in volo con il paramotore
Copyright: Emanuele "Mané" Ferretti

In volo con il paramotore Sky-110S sulla costa dei Trabocchi

Cosa c’entra una magnifica costa dei Trabocchi con il volo? Siamo sempre abituati ad associare il volo a luoghi (aeroporti o basi militari) dove gli addetti ai lavori e solo pochi fortunati appassionati possono accedere, com’è possibile che una avventura di volo parta da un desolato prato a pochi passi dal mare Adriatico?

Innanzi tutto mi presento, io mi chiamo Emanuele Ferretti, “Mané” per tutti e sono uno dei tanti appassionati di volo, uno di quelli che ancora alza lo sguardo al cielo quando vede passare un aereo o che riconosce un elicottero dal rumore che fa ancora prima di vederlo (anche se sbaglio il 90% delle volte). Lavoro presso la gloriosa ex Breda Nardi ora MAG, Mecaer Aviation Group, di Monteprandone (Ascoli Piceno) e sono un pilota (si dice cosi?) di parapendio e di parapendio a motore. La mia passione per il volo, per i viaggi e per l’avventura mi ha portato negli anni a scrivere racconti, racconti il cui unico scopo è quello di condividere le infinite emozioni che vivo e che spero di riuscire a trasmettere anche a voi che mi state leggendo: ci riuscirò?

La costa dei Trabocchi

E’ una calda domenica di Aprile quando mi trovo nella bellissima Fossacesia, a pochi passi dalla stupenda costa dei Trabocchi; con me ci sono Enrico Capriotti, meglio noto come Enrico Sky Engines, Giorgio, Giuseppe, Marco, tutti ottimi volatori, e il mio amico Giordano, che non vola, ma che mi ha sempre accompagnato in tutte le mie avventure. In un luogo come Fossacesia verrebbe naturale mettersi il costume e farsi un bagno in mare, ma noi no, noi abbiamo nella testa altro. Sono le 9 di mattina quando scarichiamo i nostri parapendio a motore: un motore due tempi, semplice ma potente, un telaio di carbonio, una spartana imbracatura ed una vela che tanto ricorda il vestito di arlecchino, in pratica il volo a motore ridotto ai minimi termini. Qualcuno di voi, abituato a leggere di jet e di portaerei, storcerà il naso, ma anche questo è volo, il volo con il vento in faccia o “il volo del saluto” come lo chiamo io.

Scarichiamo i nostri mezzi, riassembliamo i telai e apriamo le vele con un occhio sempre rivolto a direzione ed intensità del vento. Parliamo poco, ognuno di noi ha la testa rivolta altrove, al volo che ci aspetta, alle sfide che dovremo affrontare, alle emozioni che andremo a vivere di lì a poco. Enrico Sky Engines, l’organizzatore di questa avventura improvvisata, da le ultime indicazioni al mio amico Giordano, che ci darà supporto a terra in caso di problemi, fornendogli indicazioni precise su dove dovrà raggiungerci mentre io… eh si, lo ammetto, manco so dove sto andando!

Non prendetemi per pazzo o per scemo, io sono uno che viaggia per passione e per me la meta di un viaggio è solo una parte, importante ma non fondamentale di un viaggio: “Non importa dove andrò, ma quello che il viaggio riuscirà a darmi in termini di emozioni, ed io voglio viverle fino all’ultima goccia!” dico sempre.

In volo

Come i bruchi si trasformano in farfalle, Marco, Giuseppe, Enrico, Giorgio ed io, lentamente e faticosamente ci stacchiamo da terra e ci trasformiamo, da goffi bruchi a leggiadre farfalle! E’ diverso, fidatevi, decollare con un jet o ultraleggero che sia, dal decollare con un parapendio o un parapendio a motore, è diverso come è diverso arrivare in cima al passo dello Stelvio con il più panoramico dei camper dall’arrivarci in moto!

Decolliamo e puntiamo verso sud, obiettivo… non me lo ricordo, ma fa nulla, tanto seguo il primo del gruppo, come quando dieci anni fa, nel Sahara, seguivo la scia di sabbia della nostra guida libica, senza sapere minimamente dove mi trovassi. Superiamo le meravigliose Punta Aderci e Punta Penne e ci perdiamo nelle mille insenature di Marina di Vasto, con i suoi stupendi trabocchi e il suo mare cristallino, un piacere per gli occhi e per la mente mai assuefatta a simili scorci. Subito dopo la spiaggia si fa ampia e noi possiamo tornare ad accarezzare l’acqua salutando i fortunati che si godono questa giornata passeggiando sul bagnasciuga (di qui il soprannome “il volo del saluto”).

Dio quanto adoro volare in paramotore!

Giuseppe con la sua vela è molto più veloce e in breve ci semina mentre Enrico Sky Engines, Giorgio, Marco ed io voliamo vicini godendoci insieme il panorama che ci si para di fronte. Da Marina di San Salvo la costa cambia aspetto, il litorale frastagliato della Costa dei Trabocchi lascia spazio a spiagge desolate e selvagge, un antipasto di quello che vedremo dopo Termoli, dura poco, nemmeno il tempo di ammirare un’antica torre di avvistamento e siamo già a pochi metri dalla città. “Termoli ti adoro, adoro il tuo superbo centro storico memore di una storia antica quanto l’uomo, adoro i tuoi magnifici trabocchi ed il tuo porto, adoro la tua gente sempre cordiale e gentile!”

Lo Sky 110S, il mio paramotore, inizia a ruggire e in pochi secondi mi porta a 300 metri di quota, giusto il tempo di superare il centro storico e il porto e torno ad accarezzare il mare cristallino dell’Adriatico. E’ un piacere per gli occhi e per la mente, volare bassi su un mare ed una spiaggia incontaminata, volare e poter ammirare da un punto di vista privilegiato questa bellissima costa!

Una volta scrissi che quando volavo in paramotore mi sentivo “il re del mondo”, mai come oggi quella affermazione mi sembra vera, l’imbracatura del mio paramotore mi sembra il trono del re del mondo e il paesaggio che mi si para di fronte il mio regno!

Percorriamo chilometri e chilometri immersi nel nulla, solo un mare cristallino, una spiaggia desolata e la macchia mediterranea alla nostra destra, nessuna forma di vita e nessuna traccia umana se non qualche rifiuto depositato dalla marea sulla spiaggia e i nostri paramotore. Giordano, il nostro angelo a terra ci segue da lontano, gli mando delle foto cercando di fargli capire dove siamo, dove dovrebbe raggiungerci nel caso in cui qualcosa dovesse andarci storto, ho paura, lo ammetto, gli mando delle foto e mi rinfaccio di non aver portato con me la radio per poter comunicare con gli altri volatori!

Non so dove siamo, ma la Puglia la so riconoscere! La Puglia: il luogo in cui venivano a svernare i pastori abruzzesi percorrendo i Regi Tratturi, me la ricordo bene da quando il mio amico Giancarlo Sociali me li fece percorrere in moto e non mi posso sbagliare, sono in Puglia, ma… Quanto manca da torre di …?  Come cavolo si chiama? Che ne so, so solo che è tra i laghi di Lesina e il lago di Varano, ma dove?

“Accidenti a te Mané, se ogni tanto anche solo per curiosità chiedi dove vai mica ti fa male?” penso tra me e me.

Uso il mio telefono per fotografare il mio serbatoio e vedere la miscela rimasta (anche questo è anche il volo in paramotore) e mi accorgo che ho circa 4 litri di miscela equivalenti ad un’ora di volo, tanti, per carità, se solo sapessi dove siamo e dove dobbiamo arrivare…

Superiamo un gruppo di mucche che pascolano indisturbate sulla spiaggia poi dei cavalli che corrono su un prato: li osservo, liberi e fieri, galoppare attraverso prati sconfinati… in fondo noi siamo come loro! Sorrido compiaciuto!

Superiamo Lesina Marina, questo posto me lo ricordo bene, tempo fa ci venni con il mio amico Ubaldo ma non riuscimmo a decollare per il troppo vento, ma oltre non so cosa mi aspetta… il nulla o chissà! Voliamo solitari attraverso spiagge dimenticate da Dio, solo il relitto di una nave insabbiata mi ricorda che siamo sulla terra, osservo il mio amico Marco volare alto e capisco che c’è altro, c’è qualcosa oltre la sagoma offuscata delle isole Tremiti alla mia sinistra, faccio quota e mi si parano sulla destra i bellissimi laghi di Lesina con dietro il maestoso Gargano.

Meno male che ho la mia macchina fotografica per catturare questi scorci altrimenti certi paesaggi non riuscivo a raccontarli! Quando inizio a pensare di non farcela a raggiungere la meta, ecco che, come un’oasi nel deserto, compare Torre Mileto con la sua (manco a dirlo) torre e io sorrido, sorrido perché capisco di avercela fatta, di aver raggiunto il mio obiettivo, anche se non sapevo bene quale fosse, sorrido, accelero e urlo entusiasta, come quando dieci anni fa tornai dal deserto del Sahara con una spalla fracassata e la testa intrisa di ricordi ed emozioni, sorrido e scarico la rabbia del mio sky110s disegnando piroette e wingover poi volo basso sulla torre, viro stretto e poggio i piedi a terra su un piccolo prato: sono passate 2 ore e trenta minuti dal decollo (110km), poche per i velivoli normali, tante per un mezzo, il paramotore, che ha una velocità media di 30km/h e la cui autonomia supera di rado le tre ore.

Non siamo degli eroi, ma ci abbracciamo e ci congratuliamo a vicenda manco avessimo attraversato il deserto mentre l’amico Giordano è già lì a terra per prestarci assistenza: non servirà, se non per portarci della benzina, utile ad affrontare l’ora e quarantacinque minuti per il viaggio di ritorno.

Dedicato al mio amico Giordano Circolone il nostro angelo a terra, ad Enrico Sky Engines, e ai miei compagni di avventura!

Testo e immagini: Emanuele “Mané” Ferretti