In parapendio sulle Dolomiti
@ Aviation Report / Davide Cadorna

Il volo perfetto (in parapendio sulle Dolomiti)

Ma che dici Mané il volo perfetto non esiste, il volo perfetto è come l’aria, ti accarezza il viso, ti porta a tremila metri ma quando provi ad afferrarla… non ti rimane nulla in mano!

46°29’47,4″N 11°45’5,4″E (per Google Maps: 46.4963889, 11.751388888888888)

Se il paradiso esiste quelle sopra sono le coordinate della porta, una porta da raggiungere in religioso silenzio come quando si entra in un luogo di culto, una porta da cui iniziare a respirare la magia e la sacralità del posto che si andrà a scoprire una volta varcato l’uscio!

Ma non stavamo parlando del volo perfetto? Cosa c’entra il volo con un luogo di culto?

Senza ombra di dubbio il volo perfetto comincerebbe da qui, 46°29’47,4″N 11°45’5,4″E dal decollo da Canazei la porta delle Dolomiti. Si le Dolomiti un monumento della natura, un luogo che ti travolge nella sua semplice e imponente bellezza, un luogo così perfetto che ti viene difficile pensare che sia frutto solo dell’erosione o di altri fenomeni tanto cari agli scienziati, impossibile rimanere atei di fronte ad uno spettacolo del genere!

Natura e religione in un volo! Si il volo perfetto sarebbe tutto questo ma manca una cosa fondamentale: gli amici! Già gli amici, il sale della vita, guai a non averne di amici! Non importa se ne cambi uno al mese, se ne hai pochi o tanti, se non li vedi o se li odi, gli amici sono il sale della vita!

Nel volo perfetto ci sarebbero senz’altro il mio amico Ubaldo con la sua flemma e la sua lunga esperienza e Enrico con la sua esuberanza e la sua allegria, due amici con cui in momenti diversi, ho vissuto importanti momenti per aria e per terra, amici che mi hanno visto cadere come una foglia in autunno e che mi hanno aiutato a rialzarmi, amici che mi hanno sempre spronato a lottare e a seguire la mia strada, lo dico senza falsa modestia: se sono quello che sono oggi, molto lo devo a loro!

Ma il tempo delle chiacchiere finisce e ci si trova li, imbracatura allacciata, casco stretto e vento che ti accarezza il viso in attesa di spiccare il volo a chiedersi, si perché ce lo chiediamo ogni volta anche se pochi lo ammettono, ci chiediamo perché lo facciamo, perché di tutte le cose buffe e divertenti che potremmo fare ci ritroviamo li a fare la cosa più stupida e innaturale, perché è cosi fidatevi, lasciate da parte Icaro e i sogni da bambino, volare è la cosa più stupida e innaturale che si possa fare ma siamo volatori mica saggi!

Poi arriva il momento, quel momento in cui un piccolo e spennato aquilotto alza le ali al vento e lascia il calore e la sicurezza del proprio nido per andare incontro al proprio destino! Sarà cibo per predatori o un’abile e famelica aquila? Non c’è modo di saperlo se non alzando le ali al vento e spiccando il volo!

E così i nostri aquilotti di collina sollevano le proprie ali e abbandonano il calore e la sicurezza dei prati di Canazei… pochi secondi ed avviene la magia, la magia in cui tre spennati pulcini si trasformano in aquile! E come le aquile iniziano a sorvolare prati, boschi, montagne, come aquile sfruttano (o almeno ci provano) il vento per fare quota e raggiungere la propria preda, le sontuose vette delle Dolomiti, una serie di cime imponenti come le cattedrali gotiche, appuntite come le guglie del duomo di Milano, multicolori come gli affreschi della cattedrale di Assisi dove San Francesco della semplicità e della bellezza, aveva fatto uno stile di vita!

Il volo perfetto sarebbe un tripudio di paesaggi mozzafiato con il sottofondo di una primordiale musica, il fruscio del vento… sarebbe pura poesia! Ma di perfetto non c’è nulla in questo mondo ed ecco che madre Natura esige un pegno, un prezzo da pagare per ammirare cotanta bellezza da un punto di vista privilegiato, la selletta di un parapendio, e il prezzo da pagare si chiama turbolenza, si chiama termiche forti, si chiama: “cavolo!!!!!! Basta ti prego!!”

Che ridete, ve l’ho detto dall’inizio, volare è la cosa più stupida che uno possa fare e io sono Mané mica un saggio!

La turbolenza ci prende, ci attanaglia come un mostruoso dinosauro che afferra un’auto, ti sbatte a destra e a sinistra… poi a sinistra e a destra senza farci capire nulla, mentre il variometro, l’unico legame tra la tecnologia e la follia di madre natura ci dice che stiamo salendo velocemente. Il mondo si fa più piccolo, le persone quasi scompaiono sotto i nostri piedi e la Natura, si proprio lei che un secondo prima sembrava volerci mandare all’altro modo… si calma e si mostra in tutta la sua genuina bellezza!

Osservo il paesaggio intorno a me, incredulo di fronte a tanta magnificenza, ammiro le rocce scolpite dal migliore artista di sempre, il vento, le vallate ricoperte da imponenti boschi e verdi prati, le strade che danzando si insinuiamo attraverso i valichi di montagna, i laghi color smeraldo che appaiono qua e là lungo le vallate e che, come dei preziosi gioielli, abbelliscono una natura già sopraffine, per un attimo mi estraneo dal volo poi mi giro e vedo i miei amici che, come dei fidi scudieri, mi seguono da vicino mentre vado alla scoperta di questo luogo cosi magico.

Accarezziamo le creste delle montagne senza sapere nemmeno dove siamo, ma non importa l’importante è esse qui insieme, 500 metri sopra i nostri sogni ed essere qui insieme perché si, le cose belle lo sono davvero solo se hai qualcuno con cui condividerle e io in questo volo… ho due fidati amici!

La Marmolada è li, 300 metti sopra i nostri sogni, nessuno di noi sperava di vederla ma ora è li, con la sua maestosa imponenza e il suo ghiacciaio agonizzante, ci accostiamo, la ammiriamo, la accarezziamo con le nostre vele  fino a raggiungere la sua vetta e sentirci… i re del mondo! Ci affianchiamo estasiati mentre il sole fa capolino dietro il Piz Boé, ci guardiamo, a volte le parole non servono, basta un gesto, un pungo sollevato, uno sguardo fugace per dire: “grande Mané anche stavolta ce l’hai fatta!

Nel volo perfetto me ne starei in cima alla Marmolada ad ammirare il tramonto con i miei amici, tirerei fuori una chitarra e mi metterei a suonare e a cantare “la leva calcistica del 68” o forse più semplicemente tirerei fuori una birra gelata e un panino con la porchetta e li gusterei mentre la vela silenziosamente mi porterebbe a terra o forse farei entrambe le cose, in fondo il mio … è il volo perfetto!

Due amici fidati, il mio parapendio, un panino con la porchetta e una birra gelata bevuta cantando una canzone e godendosi uno dei più bei paesaggi di sempre, le Dolomiti: il volo perfetto per me sarebbe questo.

Ciao, Mané

Testo: Emanuele “Manè” Ferretti
Immagini: Davide Cadorna