Domenica 22 ottobre 2023 presso l’Idroscalo A.M. di Desenzano del Garda, per la prima volta si è tenuta la “messa in moto” del motore Fiat AS.6 restaurato, il motore dei primati progettato per equipaggiare l’iconico idrocorsa MC-72, l’idrovolante Macchi-Castoldi con il quale il Maresciallo Francesco Agello nell’ottobre del 1934 conquistò il record mondiale di velocità con 709.209 Km/h record tutt’ora imbattuto.
Nell’ambito delle attività correlate al Centenario dell’Aeronautica Militare, il 6° Stormo “Diavoli Rossi”, in collaborazione con il Comune di Desenzano del Garda, con la partecipazione del Museo Storico A.M. di Vigna di Valle, del Comitato Idroscalo e de IL MAGNETE opificio di restauro che ha curato, per 2 anni e 5.500 ore di lavoro, il restauro del motore, ha effettuato un’apertura straordinaria del sedime dell’Idroscalo desenzanese in occasione della cerimonia di “messa in moto” del motore Fiat AS.6. Come detto il restauro ha richiesto circa 5.500 ore, comprendendo smontaggio, ricerche storiche, ricostruzione dei componenti ed accessori, riassemblaggio.
La sede storica del “Reparto Alta Velocità” è stata così teatro dell’evento, che ha visto una cerimonia solenne di Alzabandiera e di commemorazione dei caduti, con conferenze sul Reparto Alta Velocità, la Coppa Schneider e i Record di velocità con panel dedicati a comprendere i fattori che hanno permesso l’impresa del Maresciallo Francesco Agello, che il 23 ottobre del 1934, sullo specchio d’acqua fra Manerba e Moniga del Garda conquistò il record di velocità raggiungendo la media di 709,209 Km/h proprio con l’idrocorsa MC-72.
L’Idroscalo è stato aperto al pubblico, con la possibilità per gli appassionati di effettuare una visita guidata alla ricca area espositiva museale dedicata all’epopea della famigerata “Coppa Schneider”, competizione per idrovolanti istituita per incoraggiare il progresso tecnologico nel campo motoristico e dell’aviazione civile e del “Reparto Alta Velocità”, nato per l’addestramento avanzato dei piloti velocisti, ma soprattutto, è stata l’opportunità di scoprire i luoghi storici, gli edifici e gli hangar originali che componevano il sedime militare del tempo, il pregiato argano impiegato per la movimentazione degli idrocorsa e la torre utilizzata per la telemetria dei voli.
Con l’occasione è inoltre importante ricordare che lo scorso 22 settembre l’idrocorsa MC-72 della Macchi ha ricevuto l’importante premio ASME (American Society of Mechanical Engineers) Landmark. L’ambito riconoscimento viene assegnato dall’ASME a quei prodotti dell’inventiva umana che più di tutti hanno contribuito allo sviluppo dell’iwengegneria meccanica, con effetti e benefici anche sugli aspetti sociali ed economici della società, e in quest’ottica l’idrocorsa Macchi MC-72 con il suo potente motore Fiat AS.6 da 3100 CV ha segnato un passo epocale.
La Coppa Schneider
Negli anni del primo novecento, l’avanzamento costante dell’aviazione coincise con una serie di entusiasmanti competizioni aeree, che oltre a catturare l’attenzione del pubblico, ebbero un impatto significativo sul progresso del settore aeronautico del tempo. Tra tutte, la Coppa Schneider del 1912, ideata da Jacques Schneider, un industriale francese appassionato di aviazione con notevole creatività e visione, spiccò per la sua risonanza internazionale e l’influenza economica.
L’obiettivo principale della competizione, secondo il suo fondatore, era stimolare la ricerca per migliorare la galleggiabilità e la stabilità in acqua degli idrovolanti. La Coppa Schneider divenne rapidamente la gara di velocità più famosa al mondo, con l’Italia che vinse tre volte: nel 1920 a Venezia con il Savoia S.12bis di Luigi Bologna, nel 1921 a Venezia con il Macchi M.7bis di Giovanni De Briganti e nel 1926 a Hampton Roads (USA) con il Macchi M.39 di Mario de Bernardi.
La prima edizione si tenne a Monaco nel 1913 e fu vinta dal francese Maurice Prévost su un monoplano Deperdussin. Nella seconda edizione, il Regno Unito vinse con Howard Pixton su un biplano Sopwith Tabloid. Dopo queste prime due gare, interrotte dalla Grande Guerra, la competizione fu ripresa. Schneider mantenne viva l’idea della Coppa e, al termine del conflitto, organizzò la terza edizione. Il Royal Aero Club britannico, detentore del Trofeo, si occupò dell’organizzazione. La partecipazione italiana alla Coppa Schneider iniziò ufficialmente a Bournemouth, nell’Hampshire, una località turistica sulla Manica. Nel corso degli anni, questa competizione divenne un duello appassionante tra Italia e Regno Unito, culminando nella vittoria finale del Supermarine S.6B di John Nelson Boothman nel 1931 a Calshot.
L’idrocorsa MC-72 e Francesco Agello
“Quel pomeriggio del 23 ottobre 1934, il cielo era grigio; una sensibile foschia rendeva difficile la visibilità; il lago però si presentava ben increspato ed il vento calmo. Il pilota, preso posto sull’MC-72 avviò il motore e si lanciò nel gran volo. L’idrocorsa col suo rombo possente e risonante, eccitava l’eco dei monti racchiudenti il Garda, quasi a chiamare in adunata gli spiriti di tanti eroici Velocisti caduti perché egli riuscisse vittorioso e potesse dare alla patria, all’Italia, più alto onore e più ammirabile prestigio.”
Così il Colonnello Mario Bernasconi, comandante della Scuola Alta Velocità di Desenzano del Garda, descrisse l’impresa di Franceso Agello, “l’uomo più veloce del mondo“.
L’MC-72 rappresentava l’apice della serie degli idrocorsa progettati da Castoldi e costruiti dalla Macchi per la partecipazione italiana alla Coppa Schneider. Dopo le vittorie nel 1927 a Venezia e nel 1929 a Calshot, una terza vittoria nel 1931 avrebbe significato la definitiva conquista del trofeo da parte dei britannici, cosa che poi avvenne. Per evitare ciò, gli ingegneri italiani affidarono alla Macchi la creazione di un idrovolante spinto da un motore straordinariamente potente, almeno 2.300 cavalli, progettato da Tranquillo Zerbi della Fiat.
La sfida era ardua e la FIAT adottò per la prima volta il compressore volumetrico e il riduttore di giri, necessari per raddoppiare la potenza del già collaudato motore AS.5. Zerbi risolse l’impresa accoppiando due motori AS.5 su un unico asse, i cui alberi azionavano il riduttore posizionato centralmente, che trasmetteva il movimento alle eliche attraverso due alberi concentrici tra i cilindri dell’unità anteriore. Castoldi optò per due eliche metalliche bipala controrotanti, garantendo notevole stabilità. Il nuovo motore AS.6, dopo complesse prove, raggiunse una potenza di oltre 3000 cavalli. L’MC-72 fu progettato intorno a questo motore, che occupava due quinti della fusoliera ed era racchiuso da una struttura in tubi d’acciaio. Questa struttura sosteneva la parte posteriore in legno, le ali e i galleggianti che contenevano il carburante.
I tiranti superiori delle ali erano collegati al motore. La fusoliera era rivestita in legno e tela verniciata, con superfici radianti visibili sulle ali. L’Aeronautica ordinò cinque esemplari con matricole militari da 177 a 181. Il primo volo avvenne a Desenzano del Garda il 22 giugno 1931, pilotato dal capitano Giovanni Monti. Tuttavia, fu troppo tardi per partecipare alla gara del 13 settembre, così i britannici gareggiarono da soli e vinsero la Coppa Schneider con il Supermarine S.6B di John Nelson Boothman, velivolo che in seguito portò il record mondiale a 655,66 km/h grazie al Flight Lieutenant Stainforth.
Nonostante le difficoltà, il Reparto Alta Velocità italiano perseverò nella conquista dei primati di velocità. La fase di sviluppo fu lunga e impegnativa; il 2 agosto e il 10 settembre, due idrovolanti andarono persi con la tragica morte di Monti e del Tenente Stanislao Bellini, matricole 178 e 180. I principali problemi derivavano dalla complessa carburazione, risolta successivamente da un intervento dell’esperto tecnico Armando Palanca. Tuttavia, ci furono anche successi: il prototipo matricola 181, pilotato dal maresciallo Francesco Agello il 10 aprile 1933, stabilì un nuovo record mondiale di velocità di 682,403 km/h, anche se la Fédération Aéronautique Internationale riporta 682,08 km/h.
Il 18 settembre, il Tenente Colonnello Guglielmo Cassinelli conquistò il record mondiale sui 100 km alla media di 629,730 km/h, mentre il 21 ottobre, il Capitano Pietro Scapinelli vinse la Coppa Blériot percorrendo un triangolo di 327 km in 31 minuti (da Porto Corsini a Porto Recanati e ritorno) alla media di 619,374 km/h. Queste prove furono eseguite con motori eroganti tra 2.300 e 2.700 cavalli, riservando quelli più potenti per le prove di velocità libera. Per ulteriori record assoluti, Castoldi adottò galleggianti in legno di dimensioni ridotte invece che in alluminio.

Il 23 ottobre 1934, ancora Agello stabilì il nuovo record assoluto di velocità con 709,209 km/h. Oggi, l’idrocorsa MC-72 detiene ancora il primato mondiale per gli idrovolanti a motore alternativo. La matricola 181 è l’unico esemplare superstite dei cinque costruiti ed è conservato al Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, un prezioso pezzo protagonista di una delle sfide più intense e storiche dell’aviazione.
Dopo i suoi record del 1933 e del 1934, il Maresciallo Francesco Agello fu promosso Sottotenente e gli venne conferita la medaglia d’oro al Valore Aeronautico. Nel 1935 ottenne il grado di Tenente e fu trasferito al Centro Sperimentale di Guidonia. Nel 1936, fu designato collaudatore presso l’ufficio di Sorveglianza Tecnica e successivamente, con il grado di Capitano, fu al comando del Reparto Alta Velocità, che in seguito venne collocato in posizione “quadro”. Fu trasferito all’aeroporto di Milano-Malpensa come collaudatore, testando, tra le altre cose, il Reggiane Re.2001bis. La sua vita fu tragicamente interrotta il 26 novembre 1942, quando il Macchi C.202 che stava pilotando entrò in collisione con un caccia dello stesso tipo sull’aeroporto di Milano-Bresso, allora campo di volo della Breda.
Immagini: Aviation Report / Gianluca Conversi
Fonti: “Macchi MC-72