Ciao Maurizio, so che non leggerai mai questa mia lettera ma io ho deciso di scriverti lo stesso e di inoltrarla nell’etere sperando che tu, ovunque ti trovi, mi senta… o forse, più semplicemente in questo momento ho una rabbia addosso che mi lacera come una bomba a mano che mi esplode nello stomaco e mi fa a brandelli e scriverti forse riuscirà a lenire questo dolore.
Vedi Maurizio, a noi volatori ne hanno dette di tutti i colori: ci hanno tacciati di essere dei pazzi incoscienti, persone senza un briciolo di buon senso che appendono la propria vita a una manciata di minuscoli cordini infischiandosene della vita e delle persone che ci aspettano a casa, ricordi? E noi sorridendo abbiamo sempre risposto che in fondo il volo è una cosa sicura, che bisogna inseguire i propri sogni, che appendere la vita a venti cordini è una cosa anche normale.
Ma no, il volo non è né sicuro né scontato, assomiglia un po’ alla vita, devi sempre rischiare e di scontato non c’è mai nulla… Lo sappiamo bene noi paramotoristi e quelle volte che ce ne scordiamo ci basta prendere una bella termica a +5ms per ricordarci quanto piccoli e vulnerabili siamo…
Te le ricordi le termiche di metà pomeriggio? Alcune erano davvero indigeste e spesso ci facevano chiedere perché fossimo lassù, ma ci bastava guardarci intorno per renderci conto che quello che il volo sapeva darti era unico, indescrivibile, inimitabile. E allora a fatica ci facevamo andar bene le termiche, i sottoventi e le tante situazioni difficili che incontravamo per aria, coscienti che la sicurezza viene prima di tutto e che nessun volo ci avrebbe mai allontanato dalle nostre famiglie e dalle persone a cui volevamo bene.
E allora via, una corsa veloce dal decollo del “Convento”, con la vela che a fatica si sollevava da terra ed il vecchio “Solo 210” che non si sa come riusciva a staccarti da terra. Me li ricordo ancora quei voli sai? Era bello volare con te sopra Giulianova, fare il pelo alla spiaggia, poi fare quota, virare a sinistra per ammirare l’imponenza del ponte del Salinello poi volare bassi sul bellissimo borgo di Montone e godersi il tramonto sorvolando le colline del teramano prima di atterrare. Sembra ieri…
Sai Maurizio, in 15 anni di volo di piloti ne ho incontrati davvero tanti: da quello anziano e saccente a quello giovane e ingenuo per arrivare a quello bravo e flemmatico; la cosa più difficile è stata trovare una persona (prima che un volatore) semplice, pacata, altruista e matura; e tu riuscivi ad essere tutte queste cose insieme e per questo sei sempre stato un esempio da seguire, anche se ci vedevamo poco, anche se ci eravamo persi di vista, anche se la tua malattia ti aveva relegato a terra.
Sai Maurizio, mentre scrivo guardo il cielo e mi dico che da stasera sarà più vuoto e desolato ma poi ripenso al tuo viso mentre sorridevi… e mi dico che forse sto sbagliando, tu non sarai più qui in terra a rallegrarci e a farci vedere il lato positivo di ogni cosa, ma il cielo si illuminerà del tuo sorriso e della tua voglia di vivere e volare, quella voglia che nemmeno la malattia è riuscito a toglierti.
Ciao Maurizio, ci vediamo in aria
Mané
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