Antonella Celletti
@ Antonella Celletti

Antonella Celletti ci racconta la sua esperienza quale prima donna pilota e comandante Alitalia

Per la rubrica “Donne e volo”  abbiamo con noi il comandante Antonella Celletti, primo pilota donna della storia Alitalia. Conosciamola meglio!

Buongiorno Antonella e grazie per averci concesso questa intervista.

Aviation Report: Antonella, qual è la molla che l’ha spinta a volare?
Sicuramente l’attrazione che ho sempre provato verso il mondo del volo. I film o le foto di aeroplani mi affascinavano fin da bambina. All’età di 10 anni poi vidi una manifestazione aerea a Ravenna e ne rimasi estasiata e fu in quel momento che decisi che avrei fatto anch’io la pilota.

Aviation Report: Antonella perché di tutti i tipi di velivoli ha scelto l’aereo?
Premesso che avrei fatto la pilota su qualsiasi mezzo, tanta ero il mio desiderio di volare, penso che l’aeroplano sia il velivolo per eccellenza, il più completo in assoluto. All’età’ di 14 anni mi sono iscritta all’Istituto Tecnico aeronautico di Forlì e mi sono diplomata. Durante la frequentazione scolastica era previsto anche accedere ai corsi di volo e si conseguiva, selettivamente, il brevetto di II grado (quello che ora sarebbe la licenza di pilota privato). E’ lì che ho cominciato a volare ed è accresciuta la mia passione.

Aviation Report: Quando ha deciso di diventare un pilota di linea?

Studiando e crescendo, l’aereo di linea suscitò in me grande fascino perché è il mezzo che ti permette di coprire lunghe distanze, di conoscere il mondo è di trasportare persone o cargo. Avrei fatto molto volentieri anche la carriera militare se mi fosse stata data la possibilità, ma quando avevo l’età per l’arruolamento la carriera militare purtroppo non era ancora aperta alle donne.

Aviation Report: Quali difficoltà ha dovuto superare per raggiungere questo ambizioso traguardo?
Ovviamente la prima è stata quella di essere una donna, mi sono ben presto resa conto che costituiva un problema all’accesso alla professione. Molte compagnie aeree non avevano voglia di fare il primo passo, perché le donne non erano considerate adatte a svolgere questa attività a causa della cultura e della mentalità di allora. Non è stato semplice superare questo ostacolo. La seconda difficoltà è stata di natura economica. Era necessario fare esperienza con ore di volo per poter accedere ai corsi ed agli esami per poter conseguire i brevetti professionali e il tutto era molto costoso. Poiché non potevo permettermi di chiedere un ulteriore aiuto alla mia famiglia ho svolto altri lavori per autofinanziarmi l’addestramento.

Aviation Report: Arriviamo al 1989, in quell’anno cadeva il muro di Berlino e in Italia lei faceva cadere un altro muro diventando la prima donna pilota all’Alitalia: ci racconti quel primo volo
Un po’ prima della caduta del muro, che è avvenuta a novembre, Io sono stata assunta il 25 luglio 1989, al termine di un corso di addestramento durato 13 mesi. Il primo volo fu il 17 agosto, un Roma – Ginevra, a bordo di un Md80, l’aeromobile su cui ho poi volato nei sei anni successivi. Fu una giornata molto intensa ed emozionante, anche se devo confessare che nel mio cuore la giornata più importante è avvenuta dieci anni dopo, 3 febbraio 1999, data del mio primo volo da comandante. Non ha avuto il clamore della precedente, ma per me ha avuto un peso più rilevante.

Aviation Report: Quali emozioni ha provato? Ha avuto paura? Quali sono state le reazioni dei passeggeri?
Tantissima emozione. Finalmente portavo un aereo di linea, rispetto alle tante prove svolte al simulatore dove non avevo a bordo ovviamente i passeggeri. C’era poi grandissima attenzione da parte della stampa. Paura no, assolutamente, non c’era motivo. Un pilota non può arrivare in cabina di pilotaggio con un sentimento di paura, perché verrebbe fermato certamente prima durante le fasi di addestramento. Le reazioni dei passeggeri furono tutte positive e molto gentili. Certo, anche loro erano stupiti per l’interesse mediatico.

Aviation Report: Cosa si prova a pilotare un aereo di linea?
In generale volare da una sensazione di gioia, di benessere e di realizzazione. A prescindere se sia di linea o meno. Da un punto di vista tecnico, invece, il volo di linea ti dà la soddisfazione di portare in cielo un mezzo così complesso sapendo di essere utile.

Aviation Report: Su che tipo di aereo vola di solito? Che tipo di aereo è?
Generalmente volo sulla famiglia Airbus di medio raggio: A319, A320 e A321, perché hanno stessa abilitazione (type rating) che permette di volare indifferentemente uno dei tre. Si tratta di un aeroplano molto avanzato tecnologicamente, molto complesso e molto affidabile.

Aviation Report: Mi tolga una curiosità: nei film spesso si vedono persone comuni che, seguendo le istruzioni impartite dalla torre di controllo, riescono a far atterrare un aereo, è davvero possibile?
No, sono scenari inverosimili, a mio avviso. I pochi casi, a me noti, accaduti nella vita reale, hanno visto protagoniste persone che già avevano una certa familiarità con il volo.

Aviation Report: Da donna, quali sono le difficoltà che ha dovuto affrontare per avvicinarsi in questo mondo?
Essere una donna è stato indubbiamente uno svantaggio. Già in fase di studio, come ho detto, mi iscrissi all’Istituto tecnico aeronautico di Forlì, che era una scuola prevalentemente maschile. Non avvertii un clima di discriminazione a scuola poiché l’Emilia Romagna è sempre stata una regione molto avanti su aspetti di mentalità, ma una volta diplomata, nell’affrontare il mondo del lavoro, mi resi presto conto che le mie possibilità erano ridotte, le compagnie non volevano sentir parlare di donne ai comandi dei propri aerei. Sento di dover ringraziare Fiorenza De Bernardi, la prima pilota italiana, che ha aperto la strada e con l’associazione donne pilota ha aiutato a far sentire la nostra voce. La situazione oggi è migliorata, ma c’è ancora molto da fare. Esiste in generale, nel mondo delle compagnie aeree, ancora una soglia di discriminazione con la quale si limita alle donne di fare carriera.

Aviation Report: Cosa si sente di dire ad una ragazza, ad una donna, ad una mamma, che verrebbero seguire le sue orme?
Di farlo con tutta se stessa, se nutre una grande passione per il volo. Questa è una professione che richiede sacrifici, dedizione, grande studio, passare molto tempo fuori casa. Per affrontare una simile carriera serve una grande motivazione. Se verificassi che fosse animata da questa passione la incoraggerei senz’altro a perseguire il suo sogno. L’essere madre non deve costituire un ostacolo, conosco tante colleghe che sono madri e riescono a conciliare la professione con la famiglia.

Antonella è stato un piacere parlare con Lei, a nome della redazione di Aviation Report grazie per il tempo che ci ha dedicato.

Intervista a cura di Emanuele Ferretti
Immagini: Antonella Celletti