Un tempo nazione fortemente dipendente dall’approvvigionamento di armi dall’estero, la Turchia, sotto l’amministrazione del presidente Recep Tayyip Erdoğan, è ora in grado di soddisfare, a livello locale, una gran parte del fabbisogno dell’industria della difesa interna. Il portafoglio di armi prodotte internamente comprende il leggendario drone Bayraktar TB2, tra altri efficaci droni, sistemi di difesa aerea, missili anti-nave, armamenti leggeri e programmi nazionali di navi da guerra e carri armati.
Per 35 anni, il fulcro dell’aviazione militare turca è stato il caccia F-16. Ankara ha attualmente 270 aerei F-16 C/D nel suo inventario ed è uno dei cinque paesi che producono localmente il jet. Anche l’industria della difesa locale è cresciuta attorno all’F-16, fornendo manutenzione e sviluppando molti aggiornamenti per il caccia. Sebbene l’affidabile F-16 abbia soddisfatto le esigenze della Turchia nel corso degli anni, i progressi tecnologici, un nuovo ambiente di sicurezza e una maggiore concorrenza regionale hanno creato un’evidente necessità di modernizzare la vecchia flotta delle forze aeree turche.
Come abbiamo scritto più volte Ankara avrebbe dovuto sostituire gradualmente la sua flotta di F-16 con il caccia stealth di quinta generazione F-35 della Lockheed Martin. La Turchia era diventata un partner nel programma del jet stealth nel 2007 e prevedeva di acquistare inizialmente 100 F-35, ma la rimozione della Turchia dal programma F-35 ha creato un dilemma per la sua forza aerea su come procedere nel prossimo futuro.
Mentre l’idea di acquistare un diverso jet da combattimento di quinta generazione è stata presa in considerazione, Ankara ha deciso di accelerare lo sviluppo del suo progetto nazionale di jet da combattimento insieme all’ acquisto di 40 nuovi jet F-16 e 80 kit di modernizzazione per flotta esistente, almeno questa poteva essere la linea d’azione più semplice. La richiesta per l’acquisto dell’F-16 è stata presentata agli Stati Uniti nell’ottobre 2021, dando il via al processo di vendita.
Quella che normalmente sarebbe stata una vendita di routine tra gli alleati della NATO ha assunto una dimensione diversa. Il rapporto tra la Turchia e gli Stati Uniti nel corso degli ultimi anni non è sempre stato idilliaco. I disaccordi tra i due paesi sono incentrati sulla rabbia di Ankara per la cooperazione di Washington in Siria con l’YPG curdo, affiliata locale dell’organizzazione curda del PKK, e per le sanzioni alla Turchia per l’acquisto del sistema missilistico S-400 russo. L’accordo sugli F-16, che richiede l’approvazione del Dipartimento di Stato e del Congresso degli Stati Uniti, sta procedendo lentamente e con l’attuale stato delle cose tra Stati Uniti e Turchia, l’esito della richiesta sugli F-16 resta molto incerta.
Mentre Ankara attende la risposta di Washington, le preoccupazioni per la sicurezza nazionale continuano a divampare. Il conflitto ucraino, entrato nel suo quarto mese, ha reintrodotto la guerra nel continente europeo e ha il potenziale per destabilizzare la regione. La Russia ha aumentato la sua presenza in tutto il Mar Nero e continua a creare problemi di sicurezza in Siria consentendo la presenza del gruppo YPG nel nord-est del Paese. Nel Mediterraneo orientale, l’equilibrio tra le forze aeree è sempre stato un elemento importante per mantenere la pace tra i vicini costieri. La recente acquisizione da parte della Grecia dei jet da combattimento Rafale di fabbricazione francese, la corsa ai Mirage 2000-9 emiratini e la richiesta di acquisire F-35 potrebbe spostare il pendolo a favore di Atene.
Prima che la Turchia prendesse la decisione di acquistare nuovi F-16 e modernizzare la flotta esistente con gli aggiornamenti, Ankara aveva rimuginato su un’acquisizione temporanea. Affinché una soluzione alternativa sia considerata praticabile, la Turchia avrebbe bisogno di un aereo con capacità in grado di contrastare un’ampia varietà di minacce, fornire superiorità aerea, essere considerato “amico” della NATO e interoperabile in una flotta mista che includa F-16 e in il futuro, il TF-X.
Ecco che l’Eurofighter Typhoon potrebbe essere un’opzione soddisfacente. Il programma Eurofighter, sviluppato, prodotto e mantenuto da Regno Unito, Germania, Spagna e Italia, ha una comprovata esperienza ed è la spina dorsale della difesa aerea alleata. Dal suo primo volo nel 1994, il Typhoon è stato modernizzato e aggiornato per essere il jet da combattimento, di generazione 4++, più avanzato sul mercato. La sua cellula è stata progettata per ridurre la sezione trasversale del radar e gli aggiornamenti stanno migliorando le caratteristiche furtive dell’aereo.
La fusione dei sensori, la capacità di operare in scenari complessi multidominio, l’elevata consapevolezza della situazione, l’avionica e l’elettronica all’avanguardia, la capacità di super-crociera e molto altro ancora fornirebbero all’aviazione militare turca un notevole vantaggio competitivo. Inoltre, il Typhoon piattaforma base sulla quale si dovrebbe sviluppare il Future Combat Air Systems (FCAS o Tempest), potrebbero avvantaggiare il programma TF-X della Turchia. Con i nuovi pacchetti di aggiornamento software e hardware che Eurofighter sta sviluppando, il Typhoon sarà in grado di contrastare le minacce o le sfide che potrebbero sorgere fino al 2060.
Altri fattori importanti che renderebbero il Typhoon la scelta migliore per Ankara sono le sinergie tra le società di difesa turche e le società partner di Eurofighter e le opportunità future per aggiornamenti locali. L’industria aerospaziale turca (TAI) sta attualmente collaborando con BAE Systems al progetto di caccia nazionale turco, il TF-X. Inoltre la TAI ha anche una lunga e fortunata storia di partnership con Airbus e Leonardo su progetti che includono l’aereo CN-235, l’elicottero Cougar, l’aereo da trasporto A400M e l’elicottero da combattimento AW129. I canali di comunicazione esistenti e il rispetto reciproco stabiliti in molti anni di cooperazione renderebbero più facile la collaborazione sull’approvvigionamento del Typhoon e il coinvolgimento delle aziende turche in tutte le fasi del programma.
Gli anni di dipendenza dall’F-16 e il tempo perso negli investimenti nel progetto F-35 hanno mostrato ad Ankara le insidie e i rischi associati dalla dipendenza da un’unica fonte di approvvigionamento. Molti paesi della regione hanno già avviato il processo di diversificazione dell’approvvigionamento di hardware militare critico. A questo proposito, la Turchia ha compiuto passi positivi verso la diversificazione degli appalti del suo sistema di difesa aerea poiché si sono riaccese le voci sull’acquisizione di Eurosam SAMP/T.
La recente revoca dell’embargo del Regno Unito sulle esportazioni della difesa in Turchia e le buone relazioni di Ankara con Londra, Berlino, Madrid e Roma hanno creato un’atmosfera favorevole agli appalti affinché la Turchia possa espandere il proprio portafoglio di fornitori e affrontare i rischi. Man mano che i fondamenti geopolitici cambiano ed emergono nuove sfide, la cooperazione in materia di sicurezza e difesa collettiva continua ad acquisire importanza.

E proprio in questi giorni gli Eurofighter della Royal Air Force si sono addestrati con gli F-16 turchi. I velivoli dello Squadron 3(F) della RAF hanno svolto una serie di missioni di addestramento al combattimento aria-aria insieme all’aeronautica militare turca come parte di un’opportunità di addestramento bilaterale della NATO.
In questo contesto i Typhoon britannici, attualmente operanti dalla base aerea di Mihail Kogalniceanu in Romania sotto il 140th Expeditionary Air Wing, hanno intrapreso un addestramento 2 vs 2 con gli F-16 dell’aeronautica militare turca, oltre a svolgere esercitazioni di lancio simulato di missili aria-aria oltre il raggio visivo per testare le capacità di difesa aerea. Questa attività addestrativo precede l’esercitazione Anatolian Eagle, un’esercitazione internazionale organizzata dall’aeronautica militare turca e nella quale prenderanno parte anche i Typhoon dello Squadrone 3(F) inglese.
Con la Turchia fuori dal programma F-35, l’acquisizione dell’Eurofighter Typhoon non solo garantirebbe la posizione di Ankara come parte fondamentale della difesa aerea della NATO per gli anni a venire, ma riaffermerebbe anche con forza l’impegno della Turchia nell’Alleanza Atlantica.
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