Grandi emozioni Domenica 18 Ottobre all’aeroporto di Trento per festeggiare i 50 anni di servizio del Nucleo Elicotteri Trentino. Proprio 50 anni fa, infatti, il gruppo che assicura l’elisoccorso, le attività aeree di protezione civile, di controllo e gestione del territorio della Provincia Autonoma di Trento, riceveva il primo elicottero.
Il NUCLEO ELICOTTERI TRENTINO
Il Nucleo Elicotteri nasce ufficialmente nel 1958, ma è esattamente dal 14 gennaio 1959, con l’arrivo del primo dei tre AB-47J, che prende il volo il primo soccorso alpino italiano. Una specialità a dir poco agli albori in Italia e in Europa dove il famoso REGA, il soccorso alpino svizzero, era stato costituito solo qualche anno prima.
A testimonianza del fatto che in quel periodo i piloti trentini erano veri e propri pionieri del volo, si narra l’aneddoto secondo il quale il comandante Riccardo De Gaspari, proprietario di una pompa di benzina, si “trasformasse” in pilota ogni qual volta, segnalata un’emergenza, l’elicottero veniva portato in volo presso il suo distributore da Ilario Stringari, altra figura storica del Nucleo, a quel tempo non ancora abilitato alle missioni di soccorso. A questi due piloti si aggiunse poco dopo Ernesto Zanlucchi, ex pilota collaudatore della Caproni, e poi tanti altri fino ad arrivare agli attuali 11 piloti (tra i quali una donna), 11 tecnici manutentori certificati che fanno anche parte degli equipaggi, 4 coadiutori di volo e 1 coadiutore ground.
Il NUCLEO ELICOTTERI TRENTINO
Il Nucleo Elicotteri nasce ufficialmente nel 1958, ma è esattamente dal 14 gennaio 1959, con l’arrivo del primo dei tre AB-47J, che prende il volo il primo soccorso alpino italiano. Una specialità a dir poco agli albori in Italia e in Europa dove il famoso REGA, il soccorso alpino svizzero, era stato costituito solo qualche anno prima.
A testimonianza del fatto che in quel periodo i piloti trentini erano veri e propri pionieri del volo, si narra l’aneddoto secondo il quale il comandante Riccardo De Gaspari, proprietario di una pompa di benzina, si “trasformasse” in pilota ogni qual volta, segnalata un’emergenza, l’elicottero veniva portato in volo presso il suo distributore da Ilario Stringari, altra figura storica del Nucleo, a quel tempo non ancora abilitato alle missioni di soccorso. A questi due piloti si aggiunse poco dopo Ernesto Zanlucchi, ex pilota collaudatore della Caproni, e poi tanti altri fino ad arrivare agli attuali 11 piloti (tra i quali una donna), 11 tecnici manutentori certificati che fanno anche parte degli equipaggi, 4 coadiutori di volo e 1 coadiutore ground.
I tre AB-47 hanno lavorato con il Nucleo Elicotteri fino a metà degli anni ’70 per poi essere lentamente avvicendati dai Lama SA-315, più potenti grazie al motore a turbina, e successivamente dagli Aluette III SA-316B. L’era moderna incomincia nel 1990 con l’acquisizione del primo dei due Dauphin che, insieme a due Ecureuil, costituiscono l’attuale flotta.
Le missioni svolte dal Nucleo Elicotteri con la stretta collaborazione dei Vigili del Fuoco, del personale medico e della Protezione Civile sono state mostrate durante la mattinata di fronte ad un nutrito pubblico di Trentini orgogliosi di questa realtà tutta provinciale.
LA DIMOSTRAZIONE DI SOCCORSO
Il tipico scenario di una missione HEMS (Helicopter Emergency Medical Service) è stato ricostruito simulando un incidente automobilistico. I soccorritori arrivano in prossimità dell’auto contenente l’infortunato a bordo del Dauphin .
L’equipaggio di intervento solitamente è costituito da un pilota, un infermiere professionista, da un medico e un aero-soccorritore. La squadra di soccorso non si limita a stabilizzare il paziente ma è in grado di eseguire interventi complessi grazie alla presenza del medico anestesista/rianimatore e ad una dotazione di apparecchiature mediche d’eccellenza che trasformano l’elicottero in un vero ospedale mobile.
Constatata l’impossibilità di estrarre il ferito dall’automobile, sul luogo dell’incidente giunge a bordo di un Ecureuil una quadra SAF, composta da Vigili del Fuoco Volontari, che porta con sé l’attrezzatura necessaria per il taglio delle lamiere. Il personale del Nucleo Elicotteri può raggiungere tutte le località del territorio provinciale, comprese le zone più remote, in 18-20 minuti al massimo, anche in condizioni meteorologiche avverse.
La dimostrazione di spegnimento incendi è affidata ai due Ecureuil che bombardano d’acqua un piccolo focolaio “divampato appositamente” a bordo pista utilizzando sia il “bambi Bucket”, una benna semirigida capace di contenere 1200 litri d’acqua, sia quella tradizionale, entrambe riempibili da una bacino trasportabile posizionato in prossimità dell’incendio o direttamente da fiumi e laghi. Gli stessi due mezzi si cimentano successivamente nel trasporto di diversi carichi appesi al gancio baricentrico, a riprova delle attività di lavoro aereo svolte principalmente per la manutenzione dei rifugi in alta quota e per la tutela ambientale.
In ultimo, la missione più peculiare tra quelle Search and Rescue del Nucleo Elicotteri Trentino, quella denominata HHO (Helicopter Hoist Operation) che prevede il recupero del malcapitato mediante l’uso del verricello del Dauphin, condizione tipica del salvataggio in alta montagna. In questo caso il medico e l’infermiere vengono scaricati in un luogo sicuro nei pressi del ferito, per ridurre il carico a bordo e incrementare così la potenza disponibile; tanto più che sarebbe impossibile intervenire sul ferito in un ambiente privo di spazio e appoggi. L’infortunato, raggiunto solo dalla guida alpina e dall’aereo-soccorritore, viene trasportato, appeso al verricello, nel luogo dove si trova il medico per essere calato direttamente sull’asse spinale, preparato nel frattempo.
Grazie ad un asse spinale interamente in fibra di carbonio, progetto unico al mondo sviluppato appositamente dal Nucleo Elicotteri, il paziente, raggiunto l’ospedale, può essere inserito direttamente nelle macchine diagnostiche (tac e risonanza) senza subire ulteriori spostamenti.
La Mostra
In parallelo alla dimostrazione di soccorso, nei locali del Museo Caproni (visitato in altre occasioni da Aviation-report) , che ha la sua sede poco distante dagli hangar del Nucleo Elicotteri, è stata inaugurata una interessantissima mostra a tema (aperta fino a marzo 2010) .
A fianco della collezione permanente del museo, arricchita per l’occasione da un AB-47G, è così possibile scoprire non solo i primi 50 anni di storia del Nucleo, ma anche approfondire gli aspetti tecnico-costruttivi dei mezzi ad ala rotante e cimentarsi nel pilotaggio virtuale di elicotteri. Sono disponibili infatti diverse postazioni PC per simulare il volo dell’elicottero ed un simulatore dell’AB-206, realizzati in collaborazione con l’associazione Piloti Virtuali di Verona, e una piattaforma a sei gradi di libertà che ricostruisce la cabina di un Robinson R22 messa a disposizione dalla scuola di volo Italfly.
Nella sezione della mostra dedicata al funzionamento dell’elicottero si possono osservare alcuni componenti di rotore, motore e trasmissione ed un fantastico simulacro/ spaccato del motore Arriel 2 utilizzato solitamente dal costruttore Turbomeca per i corsi macchina. Durante la giornata è stato organizzato un openday degli Hangar della società Helicopters Italia, rappresentante in Italia di Eurocopter e responsabile della manutenzione degli elicotteri del gruppo e della scuola di volo Italfly.
Le missioni svolte dal Nucleo Elicotteri con la stretta collaborazione dei Vigili del Fuoco, del personale medico e della Protezione Civile sono state mostrate durante la mattinata di fronte ad un nutrito pubblico di Trentini orgogliosi di questa realtà tutta provinciale.
LA DIMOSTRAZIONE DI SOCCORSO
Il tipico scenario di una missione HEMS (Helicopter Emergency Medical Service) è stato ricostruito simulando un incidente automobilistico. I soccorritori arrivano in prossimità dell’auto contenente l’infortunato a bordo del Dauphin .
L’equipaggio di intervento solitamente è costituito da un pilota, un infermiere professionista, da un medico e un aero-soccorritore. La squadra di soccorso non si limita a stabilizzare il paziente ma è in grado di eseguire interventi complessi grazie alla presenza del medico anestesista/rianimatore e ad una dotazione di apparecchiature mediche d’eccellenza che trasformano l’elicottero in un vero ospedale mobile.
Constatata l’impossibilità di estrarre il ferito dall’automobile, sul luogo dell’incidente giunge a bordo di un Ecureuil una quadra SAF, composta da Vigili del Fuoco Volontari, che porta con sé l’attrezzatura necessaria per il taglio delle lamiere. Il personale del Nucleo Elicotteri può raggiungere tutte le località del territorio provinciale, comprese le zone più remote, in 18-20 minuti al massimo, anche in condizioni meteorologiche avverse.
La dimostrazione di spegnimento incendi è affidata ai due Ecureuil che bombardano d’acqua un piccolo focolaio “divampato appositamente” a bordo pista utilizzando sia il “bambi Bucket”, una benna semirigida capace di contenere 1200 litri d’acqua, sia quella tradizionale, entrambe riempibili da una bacino trasportabile posizionato in prossimità dell’incendio o direttamente da fiumi e laghi. Gli stessi due mezzi si cimentano successivamente nel trasporto di diversi carichi appesi al gancio baricentrico, a riprova delle attività di lavoro aereo svolte principalmente per la manutenzione dei rifugi in alta quota e per la tutela ambientale.
In ultimo, la missione più peculiare tra quelle Search and Rescue del Nucleo Elicotteri Trentino, quella denominata HHO (Helicopter Hoist Operation) che prevede il recupero del malcapitato mediante l’uso del verricello del Dauphin, condizione tipica del salvataggio in alta montagna. In questo caso il medico e l’infermiere vengono scaricati in un luogo sicuro nei pressi del ferito, per ridurre il carico a bordo e incrementare così la potenza disponibile; tanto più che sarebbe impossibile intervenire sul ferito in un ambiente privo di spazio e appoggi. L’infortunato, raggiunto solo dalla guida alpina e dall’aereo-soccorritore, viene trasportato, appeso al verricello, nel luogo dove si trova il medico per essere calato direttamente sull’asse spinale, preparato nel frattempo.
Grazie ad un asse spinale interamente in fibra di carbonio, progetto unico al mondo sviluppato appositamente dal Nucleo Elicotteri, il paziente, raggiunto l’ospedale, può essere inserito direttamente nelle macchine diagnostiche (tac e risonanza) senza subire ulteriori spostamenti.
La Mostra
In parallelo alla dimostrazione di soccorso, nei locali del Museo Caproni (visitato in altre occasioni da Aviation-report) , che ha la sua sede poco distante dagli hangar del Nucleo Elicotteri, è stata inaugurata una interessantissima mostra a tema (aperta fino a marzo 2010) .
A fianco della collezione permanente del museo, arricchita per l’occasione da un AB-47G, è così possibile scoprire non solo i primi 50 anni di storia del Nucleo, ma anche approfondire gli aspetti tecnico-costruttivi dei mezzi ad ala rotante e cimentarsi nel pilotaggio virtuale di elicotteri. Sono disponibili infatti diverse postazioni PC per simulare il volo dell’elicottero ed un simulatore dell’AB-206, realizzati in collaborazione con l’associazione Piloti Virtuali di Verona, e una piattaforma a sei gradi di libertà che ricostruisce la cabina di un Robinson R22 messa a disposizione dalla scuola di volo Italfly.
Nella sezione della mostra dedicata al funzionamento dell’elicottero si possono osservare alcuni componenti di rotore, motore e trasmissione ed un fantastico simulacro/ spaccato del motore Arriel 2 utilizzato solitamente dal costruttore Turbomeca per i corsi macchina. Durante la giornata è stato organizzato un openday degli Hangar della società Helicopters Italia, rappresentante in Italia di Eurocopter e responsabile della manutenzione degli elicotteri del gruppo e della scuola di volo Italfly.
Testo e foto: Tommaso Munforti