregario va in “apertura” scivolando d’ala e virando per allinearsi in corto finale ed atterrare. Ho appena il tempo per vederlo rullare già in pista ed anche noi ripetiamo la stessa manovra. Una virata stretta e sento prima il rumore del carrello in estrazione e poco dopo quello dei martinetti dei flap che vengono estesi, avverto il forte rallentamento dovuto all’azione di questi ultimi. Siamo perfettamente allineati e per un attimo appena si ha l’impressione che il velivolo si fermi a mezz’aria, ma, immediatamente dopo si avverte il sordo tonfo delle ruote che hanno toccato l’asfalto della pista, freni, via motori e la corsa d’arresto è davvero breve.
Giunti a terra prima di parcheggiare nella solita RAM 5, il nostro Atlantic deve passare attraverso un’aera attrezzata con getti d’acqua dolce per una lavaggio che toglierà ogni traccia di salsedine marina dal velivolo. Rulliamo stavolta in direzione del parcheggio, laddove specialisti e crew chef si prenderanno cura del nostro 41-12. La missione è durata poco meno di tre ore ed a parte pescherecci, porta container e qualche cargo nessun barcone di migranti è stato intercettato nonostante le buone condizioni del mare, ma ciò non significa che questa emergenza sia ormai finita, e come ci conferma il Comandante Sicuso: “oggi è andata di lusso, ma purtroppo non è sempre così”.
Sbarcati a terra durante la foto di rito con l’equipaggio schierato davanti il velivolo si scambiano i primi commenti post-volo e subito via per il de-breafing. La giornata si è messa decisamente al bello e il sole scalda piacevolmente, mi trattengo ancora qualche minuto per gli ultimissimi scatti a terra dei velivoli in versione quasi bucolica. I due Atlantic sembrano quasi riposare, sonnecchiando al sole dopo avere svolto ancora una volta il proprio onesto e duro lavoro giornaliero.
Prima di salire a bordo del minibus, un’ultima occhiatina e un silenzioso ringraziamento personale al vecchio cacciatore di Sommergibili. Saluto con “WOT-LAC/WOLF”!!
Ma adesso è giunta l’ora di una nuova missione , in mensa per il pranzo come sempre “Ottimo ed Abbondante”!
L’autore desidera ringraziare per accoglienza, disponibilità e supporto ricevuti: Col. Pil. Vincenzo SICUSO, C.te la Base e Stormo; T. Col. Pil. Paolo Bruno C.te l’88° Gruppo Atlantic. L’Ufficio Relazioni con l’Esterno 41° Stormo ed in particolare: T. Col. Rocco Massimo ZAFFARANA; Cap. Marco VITANZA ; Lgt. Carmelo SAVOCA
Testo e foto: Gianni Scuderi