esercitazione nato trident juncture 2015
Copyright: Gianni Scuderi

Conclusa l’esercitazione NATO Trident Juncture 2015

NATO Trident Juncture 2015
Trapani- Birgi AB Aeronautica Militare

Possiamo affermare che la NATO Trident Juncture 2015 è la più imponente ed ambiziosa esercitazione del Patto Atlantico dopo la caduta del muro di Berlino…” con queste parole il Gen. Domrose iniziava il suo intervento durante la cerimonia di apertura dell’ esercitazione.

Il complesso e massiccio dispiegamento di forze ha operato nei territori delle tre nazioni coinvolte nonché nel Mar mediterraneo ed Oceano Atlantico, testando, a vari livelli esercitativi, la prontezza e capacità operativa della “Very High Readiness Joint Task Force” nel contesto di una rinnovata “attenzione” per l’aerea strategica Mediterranea e le minacce terroristiche provenienti da quel delicato settore.

Alla guida del Gen. Hans Lothar Domrose Comandante il JFC (Comando Interforze Alleato) di Brunssum, la Trident Juncture 2015 ha previsto due grandi fasi: la prima denominata CPX (Command Post Exercise) è prettamente strategica mirata a verificare la catena di Comando e Controllo della NRF (Forza di Reazione Rapida) della NATO ed ha avuto luogo dal 3 al 16 Ottobre, la seconda invece, denominata LIVEX (Live Exercise) svolta dal 21 Ottobre al 6 Novembre, intende testare la capacità e il livello di preparazione tattico-operativo raggiunto dalle unità militari sul campo.

Quest’ultima fase ospitata nei territori di Italia, Spagna e Portogallo ha coinvolto più di 36.000 effettivi, 140 velivoli e 60 mezzi navali impiegati su 16 località dei tre Paesi ospitanti, tutto “fornito” da 27 Nazioni membri della NATO, 18 nazioni osservatrici  nonché 8 nazioni partners quali l’Australia, l’Ucraina, l’Austria, la Svezia, la Finlandia, la Bosnia Erzegovina e la Macedonia.

Per quanto concerne le operazioni in Italia, le aree coinvolte sono state la base aerea  del 37° Stormo di Trapani-Birgi, l’area addestrativa di Capo Teulada, la base aerea di Decimomannu in Sardegna, la JFACC  (Joint Force Air Component Command) di Poggio Renatico nonché la NATO Allied Joint Force Command  di  Lago Patria, Napoli.

Degna di nota l’idea della cooperazione tra società civile e forze armate con  la presenza, per la prima volta in una esercitazione NATO, di “osservatori” delle più importanti industrie internazionali della difesa durante tutta la fase LIVEX. Questa innovazione dovrebbe portare ad uno scambio di expertise e know-how tecnico direttamente funzionale alle esigenze di impiego in un contesto come quello ipotizzato per le esercitazioni.

Lo scenario bellico, ricreato dallo Staff JFC di Brunssum per la fase LIVEX, ha previsto un intervento del “NATO International Support Assistance Mission”  su mandato delle Nazioni Unite in un conflitto nell’immaginaria “East Cerasia”, corrispondente in modo del tutto fittizio alla regione del Corno D’Africa. Qui è stato ipotizzato che  l’integrità territoriale di un piccolo Stato sovrano della regione venga violata da un altro Stato sovrano, che inoltre minaccia di invadere un altro piccolo Stato confinante. Ad aggiungere criticità alla crisi è stata una forte presenza di “insurgents” con forti connotazioni etnico-religiose nonché movimenti di gruppi di matrice terroristica; se a ciò si aggiunge l’ulteriore aggravante della presenza di risorse energetiche nella regione interessata, il livello del conflitto si è allargato da locale a globale.

La TJ15 in Italia
Nel corso della Trident Juncture il  territorio Italiano è stato teatro di una serie di attività operative quali l'”Operazione Mangusta” con l’obiettivo primario di testare la capacità  della Brigata Paracadutisti Folgore di pianificare e condurre operazioni aviotrasportate in un contesto di unità combinate; in buona sostanza la nostra grande unità ha dimostrato di essere in grado di penetrare, come un’unica forza,  in un teatro operativo ostile presidiato e popolato da forze avversarie mettendo in atto zone di sicurezza per il successivo dispiegamento della “Follow on Force”. Inoltre è stata testata la capacità di operare come task-force in uno scenario privo di ingressi via mare o via terra e con un limitato supporto logistico nella fase iniziale.

L'”Operazione Mare Aperto” invece ha visto come teatro delle attività operative il settore compreso tra Sardegna e Mar Tirreno. Anche in questo caso le unità impegnate hanno dimostrato la preparazione raggiunta nello stabilire e mantenere il comando e controllo delle forze assegnate in un ambiente asimmetrico e multi-minaccia. Obiettivo dell’esercitazione è stato quello di testare la prontezza, la capacità operativa, e la rapidità delle forze coinvolte nell’esercitazione che hanno come task la protezione dei Paesi offesi e la salvaguardia della libertà di navigazione.

Sulla base aerea di Trapani, sono stati rischierati tutti i velivoli ad alte prestazioni dell’Aeronautica Militare Italiana. Gli Eurofighter Typhoon del 4°, 36° e 37° Stormo, i Tornado IDS del 6° Stormo e i Tornado ECR del 50° Stormo e gli AMX del 51° Stormo. Oltre ai caccia italiani erano presenti anche gli F-16C/D del 347° Mira “Perseus” della Hellenic Air Force, gli F-16C del 32° BLT (Baza Lotnictwa Taktycznego) della Polish Air Force provenienti dalla base aerea di Lask e gli F-16C del 52nd Fighter Wing dell’USAFE provenienti dalla base aerea di Spangdahlem.
Insieme ai velivoli jet erano presenti, a supporto delle missioni, due Nato E-3A Awacs della locale FOB di Trapani e un KC-130 della Royal Canadian Air Force del 435th Squadron AAR quale rifornitore aereo e un CN-235 della Polish Air Force.
Insieme ai velivoli presenti a Saragozza, Beja,Torrejon, Palma di Maiorca ed altre basi aeree sparse tra l’Italia, la Spagna e il Portogallo, i velivoli partecipanti sono stati in totale: 115 aerei da combattimento, 9 aero-rifornitori, 19 aerei da trasporto,  3 Awacs, 2 aerei da guerra elettronica, 2 tilt rotor Osprey, alcuni UAV non specificati ma sicuramente anche i Global Hawk basati a Sigonella e 36 elicotteri.

Per concludere, gli scopi immediati della Trident Juncture 2015 sono stati quelli di migliorare le capacità di risposta e intervento della “NATO Response Force” affiancandole una forza di intervento rapidissimo di nuova costituzione, composta da circa 5000 effettivi, supportati da mezzi aerei e navali in grado di rischierarsi ed intervenire sul territorio in sole 48 ore.
La programmazione militare prevede che questi strumenti offensivi debbano essere operativi entro il 2016, per questa ragione la NATO ha previsto una intensissima attività di esercitazioni e addestramenti, durante tutto il 2015, il cui culmine è stata proprio la Trident Juncture.

Più in prospettiva, le ragioni di questa escalation sono precisate nel “NATO’s Readiness Action Plan” che negli intenti della NATO “…risponde alle sfide poste della Russia e alle loro implicazioni strategiche…risponde anche ai rischi e alle minacce che emergono dai nostri confini meridionali, Medio Oriente e Nordafrica“. Dunque, dopo un ciclo di conflitti (dalla prima “guerra nel golfo” nel 1991), che si sono  sviluppati nei paesi collocati lungo il perimetro esterno dell’alleanza, la NATO guarda avanti e si prepara ad eventuali futuri momenti di crisi Internazionali.

L’autore e Aviation Report desiderano ringraziare per la cortesia , disponibilità e fattiva collaborazione:

– Comando NATO Joint Force Command Brunssum
– Stato Maggiore Difesa
– Stato Maggiore Aeronautica Militare
– Col. pil. Luca Capasso C.te 37° Stormo
– PAO NATO AM Cap. Michele Seri e il suo Staff
– Lt.Col. Marco Schmidl (OF-4) German Air Force – Chief Media Ops NMIC Trident Juncture 15
– T.Col. Massimo Simotti C.te NATO AEW CFFO Trapani Birgi AFB

Testo di Gianni Scuderi
Foto Gianni Scuderi & Alessandro Palantrani