I media e i social network ci hanno ormai abituato alle immagini dei droni ucraini che stanno combattendo contro le colonne corazzate e blindate dei russi. L’Ucraina sta facendo un uso intensivo dei suo droni per supportare delle truppe di terra nel tentativo di arginare l’avanzata delle forze armate russe, e al momento i velivoli maggiormente utilizzati dalle forze aeree d Kiev sono, come abbiamo già scritto altre volte, i droni turchi Bayraktar TB-2.
Anche la NATO dal canto suo ha messo in campo i droni da ricognizione e intelligence per sorvegliare e monitorare tutti i movimenti delle forze armate russe impiegate sul terreno, in mare e nei cieli. Ma quali sono i droni che sta utilizzando la NATO per sorvegliare le operazioni militari sull’Ucraina?
L’Alleanza Atlantica dispone di una flotta di droni per missioni ISR (Intelligence, Surveillance, and Reconnaissance) denominata AGS – Alliance Ground Surveillance composta da cinque aerei RQ-4D basati presso l’aeroporto militare di Sigonella, in Sicilia. A questi Global Hawk dell’Alleanza Atlantica si aggiungono altri quattro RQ-4 Global Hawk dell’US Air Force, oltre ai Predator italiani e statunitensi che si trovano rispettivamente all’interno della base dell’aeronautica militare italiana e della US Navy.
Il velivolo RQ-4D della NATO rappresenta lo stato dell’arte in termini di piattaforme di intelligenza aerea ad alta quota e di lunga durata. Con un’autonomia di 16.000 chilometri ed una quota di 18.000 metri, l’RQ-4D può rimanere in volo per più di 32 ore.
Volando dalla sua base operativa principale, la base aerea dell’aeronautica militare di Sigonella vicino a Catania in Italia, i cinque droni supportano le operazioni della NATO monitorando il campo di battaglia e fornendo consapevolezza della situazione, nota anche come Joint Intelligence, Surveillance and Reconnaissance o JISR. Ciò offre ai decisori e ai comandati un un quadro completo della situazione, una maggiore consapevolezza tattica di ciò che accade a terra, in aria e in mare, consentendo un processo decisionale accurato basato su informazioni condivise in tempo reale.
Affinché il velivolo a pilotaggio remoto della NATO possa svolgere la sua missione in sicurezza, non solo è necessario disporre di piloti ben addestrati che lavorano su diversi turni, ma anche di personale informatico che assicuri il collegamento satellitare e le comunicazioni tra la base operativa di Sigonella e il velivolo, oltre a personale dell’intelligence che possa gestire e interpretare i dati ricevuti dal velivolo stesso.
I cinque droni RQ-4D “Phoenix” e le relative stazioni di comando e controllo a terra costituiscono il sistema AGS – Alliance Ground Surveillance. La NATO gestisce il sistema completo per conto di tutti i 30 paesi alleati. Il sistema di sorveglianza, di proprietà e gestione collettiva della NATO, fornisce una capacità all’avanguardia unica acquisita da 15 alleati (Bulgaria, Danimarca, Estonia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Stati Uniti) e condivisa con tutti e 30 i membri dell’Alleanza Atlantica. Il programma AGS dell’Alleanza è quindi una capacità vitale per le operazioni e le missioni dell’Alleanza stessa. Tutti gli alleati avranno accesso ai dati acquisiti da AGS e beneficeranno dell’intelligence derivata dalle missioni di sorveglianza e ricognizione che AGS intraprende.
L’AGS RQ-4D della NATO è basato sul velivolo a pilotaggio remoto Global Hawk dell’aviazione militare statunitense. Il sistema NATO AGS fornisce capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione all’avanguardia in grado di fornire una consapevolezza della situazione quasi in tempo reale 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana. Guidato da Northrop Grumman, il team industriale della NATO è composto da società di tutti i paesi membri della NATO, tra cui Leonardo, Airbus e Kongsberg e altre società di difesa di tutte le nazioni appaltatrici AGS.
Il primo RQ-4D della NATO AGS era arrivato a Sigonella il 21 novembre 2019, mentre il secondo RQ-4D NATO era arrivato il 19 dicembre 2019. Il terzo Phoenix era decollato martedì 14 luglio 2020 sempre dalla base aerea di Edwards in California, negli Stati Uniti, alle 07:47 ora locale ed è atterrato a Sigonella circa 21,8 ore dopo, il quarto NATO RQ-4D Phoenix era arrivato il 26 luglio 2020. L’ultimo, il quinto RQ-4D è arrivato a Sigonella il 12 novembre 2020.
Con i suoi elementi fondamentali, il NATO AGS è un sistema su misura appositamente progettato per soddisfare i requisiti di sorveglianza identificati dal North Atlantic Council e SACEUR. L’aeromobile a pilotaggio remoto RQ-4D della NATO AGS si basa sul velivolo della US Air Force Global Hawk block 40, ma è stato adattato in modo univoco per soddisfare i requisiti della NATO e per fornire una capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione all’avanguardia a vantaggio di tutti gli alleati dell’Alleanza Atlantica.
Il pubblico sta imparando a conoscere questi particolari droni della NATO grazie alle rotte di volo visibili sui siti come Flight Radar 24 dove tutti i giorni questi droni volano per interminabili missioni, lunghe anche 20 ore, nelle aree dell’Est Europa lungo i confini dell’Ucraina oppure sul mar Nero, vicino ad Odessa.
NATO AGS – Allied Ground Surveillance – il ruolo dell’Italia
Come detto il programma NATO AGS – Allied Ground Surveillance, strutturato su velivoli APR HALE (High Altitude Long Endurance) e su vari sistemi di terra, nasce da un’iniziativa di 15 Nazioni Alleate, all’interno della quale l’Italia riveste un ruolo di primaria importanza, in quanto terzo paese contributore (dopo Stati Uniti e Germania) ed Host Nation, ruolo fondamentale in termini di supporto logistico, infrastrutturale e tecnico-operativo, ruolo che viene svolto a partire dalla base aerea di Sigonella in Sicilia.
La capacità espressa dal NATO AGS permette alle nazioni dell’Alleanza di effettuare attività di sorveglianza persistente su vaste aree, operando al contempo a distanze considerevoli delle zone di interesse, in qualsiasi condizioni meteorologiche e di luce attraverso l’uso di un assetto a pilotaggio remoto acquisito ed operato da personale NATO.
Il 28 ottobre 2019 presso la Casa dell’Aviatore, si era svolta la cerimonia di consegna della Military Type Certification (MTC), la necessaria certificazione di aeronavigabilità rilasciata al sistema dalla Direzione degli Armamenti Aeronautici e per l’Aeronavigabilità (D.A.A.A), e della comunicazione del callsign (nominativo radio) designato per i velivoli del programma AGS (Alliance Ground Surveillance) dell’Alleanza Atlantica. L’Italia ha attivamente partecipato al gruppo di lavoro in ambito NATO favorendo l’integrazione dei velivoli a pilotaggio remoto nello spazio aereo ed adoperandosi fattivamente per il rilascio del nominativo radio da parte dell’ICAO – International Civil Aviation Organization.
L’assegnazione del callsign “MAGMA”, infatti, era avvenuta al termine di un articolato processo avviato dall’Aeronautica Militare, che ha visto coinvolto l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), ed ha portato all’attribuzione da parte dell’ICAO del nominativo radio che sarà utilizzato in volo dall’aeromobile.
Queste furono tappe fondamentali per il raggiungimento della piena capacità operativa del NATO AGS, un programma nel quale l’Italia assume un ruolo di rilievo, mettendo a disposizione dell’Alleanza una comprovata esperienza in specifici settori come quello della certificazione tecnica del sistema ma anche dell’impiego degli APR (Aeromobili a Pilotaggio Remoto).
Immagini: Aviation Report / Gianni Scuderi
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